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la parola della domenica
Anno
liturgico B
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2Mac
7,1-2. 20-41
Leggevo le parole di Gesù. Era come se srotolassero veloci, una sull'altra. Troppo veloci, forse, per uno come me, fatto lento dagli anni. Mi è venuto da immaginare che la fretta delle parole fosse per passione, come fossero portate da un impeto, il suo. Confesso che l'avrei trattenuto. No, una sull'altra. E poi, alcune di esse, scorza dura. Forse anche voi avete provato una sorta di straniamento. Tenere e scorza dura. Parole tenere: un Dio che si prende cura dei tuoi capelli, si prende cura dei passeri dell'aria. E poi: "Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; sono venuto a portare non pace, ma spada. Sono infatti venuto a separare "l'uomo da suo padre e la figlia da sua madre e la nuora da sua suocera"; e "nemici dell'uomo saranno quelli della sua casa". "Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me". Le parole, queste ultime, vi confesso, le ascoltavo mentre cercavo di immaginare i suoi occhi, di ripercorrere la sua vita: Gesù non era certo di quelli che non li muove ombra di sentimento o di quelli che, premendo su uno "spirituale" disincarnato, finiscono per sottacere la bellezza della relazione, dell'amore, dell'amicizia. Forse il segreto per capire - per un limitato capire - sta in quel "più". Che suona come l'allarme di una vedetta in vista di un pericolo. Noi a lui, a Gesù, siamo cari, troppo cari, per non metterci in guardia: gli sono cari persino i capelli del nostro capo. Ebbene amare qualcuno più di lui, più di lui che è l'assoluto della bellezza e dell'umanità, significherebbe dare la patente di assoluto ad altro, in parole più semplici stare in adorazione, inginocchiarci all'altro. E allora è sequestro, non è amore, è sequestro. La famiglia, anche le persone più care, possono diventare non sorgente di libertà, ma occasioni di sequestro. E allora perdi in vita. Pure lui, Gesù - e aveva una famiglia che più bella non si può - un giorno era sfuggito al pericolo. Lo raccontano i vangeli in un passo, in verità, un po' sottaciuto. Leggo, dal vangelo di Marco: "Entrò in una casa e si radunò di nuovo attorno a lui molta folla, al punto che non potevano neppure prendere cibo. Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; poiché dicevano: "È fuori di sé". Giunsero sua madre e i suoi fratelli e stando fuori, lo mandarono a chiamare. Tutto attorno era seduta la folla e gli dissero: "Ecco tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle sono fuori e ti cercano" (Mc 3,20-21.31-32). Non uscì. Quasi subodorasse in qualche misura un'ombra di sequestro. Non è così ovvio che i nostri rapporti interpersonali, famigliari, sociali, ecclesiali siano senz'ombra alcuna di sequestro: si proclama amore e si genera una sottile pervasiva soffocante dipendenza, un mascherato - a volte invisibile - dominio. Ci si dice amore, ma poi l'altro, l'altra è cosa tua, ne disponi negandole il diritto ad uscire, di fare altri sogni, di andare verso una pagina non ancora scritta. L'altro, l'altra, gli altri, poco o tanto, inginocchiati. Per Gesù la folla non è inginocchiata, ma "seduta intorno". Ebbene a quella folla, seduta intorno, andava la sua precedenza, una precedenza che andava salvaguardata. Andava preservata la dimensione dell'accoglienza. Non stava forse in quell'immagine il regno di Dio, per cui era venuto, l'inizio di quel regno? Ebbene lui nei rapporti sospendeva il dominio, dava vento alla relazione. Gli occhi della folla che si era radunata in quella casa erano su di lui, in lui avevano colto con immediatezza una accoglienza senza "se" e senza "ma", accolti così com'erano, senza precedenze, titoli o quant'altro. Quel rabbi era lo splendore dell'accoglienza. E c'è, imperdibile - vorrei sottolinearlo - nel nostro brano un versetto, l'ultimo, imperdibile nel suo incipit: "Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse: "Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre". "Girando lo sguardo", li fissava