la parola della domenica

 

Anno liturgico A
omelia di don Angelo nella Domenica della Sacra Famiglia
secondo il rito ambrosiano


29 gennaio 2023



 

 

Sir 7,27-30.32-36
Sal 127
Col 3,12-21
Lc 2,22-33

Nascere è venire al mondo e il mondo non è una astrazione. Mondo per lui, per Gesù, furono le mani che lo accolsero al suo sgusciare dal grembo, quelle di Maria e quelle di Giuseppe, il suo primo mondo. Accolto e poi portato per mani, come dovrebbe essere per ogni bambino che viene al mondo. Era la sua famiglia che oggi ricordiamo. Della sua famiglia pochi squarci nei vangeli e lunghi silenzi. Il lungo silenzio che ha la voce delle cose di ogni giorno, che ti fanno crescere: "Cresceva" scriverà Matteo". "Cresceva": un tempo che dice "prendere forma", a poco a poco e quasi non ci si accorge. Perché non è il rumore a far crescere il seme, è il sussulto di vita che lo abita e la terra che lo avvolge. Lo avvolge e lo protegge, senza soffocare. Terra anche la famiglia che avvolge, ha compito di far crescere, senza soffocare. E la terra non è di una sola stagione, conosce primavere, estati, autunni, inverni. Anche la famiglia di Nazaret. E io non so che nome dare alla stagione dei primi giorni che oggi ci sono stati raccontati: a volte ci sono tutte le stagioni in un solo giorno per una famiglia. Una famiglia vive dentro un tempo, dentro case e non case, dentro strade conosciute e strade impreviste, dentro consuetudini e oltrepassando consuetudini. Una consuetudine, che riguardava i neonati, è quella ricordata oggi da Luca, che oggi racconta ciò che accadde quaranta giorni dopo la nascita: "Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore". Si parla di giorni di purificazione e la parola purificazione ci morde le labbra. Secondo le parole del Levitico anche Maria, come ogni donna, si portò sulla pelle l'ombra di una impurità, l'ombra di essere impura per quaranta giorni; se poi a nascere fosse stata una bambina, di giorni se ne sarebbero dovuti aggiungere altri, fino a sessantasei. Stava scritto: "Non toccherà cosa santa, non entrerà nel santuario". Cosa santa lei la toccava da quando gli era uscito dal grembo: ogni neonato cosa santa, e tempio di Dio ogni casa. E lei pura come ogni donna, per aver generato. A volte sono impure le tradizioni, loro da purificare e oltrepassare. Quante cose sante, fuori dai riti di purificazione! A farle sante l'amore che le pervade. Per quanto attiene al rito ufficiale del quarantesimo giorno, sappiamo ben poco perché Luca dirotta l'attenzione su ben altro rito. Sappiamo che l'offerta di Giuseppe e Maria fu quella di chi non è benestante e non può permettersi un agnello e sceglie tra una coppia di tortore o due giovani colombi. Ma vorrei dirvi che, al di là della entità dell'offerta, c'era un pensiero che li muoveva. Luca scrive: "portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore - come è scritto nella legge del Signore: "Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore". Oggi leggendo con maggior profondità la Bibbia, e non solo la Bibbia, possiamo dire senza esitazioni che sacra è ogni creatura, primogenito o non primogenito che sia, uomo o donna che sia, albero o filo d'erba che sia. E la sacralità, la nobiltà non viene da posizioni sociali che si ricoprono o da beni che si possiedono o da consensi di cui ci si vanta. In questo senso una famiglia fa scuola: luogo dove non si fa differenza di persona, dove conti per quello che sei, onorata l'ingualcibile dignità di ciascuno. Così dovrebbe essere, modello così per la famiglia umana. In questo orizzonte di una sacralità vorrei sostare sul gesto: "Portarono il bambino per presentarlo al Signore": lo affidi a braccia, quelle di Dio, che poi te lo restituiscono affidandolo alle tue braccia. E guardati dal pensare che, perché tu hai fatto un'offerta più o meno importante, diventi cosa tua, quasi tu l'avessi pagato. Sai che è sacro prenditene cura, senza possederlo: è affidato. Da braccia a braccia anche il rito, quello su cui sosta Luca, nel suo vangelo: il bambino dalle braccia di Maria a quelle di Simeone, poi da quelle di Simeone, di ritorno, a quelle di Maria. Luca racconta con particolari il rito non ufficiale, in un angolo del tempio. Il rito celebrato da un uomo che non è sacerdote. E subito, senza cesura di tempo, a evangelizzare è una donna, purtroppo nascosta dal taglio operato nel racconto, la profetessa Anna, ottantaquattro anni. "Sopraggiunta in quel momento" è scritto "si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme". Di Simeone, che la tradizione immagina come colmo di anni, si dice solo - ed è cosa preziosa - che lo Spirito era su di lui, che si recò al tempio "mosso dallo Spirito". Ed è bellissimo: per celebrare i veri riti di Dio, i riti della vita, non occorrono deleghe, conta essere mossi. Non fermi, mossi, mossi dal vento dello Spirito che ti fa riconoscere lembi del mistero che abita l'altro e te lo fa onorare. Onorare è il verbo che oggi faceva richiamo, come sottofondo, nella pagine del Siracide e nella lettera ai Colossesi, Il Siracide sembra dire che è un verbo senza frontiere e se ti appartiene, ce ne hai per tutti, nella famiglia e fuori: onori il padre, la madre, i figli, il povero, il malato, il morto. Onorare. E lasciatemi ancora dire che mi sembra prezioso questo sguardo al piccolo: Simeone e Anna onorano e annunciano il futuro. I semi non vanno soffocati, vanno incoraggiati. Onorare i piccoli. Vorrei chudere con loro, con la loro voce, con le parole che i ragazzi di una scuola elementare di Milano, via san Mamete, hanno scritto sulle alzate dei gradini della loro scuola, colorando le vocali con tutti i colori della terra: "Prendiamo tanti semini di pace, piantiamoli in giro dove ci piace, a casa a scuola ai giardini, ovunque ci siano bambini, che cresceranno e saranno adulti, e della pace coglieranno i frutti, alcuni semi diventeranno fiori, con cento profumi e mille colori, per non ripetere dei grandi errori e perché non si vivano nuovi errori". I semi crescono, al tepore della terra.

