la parola della domenica

 

Anno liturgico B
omelia di don Angelo nel Natale del Signore
secondo il rito ambrosiano


25 dicembre 2020



 

 

Is 8,23b - 9,6a
Sal 95
Eb 1,1-8a
Lc 2,1-14

La mia omelia questa mattina vi potrà sembrare strana per la sua forma. Avrà per lo più forma di una preghiera. Ma prima di leggervi la preghiera, vorrei dirvi l'orizzonte in cui vive. La preghiera tiene lo spazio di questo racconto di Luca, i passi dei pastori nella notte santa. Vorrei fare passi. Ed è come se facessi una scelta, quasi scegliessi nel presepe le statuine a me più care: quest'anno i pastori e le loro lanterne. Penso l'abbiate notato: il racconto della nascita non dilaga in uno sfolgorio di luce. La luce incendia il buio della notte per qualche istante, breve, brevissimo, e solo sul campo dei pastori, per annuncio da parte di angelo.

Ed ecco le parole che accesero il cielo: "Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore". E i segni: fasce e mangiatoia. Poi tutto tornò buio. Buio nel campo prima. E subito buio dopo. La luce è il brivido di un istante e sta nell'annuncio. Ma, prima e dopo, è il tempo delle lanterne. Le nostre. Senza lanterne non sarebbero arrivati alla mangiatoia né avrebbero ritrovata la strada del ritorno. Pensate alla bellezza delle lanterne che illuminarono nella notte i visi del bambino, della madre e di Giuseppe, facendo compagnia all'altra lampada, quella di Giuseppe, che faceva luce a Maria. che dava latte al bambino.

Fare che la lanterna si posi su strade, su alloggi e creature, restituendo il brivido della vita che abita tutto. La nostra fede, umile lanterna, per le nostre notti. Prima e dopo l'incendio del cielo, i sussurri di luce di una lanterna Ed ecco la preghiera:

Tu non ti scandalizzi, Signore,
se questa notte ti prego
non da chiese di incensi,
ma dal campo dei pastori.
Sto con loro mescolato,
pur se non li merito.
So che la luce verrà su di loro
e io mi farò in parte ladro,
la ruberò ai loro volti.
Sto con i pastori.
Era buio nel campo.
Come oggi è buio
in campi a non finire
del mondo.
Dormivano o vegliavano
i pastori?
Non dormono mai del tutto i pastori
ascoltano paure,
ascoltano i sogni delle pecore.
Ancora non sapevano
- e noi oggi lo scordiamo -
che tu sei un Dio che odi
il respiro leggero
delle pecore nel sonno.
Pure il belato
di un cucciolo di gregge.
Vegliavano - è scritto - i pastori.
E io a tendere orecchio
con loro al quasi non respiro
di donne e uomini
che non prendono sonno
nelle notti del mondo,
per fame, per viaggi
senza speranza,
per affogamenti,
per abusi su donne,
e non una carezza
che sfiori il viso
non una mano che stringa
la mano invocata dell'altro
nella notte del mondo.
Buio il cielo o di cobalto
le notti della terra.
Eppure qua è là nel campo
pulsare di lanterne,
quel grumo di luce
che ancora, Signore,
mi salva dal mio disperare.
So che tu aggiungeresti oggi
beatitudine
per chi tiene le lanterne
del mondo.
Perché il buio - tu lo sai,
lo sai tu che hai creato la luce -
il buio senza stelle
e senza lanterne
genera sospetti,
crea fantasmi,
reclama distanziamenti,
porta con sé,
per miope sicurezza,
un chiudere ossessivo,
pesante, di porte.
Tu sai, Signore, che la nostra,
dall' in principio,
è storia di sospetti
Moltitudini, come i pastori,
marchiate
portano segno di sospetti,
non c'è posto per loro
nella città
ancor meno nel tempio.
Sto con le lanterne dei pastori,
prima che d'un tratto si incendi
per volo d'angeli il cielo
e la luce si impigli alle nostre vesti
che odorano di pecore,
a squarciare il sospetto su Dio,
a cantare la fine
del distanziamento:
Il cielo si è chinato
sino ad abbracciare la terra,
e un Dio neonato,
non distanziato dai neonati dei pastori,
in fasce ruvide, coricato su paglia,
sarà segno per sempre
del cessato distanziamento.
È l'annuncio degli angeli nella notte
che chiameremo santa.
Luce impigliata ai visi,
da non crederci.
Un grumo il tempo della luce.
Ed è subito buio notturno.
Delle pecore svegliate dalla luce
ritorna il respiro trasognato.
Ritorna il tempo delle lanterne,
sotto un cielo di cobalto...
A noi, poveri pastori, rimane
Il dondolare della luce
nelle lanterne:
non abbiamo fedi sontuose
ma sfrigolio di fiamma
che sembra aver preso olio
dall'angelo
del campo dei pastori.
Con una fede da lanterna
veniamo a te così come siamo,
con l'odore delle pecore addosso.
Non ce lo scuotiamo.
Angeli ci hanno detto
che è nato per noi il Salvatore,
per noi sospettati
per noi che non siamo degni.
Arriviamo a te per via di lanterne.
E siamo qui a dirti
che è cosa buona e bella
che sopra il riparo
dove mettiamo in mangiatoie
cuccioli di pastori,
non si sia acceso il cielo,
niente distanziamento:
la donna, come una delle nostre,
dà latte al bambino che piange,
la lanterna dell'uomo fa luce,
i visi si avvivano a deboli chiarori.
Non una parola, Signore,
troppe ne abbiamo sprecate
parla il silenzio.
La lanterna è su un Dio
non distanziato, il suo nome Emmanuele,
Dio con noi,
non distanziato.
Si ritorna a passi di lanterna.
A raccontare che Dio è in mangiatoie.
A illuminarlo
non sono cieli accesi
ma lanterne.
Va' anche tu.
Non sprecare parole.
Va' con lanterna.
Non venga meno per le strade
l'olio della notte santa,
forse basta questo sfrigolio di luce
per resuscitare un viso
dalla tomba del buio,
per dare un nome ai senza nome,
per strappare donne e uomini
alla dissacrazione della irrilevanza.
Nel tuo nome, Signore, di "non distanziato",
più non può accadere
sequestro di salvezza
o di speranze o di gioia.
Daremo compimento a parole
universali dell'angelo del campo:
"Non temete. Vi annuncio una grande gioia
che sarà di tutto il popolo".
Dillo con la tua lanterna,
rischiarando per passione
ogni volto.
La luce della notte
si è fatta lanterna.

