la parola della domenica

 

Anno liturgico B
omelia di don Angelo nella messa giorno del Natale del Signore
secondo il rito ambrosiano


25 dicembre 2017



 

 

Is 52,7-9
Sal 97
1Cor 9,19b-22a
Lc 2,15-20

Cosa stupefacente, da emozione, che un Dio si faccia uomo. E' - e voi mi capite - il superamento della categoria della distanza, una categoria che noi umani normalmente usiamo parlando di Dio e del suo mistero. Infatti che un Dio nasca come uno di noi - Dio! - è una affermazione che rasenta la follia. Non è concepibile, per nessuna religione. E folli quelli che osano raccontarlo. I pastori lo raccontano. Di ritorno da quel rifugio.

E lo scrive Luca nel proseguo del nostro testo: "E dopo averlo visto" - è scritto - "riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che li udivano si stupirono delle cose dette dai pastori". Si stupirono. Mi sono chiesto se Natale è ancora per me un giorno di stupore. O se ho perso lo stupore. E' come se oggi i pastori venissero a dirlo a me. Venissero a dirmi: "Il salvatore è venuto e ha il volto di un bambino. E sai dove? In una mangiatoia, una delle nostre, fasciato come uno dei nostri bambini!".

Ho pensato per un istante che i pastori quest'anno venissero da me, a darmi l'annuncio. E che cosa trovano? In me? Nella mia anima? Che cosa trovano? Trovano un desiderio impaziente di mettermi in viaggio, come nella notte i pastori? Che si misero in viaggio? Presero - mi sono detto - le loro lanterne. A bucare il buio della notte. Si era fatta notte. Sì, perchè allo spegnersi del canto degli angeli, che lodavano Dio e auguravano pace alla terra, con loro si era spenta anche la luce dall'alto che aveva avvolto loro, le loro greggi, le loro povere cose. Camminavano nel buio, dietro luci fioche di lanterne.

Eppure era come se il buio non fosse più buio. Era notte e non era più notte. Faceva strada il chiarore delle lanterne, ma li accompagnava un altro chiarore, quelle parole dell'angelo. Che dovrebbero accompagnare anche noi nelle notti del mondo. La voce diceva: "Non temete, ecco io vi annuncio una grande gioia che sarà di tutto il popolo: oggi nella città di Davide è nato per voi un salvatore, che è Cristo Signore". Ardevano nella notte le lanterne, ma ardevano nel cuore, tenere, ma anche assolute, le parole dell'angelo.

Pensate, la gioia era strappata alla restrizione. Per troppo tempo la gioia era stata proprietà di pochi, dei fortunati di turno, di una classe o l'altra di privilegiati, una gioia di parte. No, con lui, la gioia non solo era grande, ma era di tutto il popolo e che nessuno osasse il sequestro. La gioia legata a questa nascita non può essere proprietà di nessuno, come il bambino che ne è la fonte non può essere proprietà di nessuno. Che nessuno lo sequestri! E nessuno dica Dio è mio, Gesù è mio! Neppure i cattolici.

A volte penso che fu per questo, perché si sapesse che l'amore di quel bambino era per tutti, che nacque in un rifugio di poveri e fu visitato, secondo Luca, solo dagli irregolari, i pastori. Le loro lanterne le uniche nella notte, dopo quella di Giuseppe, a far piovere un poco di luce sul bambino, a destare il suo viso dal buio dell'alloggio. E' per tutti. Forse anche per questo a Natale vengono tutti o tanti. E nessuno dica: tu no. Lo dicevano i sacerdoti del tempi ai pastori: voi, no! L'hanno detto a volte anche le autorità ecclesiastiche dopo di lui: "Tu, no; voi, no", come se Gesù fosse proprietà di qualcuno.

In questo senso il cardinale Martini diceva che Dio non è cattolico. Non lo è se cattolico dice una confessione sola, lo è se cattolico - come significa la parola - vuol dire: "di tutti". Un altro aspetto che nel Natale brilla di luce intensa - e può scandalizzare - è che Dio ha preso un corpo. Perché il suo amore, per noi, non fosse amore di vaghezze fumose, le spiritualità del "ti amo, ma non ti tocco", spiritualità che non si sa che cosa siano, forse spiritualità del nulla. No, qui, nell'alloggio c'è un bambino, c'è stata una nascita nella notte e Giuseppe si è dato da fare come ha potuto, l'hanno insieme fasciato e deposto nella mangiatoia. E la donna, Maria a guardarlo con una tenerezza infinita e il bambino.

