la parola della domenica

 

Anno liturgico C
omelia di don Angelo festa di tutti i Santi
secondo il rito ambrosiano


1° novembre 2022



 

 

Ap 7,2-4.9-14
Sal 88
Rm 8,28-39
Mt 5,1-12a

Giorno dei santi. La santità tra la visione dell'Apocalisse e le parole del monte. Ci rimane dapprima negli occhi la visione dell'Apocalisse, che sembra custodire anche un intento affettuoso, quello di liberarci dalla coltre che a volte ci offusca gli occhi. Sino a farci chiedere se saremo salvi o se la salvezza sia da dimenticare; se qualcuno la proteggerà per noi sino alla fine; se dunque vale la pena, dopo troppo sconcerto. La visione dice che la salvezza non sarà una bandiera strappata, perché "appartiene al nostro Dio e all'Agnello" e lo dice nel frastuono di giorni difficili. A proclamarlo non sono solo i figli di Israele, il grido sale da tutta la terra. Da tutta la terra a gridarlo a gran voce.

Ascoltate: "Ecco, una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all'Agnello, avvolti in vesti candide, e tenevano rami di palma nelle loro mani. E gridavano a gran voce: "La salvezza appartiene al nostro Dio, seduto sul trono, e all'Agnello". E proprio a motivo di questa immensità, l'espressione "i santi" mi si sposa in modo quasi immediato all'espressione "i giusti". Liberando la parola santità da una visione ristretta, che spesso l'ha accompagnata, prima nelle Scritture sacre e poi nelle nostre tradizioni: santo come separato, separato dagli umani per essere di Dio, separato da un vero interesse per la vita terrena, la santità quasi a segnare una sorta di lontana immacolatezza. La santità quasi meta irraggiungibile, destino di pochi eroi dello spirito, ai più inaccessibile.

Un rischio da cui mette in guardia, con parole sconfinatamente più luminose delle mie, uno scrittore e poeta, una delle voci più autorevoli della cultura cattolica contemporanea, il card. José Tolentino Mendonça, che scrive: "Spesso pensiamo che la santità vada cercata nella direzione opposta al peccato e alla debolezza. Ma cosa sarebbe allora la santità? Il contrario della mia vita. La santità, invece, non si trova in un luogo diverso dalla debolezza o dalla tentazione, ma proprio al loro interno. Essa non ci attende nel punto in cui superiamo la nostra debolezza; al contrario, è nel momento stesso in cui siamo deboli che ci troviamo vicini alla santità. La santità trasforma ogni istante, per opaco e difficile che sia, in opportunità".

Scrive ancora. "La santità è anonima e senza clamore. La santità non è eroica: si esprime nel piccolo, nel quotidiano, nell'abituale. Il peccato è la banalità del male. La santità è la normalità del bene". Parole che mi riportano al monte delle beatitudini. Gesù era tra gente normale, osava quelle parole per gente comune. "Comune" è aggettivo a volte scolorito, ma ha un significato profondo, sta a significare ciò che riguarda tutti, un munus, una dignità che riguarda tutti. Dovremmo sentirci onorati di far parte della gente comune, non titolata, con il titolo condiviso da tutti. Era gente comune quella intorno a Gesù: la beatitudine, la felicità veniva sposata a gente come loro. E le parole, quelle parole, scesero dal monte negli occhi; e attraversarono terre, attraversarono i secoli. Stamane sono risuonate qui. Parole che sfiorano il paradosso, l'assurdo.

A volte mi chiedo come può essere accaduto che nei secoli non siano state cancellate come improponibili, eliminate o soffocate nelle stagioni in cui a urlare, come oggi, sono ben altre parole. "Proposta impossibile o addirittura ingannevole!": direbbe a una prima reazione qualcuno. Poi pensi ai ragazzi che hanno scritto una frase ricca di fascino, hanno scritto: "Impossibile? Dunque possiamo fare". Possiamo fare le parole del monte. Noi, se ce ne rimane memoria, le parole del monte le abbiamo viste colorarsi nella vita delle persone più diverse, spesso nelle vite più silenziose. E oggi vorremmo ringraziare la gente comune. E in soccorso di gratitudine mi vengono parole di un altro scrittore poeta, Charles Singer, in un'ultima sua strofa di "Sorgenti trascurate": mi aiuta a legare giorno dei santi e giorno dei morti. Che brutta parola la parola "morti": cercare tra i morti coloro che vivono. E di per sé non certo bella la parola "defunto", uno che ha finito di operare.

Ma vengo alla gratitudine: Grazie a voi, nostri cari defunti, persone preziose che aiutate i nostri cuori a rimanere aperti ai grandi orizzonti della vita, a voi che ci invitate a superare la barriera delle cose, a voi che stimolate la nostra capacità di ascolto e ci incoraggiate a vivere insieme, a voi che ci rassicurate per guardare il futuro senza paura. Ritorno al monte per una suggestione. Sarebbe prezioso che ognuno di noi, in giorni come questi, sfilasse dal racconto del vangelo, ma lentamente, ad una ad una, le beatitudini, per fare indugio. Per lasciarne poi una nel proprio cuore, quasi un motto che ti risuoni dentro con l'intervallo del cuore. L'arte di lasciare una parola che diventa motto...

