la parola della domenica

 

Anno liturgico B
omelia di don Angelo nella Domenica prenatalizia
secondo il rito ambrosiano


24 dicembre 2017



 

 

Is 62,1-5
Sal 88
1Ts 5,15b-23
Mt 1,1-16

"Libro della Genesi di Gesù Messia, figlio di Davide": così in verità inizia il vangelo di Matteo. E accade nel testo uno srotolarsi di nomi. E come sfuggire alla suggestione dei nomi? Dietro ogni nome un volto. Ascoltando il suono dei nomi che fanno per sommi capi la genealogia di Gesù, un'immagine mi ritorna sempre al cuore. Un'immagine che oggi forse non è più negli occhi della più parte di noi, o forse è negli occhi di quelli che sono più vecchi, l'immagine di un camino acceso in una casa o di un fuoco acceso sull'aia, e del più vecchio, un antico di giorni, che racconta storie, storie antiche - storie, non favole - e nomi, nomi che accendono la fantasia e il cuore.

Così penso accadesse quando Matteo raccontava i nomi, i nomi che ascoltiamo dalla prima pagina del suo vangelo. E dietro i nomi una storia, tante storie, l'infinita storia - storia vera - dell'umanità, nomi e storie. E tu, Figlio di Dio, Gesù, dentro questa vicenda nostra, fatta di nomi e di storie. Tu, la luce che illumina ogni cosa, tu dentro come uno qualunque, tu che non sei uno qualunque.

Seminato, il Figlio di Dio, nella nostra terra. Nella nostra terra così com'è, nella nostra terra che è quella che è. Matteo con una genealogia ci ricorda gli ascendenti di Gesù, tutt'altro che immacolati. Che differenza con le genealogie pagane, i cui personaggi, mitici, sono generati da dei! Matteo ricorda nomi e nomi, e tu vai a leggere nella Bibbia la loro storia, ed è storia di luci ma anche di ombre.

E Matteo li ricorda senza rossori: il sangue di Gesù viene da lì. Sono ricordate, in una genealogia composta di padri, anche quattro "madri", quattro donne: Tamar, Rachab, Rut, Betsabea. Tamar si era fatta prostituta per avere una discendenza da Giuda; Rachab era la famosa prostituta di Gerico che dà ospitalità ad esploratori di Israele; Rut, la moabita, ricorre a sotterfugi per sedurre il suo parente Boz; Betsabea, la moglie di Uria, che il re Davide aveva sottratto al marito. Quattro donne che hanno in comune qualcosa di irregolare, l'infrazione a una norma convenzionale, una infrazione che tuttavia paradossalmente era servita a realizzare il disegno di Dio, il grande disegno di Dio.

Dobbiamo subito aggiungere che, a fronte delle donne, gli uomini della genealogia non erano stati certo stinchi di santo. Andate a leggere le storie degli uomini! Milleottocento anni di storia, quanti nomi. Ed ecco un nome, quello di Gesù, depositato nella terra nera, nella terra di luce e di ombre, al cuore di questa terra. Di luce e di ombre. E poi… duemila anni di storia! La storia è continuata, dopo che Gesù è stato generato e deposto in una mangiatoia. E' continuata con le sue luci e le sue ombre.

E lui, Gesù, dentro come seme buono, seme nascosto nella nostra terra. Il seme - lo possiamo dire - ha germogliato, ha dato frutto nella nostra terra, la nostra terra così com'è, la nostra terra che è quella che è. Anche lui dentro una storia di famiglie come noi siamo dentro storie di famiglie. E ogni famiglia - a volte lo dimentichiamo - porta lo splendore ma anche il peso delle famiglie che l'hanno preceduta. Così anche Gesù di Nazaret, vero uomo, cioè uno che nella sua carne era fatto anche di chi lo aveva preceduto: in quel sangue pulsava l'eredità dei padri, l'eredità di quei nomi, di uomini e donne, sorpresi anche nelle loro irregolarità.

Come a dire che Dio sa scrivere dritto anche sulle nostre righe storte. Come a dire che non c'è niente di così irregolare che non possa aver dentro un germe di novità. Come a dire che a Dio nulla è impossibile. Noi preferiamo incensare la storia. O nasconderla, se non possiamo incensarla. Matteo non nasconde: Gesù, il Messia, è dentro in una storia di luci e di ombre, confessate. Questa è una verità che ci prende il cuore.

Pensate se, al contrario, noi fossimo amati da Dio per le nostre luci. Pensate con quale sgomento noi oggi avremmo affrontato questa pagina, se avessimo letto il libro della Genesi di Gesù e ci fossimo trovati davanti una processione di santi, monumenti di santità. Pensate quale paura ci prenderebbe al cuore se dovessimo nascondere le nostre ombre e il nostro peccato per sentirci amati da Dio, se questa nascita non fosse per noi il segno di un Dio che ci ama così come siamo, nato non per i giusti, ma per noi: "Non sono venuto" - diceva - "per i giusti, ma per i peccatori".