 

Lettura del libro del Siracide - Sir 7, 27-30. 32-36

Onora tuo padre con tutto il cuore e non dimenticare le doglie di tua madre. Ricorda che essi ti hanno generato: che cosa darai loro in cambio di quanto ti hanno dato? Con tutta l'anima temi il Signore e abbi riverenza per i suoi sacerdoti. Ama con tutta la forza chi ti ha creato e non trascurare i suoi ministri. Anche al povero tendi la tua mano, perché sia perfetta la tua benedizione. La tua generosità si estenda a ogni vivente, ma anche al morto non negare la tua pietà. Non evitare coloro che piangono e con gli afflitti móstrati afflitto. Non esitare a visitare un malato, perché per questo sarai amato. In tutte le tue opere ricòrdati della tua fine e non cadrai mai nel peccato.

Sal 127 (128)

Vita e benedizione sulla casa che teme il Signore. Beato chi teme il Signore e cammina nelle sue vie. Della fatica delle tue mani ti nutrirai, sarai felice e avrai ogni bene. R La tua sposa come vite feconda nell'intimità della tua casa; i tuoi figli come virgulti d'ulivo intorno alla tua mensa. R Ecco com'è benedetto l'uomo che teme il Signore. Ti benedica il Signore da Sion. Possa tu vedere il bene di Gerusalemme per tutti i giorni della tua vita! R

Lettera di san Paolo apostolo ai Colossesi - Col 3, 12-21

Fratelli, scelti da Dio, santi e amati, rivestitevi dunque di sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità, sopportandovi a vicenda e perdonandovi gli uni gli altri, se qualcuno avesse di che lamentarsi nei riguardi di un altro. Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi. Ma sopra tutte queste cose rivestitevi della carità, che le unisce in modo perfetto. E la pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché ad essa siete stati chiamati in un solo corpo. E rendete grazie! La parola di Cristo abiti tra voi nella sua ricchezza. Con ogni sapienza istruitevi e ammonitevi a vicenda con salmi, inni e canti ispirati, con gratitudine, cantando a Dio nei vostri cuori. E qualunque cosa facciate, in parole e in opere, tutto avvenga nel nome del Signore Gesù, rendendo grazie per mezzo di lui a Dio Padre. Voi, mogli, state sottomesse ai mariti, come conviene nel Signore. Voi, mariti, amate le vostre mogli e non trattatele con durezza. Voi, figli, obbedite ai genitori in tutto; ciò è gradito al Signore. Voi, padri, non esasperate i vostri figli, perché non si scoraggino.

Lettura del Vangelo secondo Luca - Lc 2, 22-33

In quel tempo. Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore - come è scritto nella legge del Signore: "Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore" - e per offrire in sacrificio "una coppia di tortore o due giovani colombi", come prescrive la legge del Signore. Ora a Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d'Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch'egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo: "Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele". Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui.

 

 


 
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