Pensate che anche il papa, papa Francesco, in questi giorni ricevendo i responsabili dei giovani di Azione cattolica, lasciò loro un motto. Stava loro dicendo che cosa è importante. Disse loro: "Questo è molto importante: imparare attraverso l'esperienza che nella Chiesa siamo tutti fratelli per il Battesimo; che tutti siamo protagonisti e responsabili; che abbiamo doni diversi e tutti per il bene della comunità; che la vita è vocazione, seguire Gesù; che la fede è un dono da donare, un dono da testimoniare. E poi, ancora: che il cristiano si interessa alla realtà sociale e dà il proprio contributo; state attenti che il nostro motto non è "me ne frego", ma "mi interessa!".

State attenti, state attenti voi, che è più pericolosa di un cancro la malattia del menefreghismo tra i giovani, state attenti". Mi interessa, mi sta a cuore. Ebbene penso che a papa Francesco, citando il motto, si sia riaccesa nella memoria una povera scuola, sulle colline del Mugello - l'ha pure visitata! - dove un prete indimenticabile, che viveva di beatitudini del vangelo, don Lorenzo Milani, aveva fatto scrivere come motto sulle pareti della scuola - e non solo, penso, per i ragazzi della povera gente, per tutti noi - : "Mi sta a cuore".

So di sconfinare: e se i santi fossero quelli che credono nel "mi sta a cuore"? Tutto mi sta a cuore. Contro ogni forma di menefreghismo.

 

Lettura del libro dell'Apocalisse di san Giovanni apostolo - Ap 7,2-4.9-14

Nel giorno del Signore, io, Giovanni, vidi salire dall'oriente un altro angelo, con il sigillo del Dio vivente. E gridò a gran voce ai quattro angeli, ai quali era stato concesso di devastare la terra e il mare: "Non devastate la terra né il mare né le piante, finché non avremo impresso il sigillo sulla fronte dei servi del nostro Dio". E udii il numero di coloro che furono segnati con il sigillo: centoquarantaquattromila segnati, provenienti da ogni tribù dei figli d'Israele. Dopo queste cose vidi: ecco, una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all'Agnello, avvolti in vesti candide, e tenevano rami di palma nelle loro mani. E gridavano a gran voce: "La salvezza appartiene al nostro Dio, seduto sul trono, e all'Agnello". E tutti gli angeli stavano attorno al trono e agli anziani e ai quattro esseri viventi, e si inchinarono con la faccia a terra davanti al trono e adorarono Dio dicendo: "Amen! Lode, gloria, sapienza, azione di grazie, onore, potenza e forza al nostro Dio nei secoli dei secoli. Amen". Uno degli anziani allora si rivolse a me e disse: "Questi, che sono vestiti di bianco, chi sono e da dove vengono?". Gli risposi: "Signore mio, tu lo sai". E lui: "Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell'Agnello".

Sal 88 (89)

Benedetto il Signore in eterno. Canterò in eterno l'amore del Signore, di generazione in generazione farò conoscere con la mia bocca la tua fedeltà. I cieli cantano le tue meraviglie, Signore, la tua fedeltà nell'assemblea dei santi. R Dio è tremendo nel consiglio dei santi, grande e terribile tra quanti lo circondano. Chi è come te, Signore, Dio degli eserciti? Potente Signore, la tua fedeltà ti circonda. R Tuoi sono i cieli, tua è la terra, tu hai fondato il mondo e quanto contiene; Beato il popolo che ti sa acclamare: camminerà, Signore, alla luce del tuo volto. R

Lettera di san Paolo apostolo ai Romani - Rm 8,28-39

Fratelli, noi sappiamo che tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio, per coloro che sono stati chiamati secondo il suo disegno. Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto, li ha anche predestinati a essere conformi all'immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli; quelli poi che ha predestinato, li ha anche chiamati; quelli che ha chiamato, li ha anche giustificati; quelli che ha giustificato, li ha anche glorificati. Che diremo dunque di queste cose? Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Egli, che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi, non ci donerà forse ogni cosa insieme a lui? Chi muoverà accuse contro coloro che Dio ha scelto? Dio è colui che giustifica! Chi condannerà? Cristo Gesù è morto, anzi è risorto, sta alla destra di Dio e intercede per noi! Chi ci separerà dall'amore di Cristo? Forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Come sta scritto: "Per causa tua siamo messi a morte tutto il giorno, siamo considerati come pecore da macello". Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori grazie a colui che ci ha amati. Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun'altra creatura potrà mai separarci dall'amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore.

Lettura del Vangelo secondo Matteo - Mt 5,1-12a

In quel tempo. Vedendo le folle, il Signore Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: "Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli".

 

 


 
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