uno ad uno e li rendeva importanti, importanti ai suoi occhi e agli occhi di tutti. Questo è accogliere, prima di tutto: volgere lo sguardo, ospitare negli occhi. E insieme allo sguardo mi colpiva lo sbucare del verbo "accogliere", ben sei volte in poche righe nel nostro brano. Fino a ricordarci poi che accogliere è anche impasto di piccole cose, anche un bicchiere di acqua fresca. E si può. Ovunque Mi è ritornato alla mente un passaggio di una lettera di una piccola sorella di Gesù che, dopo dodici anni, lasciava il suo lavoro di pulizie in un ospedale. La lettera è un tesoro. Vale più della mia omelia. "Ripensando a questi anni" scrive "credo che una delle gioie più grandi sia stata proprio il condividere insieme alle colleghe/i il lavoro e anche la nostra vita; sostenendoci a vicenda nelle sfide di ogni giorno. Il tempo ha favorito la fiducia reciproca e la profondità di alcune amicizie. Una di queste amicizie è nata proprio quando, in un momento molto difficile nella relazione con alcuni capi, incontrandoci nell'ascensore all'inizio o alla fine dalla giornata, raccoglievamo le nostre lacrime a vicenda… Un altro motivo per dire grazie è stata la ricchezza di lavorare con persone di età e Paesi diversi: un esercizio continuo di apertura alla nostra diversità e alla nostra comune umanità! In particolare, ultimamente, ho frequentato persone dell'America del Sud. Da loro ho imparato il coraggio di portare la durezza della vita con dignità, creatività e umorismo. Rocio, giovane donna ecuadoriana, è stata molte volte la "mia goccia di Rugiada", questo significa infatti il suo nome. Sono certa che è tra quelle persone di cui Gesù dice: "Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d'acqua fresca… non perderà la sua ricompensa". Rocio ha il dono di farti vedere il lato buono delle cose, di mettere un pizzico di umorismo nelle situazioni negative, di ascoltare con discrezione una confidenza o un peso". Il bicchiere d'acqua fresca del vangelo, la goccia di rugiada di Rocio.
Lettura del secondo libro dei Maccabei - 2Mac 7, 1-2. 20-41 In quei giorni. Ci fu il caso di sette fratelli che, presi insieme alla loro madre, furono costretti dal re, a forza di flagelli e nerbate, a cibarsi di carni suine proibite. Uno di loro, facendosi interprete di tutti, disse: "Che cosa cerchi o vuoi sapere da noi? Siamo pronti a morire piuttosto che trasgredire le leggi dei padri". Soprattutto la madre era ammirevole e degna di gloriosa memoria, perché, vedendo morire sette figli in un solo giorno, sopportava tutto serenamente per le speranze poste nel Signore. Esortava ciascuno di loro nella lingua dei padri, piena di nobili sentimenti e, temprando la tenerezza femminile con un coraggio virile, diceva loro: "Non so come siate apparsi nel mio seno; non io vi ho dato il respiro e la vita, né io ho dato forma alle membra di ciascuno di voi. Senza dubbio il Creatore dell'universo, che ha plasmato all'origine l'uomo e ha provveduto alla generazione di tutti, per la sua misericordia vi restituirà di nuovo il respiro e la vita, poiché voi ora per le sue leggi non vi preoccupate di voi stessi ". Antìoco, credendosi disprezzato e sospettando che quel linguaggio fosse di scherno, esortava il più giovane che era ancora vivo; e non solo a parole, ma con giuramenti prometteva che l'avrebbe fatto ricco e molto felice, se avesse abbandonato le tradizioni dei padri, e che l'avrebbe fatto suo amico e gli avrebbe affidato alti incarichi. Ma poiché il giovane non badava per nulla a queste parole, il re, chiamata la madre, la esortava a farsi consigliera di salvezza per il ragazzo. Esortata a lungo, ella accettò di persuadere il figlio; chinatasi su di lui, beffandosi del crudele tiranno, disse nella lingua dei padri: "Figlio, abbi pietà di me, che ti ho portato in seno nove mesi, che ti ho allattato per tre anni, ti ho allevato, ti ho condotto a questa età e ti ho dato il nutrimento. Ti scongiuro, figlio, contempla il cielo e la terra, osserva quanto vi è in essi e sappi che Dio li ha fatti non da cose preesistenti; tale è anche l'origine del