Ha percorso con amore le nostre strade: e perché non dovremmo con amore percorrerle noi? Ha creduto nell'uomo e nella donna, per quanto deboli e peccatori: e perché non dovremmo credere noi nell'uomo e nella donna così come sono anche noi? Lui non ha cambiato, come per una bacchetta magica, il mondo: morì crocifisso, e dunque il mondo - ci verrebbe da dire - non era cambiato. Ma ha amato il mondo; questa è stata la sua novità. Ha amato questa terra, ha amato l'uomo, ha amato la donna, ci ha insegnato a cambiare le cose da lì. Perché quando c'è amore, un amore come il suo, le cose, se pur lentamente, tendono a cambiare. Ma se non c'è amore, o l'amore è uno pseudo amore, le cose, anche se sembrano cambiare, in verità non cambiano.

Ma vorrei aggiungere brevemente che questa nascita che ci apprestiamo a celebrare nella notte dà un nome nuovo a tutti noi. Dal libro di Isaia leggiamo: "Sarai chiamata con un nome nuovo, che la bocca del Signore indicherà". Oggi - pensate - è vigilia del giorno del nome nuovo, che viene aggiunto al nostro nome. E qual è il nome in aggiunta? Eccolo: "Nessuno ti chiamerà più 'abbandonata', né la tua terra 'devastata', ma tu sarai chiamata 'mio compiacimento' e la tua terra 'sposata', perché il Signore si compiacerà di te e la tua terra avrà uno sposo". E dunque, se qualche volta ti prende l'amarezza di dirti 'abbandonata', 'abbandonato', o l'amarezza di chiamare questa nostra stagione della storia 'devastata', ricorda che la nascita che rivivremo questa notte ti invita a guardare oltre e a guardare in profondità.

C'è un altro nome che risuona nella notte, per tutti, accanto al nome che ciascuno di noi ha, un nome che dice Il massimo della vicinanza, il nome 'sposata'! Vi devo però confessare che stavo riflettendo sui nomi quando un brivido di pensiero mi corse al cuore. E quelli che oggi non hanno nessuno, i senza nome? E quelli che vedono oggi la loro terra devastata? E mi dicevo: se il Natale pronuncia questi nomi 'vicinanza', 'sposata', non dovrebbe essere questo il nostro "dna" come credenti, il "dna" di coloro che costruiscono presepi? Uomini e donne della vicinanza, una vicinanza che diventa comunione totale come in un matrimonio, dove sei amato così come sei, per quello che sei, con tutto quello che sei, come fa Dio con noi. Come ci ricorda il nome che Dio ha preso in questa mirabile nascita: "Dio con noi".

Non è forse la parola che ritorna sulle labbra di coloro che si amano e si dicono: "io con te, con te per sempre"? Così dice Dio.

 

 

Lettura del profeta Isaia 62,1-5

Così dice il Signore Dio: "Per amore di Sion non tacerò, / per amore di Gerusalemme non mi concederò riposo, / finché non sorga come aurora la sua giustizia / e la sua salvezza non risplenda come lampada. Allora le genti vedranno la tua giustizia, / tutti i re la tua gloria; / sarai chiamata con un nome nuovo, / che la bocca del Signore indicherà. Sarai una magnifica corona nella mano del Signore, / un diadema regale nella palma del tuo Dio. / Nessuno ti chiamerà più Abbandonata, / né la tua terra sarà più detta Devastata, / ma sarai chiamata Mia Gioia / e la tua terra Sposata, / perché il Signore troverà in te la sua delizia / e la tua terra avrà uno sposo. / Sì, come un giovane sposa una vergine, / così ti sposeranno i tuoi figli; / come gioisce lo sposo per la sposa, / così il tuo Dio gioirà per te".

Sal 88 (89)

® Canterò in eterno l'amore del Signore. "Ho stretto un'alleanza con il mio eletto, ho giurato a Davide, mio servo. Stabilirò per sempre la tua discendenza, di generazione in generazione edificherò il tuo trono". ® Egli mi invocherà: "Tu sei mio padre, mio Dio e roccia della mia salvezza". Gli conserverò sempre il mio amore, la mia alleanza gli sarà fedele. ® Beato il popolo che ti sa acclamare: camminerà, Signore, alla luce del tuo volto; esulta tutto il giorno nel tuo nome, si esalta nella tua giustizia. ®

Prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicesi 5, 15b-23

Fratelli, cercate sempre il bene tra voi e con tutti. Siate sempre lieti, pregate ininterrottamente, in ogni cosa rendete grazie: questa infatti è volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi. Non spegnete lo Spirito, non disprezzate le profezie. Vagliate ogni cosa e tenete ciò che è buono. Astenetevi da ogni specie di male. Il Dio della pace vi santifichi interamente, e tutta la vostra persona, spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo.

Lettura del Vangelo secondo Matteo 1, 1-16

Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo. Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esrom, Esrom generò Aram, Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmon, Salmon generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, Iesse generò il re Davide. Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Uria, Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abia, Abia generò Asaf, Asaf generò Giòsafat, Giòsafat generò Ioram, Ioram generò Ozia, Ozia generò Ioatàm, Ioatàm generò Acaz, Acaz generò Ezechia, Ezechia generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosia, Giosia generò Ieconia e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia. Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconia generò Salatièl, Salatièl generò Zorobabele, Zorobabele generò Abiùd, Abiùd generò Eliachìm, Eliachìm generò Azor, Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd, Eliùd generò Eleazar, Eleazar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo.

 

 


 
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