Lui, a succhiarle il seno come tutti i neonati di questo mondo. Dio passa per i corpi, per i gesti della quotidianità più quotidiana. Abbraccia e si lascia abbracciare. Ricordate l'inizio della prima lettera di Govanni: "Quello che era da principio, quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi, quello che contemplammo e che le nostre mani toccarono del Verbo della vita (…) quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi (…) Queste cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia piena".

E sfioro l'ultimo pensiero. Me lo ha ricordato dalle pagine di un quotidiano laico, ieri l'altro. Massimo Recalcati, psicanalista, saggista, portando alla luce nel suo articolo una connessione che sembrerebbe ovvia, quasi banale, ma banale non è: la connessione tra cuore e nascita, tra cuore e vita. Nasce la vita quando ha inizio il battito del cuore. Ecco le parole di un laico: "Anche Gesù, il figlio di Dio, aveva un cuore. Un cuore umanissimo, generato dal cuore di sua madre. Anche nel suo caso l'apparizione della vita ha coinciso con l'apparizione del battito del cuore.

È l'enigma cristiano dell'incarnazione che si celebra in ogni Natale: Gesù in quanto uomo umanissimo, nato in una stalla, generato da sua madre, ha fatto esperienza del battito del cuore. Anche Dio ha un cuore… L'innamorato per eccellenza è Gesù. Il bambino del presepe. Il suo cuore non si è mai risparmiato. Sin da quando appare a Betlemme, il suo cuore è un cuore aperto, un cuore sacro… La festa del Natale è la festa della nascita di un cuore grande… senza cuore la vita è morta". Natale nascita di un cuore grande. Io vorrei pregare questa mattina di non morire da vivo. Si muore se diventiamo dei "senza cuore". "Senza cuore la vita è morta". Che Dio ci scampi dal pericolo di diventare dei "senza cuore".

Che le nostre parole e i nostri gesti dicano a tutti che ci batte dentro un cuore. Mi rimormora nell'anima un pensiero, due righe, di una poetessa, Wislawa Szymborska: "Ascolta come mi batte forte il tuo cuore". Natale festa della nascita di un cuore grande.

 

Lettura del profeta Isaia 52, 7-9

In quei giorni. Isaia disse: "Come sono belli sui monti / i piedi del messaggero che annuncia la pace, / del messaggero di buone notizie che annuncia la salvezza, / che dice a Sion: "Regna il tuo Dio". / Una voce! Le tue sentinelle alzano la voce, / insieme esultano, / poiché vedono con gli occhi / il ritorno del Signore a Sion. / Prorompete insieme in canti di gioia, / rovine di Gerusalemme, / perché il Signore ha consolato il suo popolo, / ha riscattato Gerusalemme".

Sal 97 (98) ®

Tutta la terra ha veduto la salvezza del Signore. Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza, agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia. Egli si è ricordato del suo amore, della sua fedeltà alla casa di Israele. ® Tutti i confini della terra hanno veduto la vittoria del nostro Dio. Acclami il Signore tutta la terra, gridate, esultate, cantate inni! ® Cantate inni al Signore con la cetra, con la cetra e al suono di strumenti a corde; con le trombe e al suono del corno acclamate davanti al re, il Signore. ®

Prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 9, 19b-22a

Fratelli, mi sono fatto servo di tutti per guadagnarne il maggior numero: mi sono fatto come Giudeo per i Giudei, per guadagnare i Giudei. Per coloro che sono sotto la Legge - pur non essendo io sotto la Legge - mi sono fatto come uno che è sotto la Legge, allo scopo di guadagnare coloro che sono sotto la Legge. Per coloro che non hanno Legge - pur non essendo io senza la legge di Dio, anzi essendo nella legge di Cristo - mi sono fatto come uno che è senza Legge, allo scopo di guadagnare coloro che sono senza Legge. Mi sono fatto debole per i deboli, per guadagnare i deboli; mi sono fatto tutto per tutti.

Lettura del Vangelo secondo Luca 2, 15-20

In quel tempo. Appena gli angeli si furono allontanati da loro, verso il cielo, i pastori dicevano l'un l'altro: "Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere". Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato detto loro.

 

 


 
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