Fin qui la preghiera. Un monaco amico ha scritto: "In questi tempo sento più che mai vero che la nostra è una "fede da lanterna". Piccola, umile, per molti insignificante. Ma ha di bello che ti può seguire ovunque, anche agli inferi. Si trasporta facilmente. A differenza di un lampione o di un riflettore, che sono troppo ingombranti e dunque utili a illuminare solo i palcoscenici, non i cuori, che per loro natura, a volte sono in bella vista, a volte scendono nei meandri oscuri. Sì, la "fede da lanterna" ci segue e ci consola là dove noi siamo, come il piccolo Dio che nasce per noi, ancora...".

 

Lettura del profeta Isaia - Is 8,23b - 9,6a

In passato il Signore Dio umiliò la terra di Zàbulon e la terra di Nèftali, ma in futuro renderà gloriosa la via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti. Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse. Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia. Gioiscono davanti a te come si gioisce quando si miete e come si esulta quando si divide la preda. Perché tu hai spezzato il giogo che l'opprimeva, la sbarra sulle sue spalle, e il bastone del suo aguzzino, come nel giorno di Madian. Perché ogni calzatura di soldato che marciava rimbombando e ogni mantello intriso di sangue saranno bruciati, dati in pasto al fuoco. Perché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il potere e il suo nome sarà: Consigliere mirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace. Grande sarà il suo potere e la pace non avrà fine sul trono di Davide e sul suo regno, che egli viene a consolidare e rafforzare con il diritto e la giustizia, ora e per sempre. Sal 95 (96) Oggi è nato per noi il Salvatore. Cantate al Signore, uomini di tutta la terra. Cantate al Signore, benedite il suo nome, annunciate di giorno in giorno la sua salvezza. In mezzo alle genti narrate la sua gloria, a tutti i popoli dite le sue meraviglie. R Gioiscano i cieli, esulti la terra, risuoni il mare e quanto racchiude; sia in festa la campagna e quanto contiene, acclamino tutti gli alberi della foresta. R Acclamino davanti al Signore che viene: sì, egli viene a giudicare la terra; giudicherà il mondo con giustizia e nella sua fedeltà i popoli. R

Lettera agli Ebrei - Eb 1,1-8a

Fratelli, Dio, che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha stabilito erede di tutte le cose e mediante il quale ha fatto anche il mondo. Egli è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza, e tutto sostiene con la sua parola potente. Dopo aver compiuto la purificazione dei peccati, sedette alla destra della maestà nell'alto dei cieli, divenuto tanto superiore agli angeli quanto più eccellente del loro è il nome che ha ereditato. Infatti, a quale degli angeli Dio ha mai detto: "Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato"? E ancora: "Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio"? Quando invece introduce il primogenito nel mondo, dice: "Lo adorino tutti gli angeli di Dio". Mentre degli angeli dice: "Egli fa i suoi angeli simili al vento, e i suoi ministri come fiamma di fuoco", al Figlio invece dice: "Il tuo trono, Dio, sta nei secoli dei secoli". Lettura del vangelo secondo Luca - Lc 2,1-14 In quei giorni. Un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c'era posto nell'alloggio. C'erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all'aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l'angelo disse loro: "Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia". E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste, che lodava Dio e diceva: "Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama".

.

 

 


 
stampa il testo
salva in  formato rtf
Segnala questa pagina ad un amico
scrivi il suo indirizzo e-mail:
 
         
     

 
torna alla home