genere umano. Non temere questo carnefice, ma, mostrandoti degno dei tuoi fratelli, accetta la morte, perché io ti possa riavere insieme con i tuoi fratelli nel giorno della misericordia". Mentre lei ancora parlava, il giovane disse: "Che aspettate? Non obbedisco al comando del re, ma ascolto il comando della legge che è stata data ai nostri padri per mezzo di Mosè. Tu però, che ti sei fatto autore di ogni male contro gli Ebrei, non sfuggirai alle mani di Dio. Noi, in realtà, soffriamo per i nostri peccati. Se ora per nostro castigo e correzione il Signore vivente per breve tempo si è adirato con noi, di nuovo si riconcilierà con i suoi servi. Ma tu, o sacrilego e il più scellerato di tutti gli uomini, non esaltarti invano, alimentando segrete speranze, mentre alzi la mano contro i figli del Cielo, perché non sei ancora al sicuro dal giudizio del Dio onnipotente che vede tutto. Già ora i nostri fratelli, che hanno sopportato un breve tormento, per una vita eterna sono entrati in alleanza con Dio. Tu invece subirai nel giudizio di Dio il giusto castigo della tua superbia. Anch'io, come già i miei fratelli, offro il corpo e la vita per le leggi dei padri, supplicando Dio che presto si mostri placato al suo popolo e che tu, fra dure prove e flagelli, debba confessare che egli solo è Dio; con me invece e con i miei fratelli possa arrestarsi l'ira dell'Onnipotente, giustamente attirata su tutta la nostra stirpe". Il re, divenuto furibondo, si sfogò su di lui più crudelmente che sugli altri, sentendosi invelenito dallo scherno. Così anche costui passò all'altra vita puro, confidando pienamente nel Signore. Ultima dopo i figli, anche la madre incontrò la morte. Sal 16 (17) Avrò pienezza di vita alla tua presenza, Signore. Ascolta, Signore, la mia giusta causa, sii attento al mio grido. Porgi l'orecchio alla mia preghiera: sulle mie labbra non c'è inganno. R Tieni saldi i miei passi sulle tue vie e i miei piedi non vacilleranno. Io t'invoco poiché tu mi rispondi, o Dio; tendi a me l'orecchio, ascolta le mie parole. R Custodiscimi come pupilla degli occhi, all'ombra delle tue ali nascondimi. Io nella giustizia contemplerò il tuo volto, al risveglio mi sazierò della tua immagine. R Seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi - 2Cor 4, 7-14 Fratelli, noi abbiamo questo tesoro in vasi di creta, affinché appaia che questa straordinaria potenza appartiene a Dio, e non viene da noi. In tutto, infatti, siamo tribolati, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi, portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo. Sempre infatti, noi che siamo vivi, veniamo consegnati alla morte a causa di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nella nostra carne mortale. Cosicché in noi agisce la morte, in voi la vita. Animati tuttavia da quello stesso spirito di fede di cui sta scritto: "Ho creduto, perciò ho parlato", anche noi crediamo e perciò parliamo, convinti che colui che ha risuscitato il Signore Gesù, risusciterà anche noi con Gesù e ci porrà accanto a lui insieme con voi. Lettura del Vangelo secondo Matteo - Mt 10,28-42 In quel tempo. Il Signore Gesù disse: "Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l'anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l'anima e il corpo. Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri! Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch'io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch'io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli. Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; sono venuto a portare non pace, ma spada. Sono infatti venuto a separare "l'uomo da suo padre e la figlia da sua madre e la nuora da sua suocera"; e "nemici dell'uomo saranno quelli della sua casa". Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me. Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà. Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto. Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d'acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa". .
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