la parola della domenica
Anno liturgico B
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2Mac
7, 1-2. 20-41 Le letture oggi un po' ci inquietano, parlano dei discepoli e della loro testimonianza nella vita: e nella via c'è di tutto, ci sono anche i lupi. Gesù ha appena finito di dire: "Ecco: io vi mando come pecore in mezzo a lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe". E' nel vivere quotidiano che passa la testimonianza a Gesù e si confrontano bellezza e brutalità. E dove passa il confine non è sempre facile capire: non siamo al riparo da inganni e abbagli; non possiamo dunque permetterci di essere disinvoltamente ingenui. Ci occorre discernere e dunque una lucentezza: la lucentezza della Parola di Dio, la lucentezza della coscienza, la lucentezza di sorelle e fratelli, compagni di cammini. Mi chiedo se non alludesse a questo Gesù parlando di una spada, spada non per trafiggere, ma per separare. Per separare l'inconciliabilità degli orizzonti: "Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; sono venuto a portare non pace, ma spada. Sono infatti venuto a separare l'uomo da suo padre e la figlia da sua madre e la nuora da sua suocera" Una opposizione tra modi di vedere la vita, che può attraversare la stessa casa, può per disavventura fare di noi dei separati in casa. La fede infatti ha a che fare con la vita e qualche volta ce lo dimentichiamo. Con la vita e la strada. Lo ricordava in questi giorni, in un dialogo con il gesuita Antonio Spadaro, il regista Martin Scorsese alla presentazione di un loro libro, confessava: "Crescendo nelle strade, ho cominciato a capire che avere fede non era una cosa da vivere solamente all'interno della chiesa: non hai fede dentro la chiesa, dentro l'edificio e poi, invece, quando vai in strada è diverso. Non è così: deve essere vissuta nella vita quotidiana. Bisogna lavorare sull'imitazione di Cristo al di fuori del perimetro della chiesa. Ecco, vivevo in tensione tra la strada e la chiesa". La strada è terra anche di vigilanza. E sembrano ricordarlo con insistenza le letture di oggi, Ricordano la possibilità della persecuzione e del martirio, il libro dei Maccabei in particolare con la storia della madre e dei suoi sette figli. Non entro nelle interpretazioni storiografiche del libro per le quali non ho competenze. Raccolgo una suggestione e la vorrei chiamare "educazione alla resistenza", educare a resistere. Qualcuno per restrizione di orizzonti potrebbe osservare che oggi non è più tempo di persecuzione. Ma è solo per angustia di orizzonte. Leggo il rapporto 2023 su "Cristiani che rischiano per la loro fede nel mondo": sono 360 milioni. E noi dimentichiamo. Vorrei aggiungere che spesso dimentichiamo: che l'attentato più insidioso alla fede è quello nascosto, sottile, sottotraccia; accade quando i lupi si travestono da pecore e si ammantano di parole e di segni accattivanti per la religione. Lo ricordava, con parole di una acutezza stringente, Ilario di Poitiers, un padre della chiesa del quarto secolo, che in un suo libro, "Contro l'imperatore Costanzo", scriveva": "Combattiamo contro un persecutore insidioso, un nemico che lusinga: non ci flagella la schiena ma ci accarezza il ventre, non ci confisca i beni per la vita ma ci arricchisce per la morte, non ci sospinge col carcere verso la libertà ma ci riempie di incarichi nella sua reggia per la servitù, non spossa i nostri fianchi ma si impadronisce del cuore, non taglia la testa con la spada ma uccide l'anima con il denaro, non minaccia di bruciare pubblicamente, ma accende la geenna privatamente. Non combatte per non essere vinto ma lusinga per dominare, confessa il Cristo per rinnegarlo, favorisce l'unità per impedire la pace, reprime le eresie per sopprimere i cristiani, carica di onori i sacerdoti [...] costruisce le chiese per distruggere la fede. Ti porta in giro a parole, con la bocca". Voi mi capite, la madre che sguscia dal racconto del libro dei Maccabei ha qualcosa da insegnarci non solo per la lucidità nel mettere a nudo le parole accattivanti del potere, ma anche per il coraggio che sa infondere ai suoi sette figli, perché non vengano meno alla fedeltà a Dio, alla loro coscienza, all'anima. Educare a resistere o educare ad accomodarsi? Diciamocelo, non è senza problemi educare a resistere. Perché i tuoi figli, le ragazze e i ragazzi, li guardi negli occhi e a volte ti trema il cuore, come penso abbia tremato il cuore a quella madre. Non sono scelte facili, tanto meno indolori. Però che belli - diciamolo - i ragazzi e le ragazze, quando li vedi muoversi e cercare strade senza asservirsi, non manipolati ma liberi, a rincorrere orizzonti che li appassionano. Gelosi nel difendere il tesoro che hanno dentro, il segreto delle germinazioni. Certo non è facile, nemmeno per loro quando a metterli alla prova sono il risolino degli adulti o momenti inattesi di delusione. E bisogna capirli hanno a volte a che fare con nuovi imperatori che rubano i sogni e con i sogni l'anima. Benedetti coloro che li educano a resistere e li sorreggono perché non vengano meno. E allora perdonate se do nome di "bicchiere di acqua fresca" all'incoraggiare, leggo: "Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d'acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa". E chiudo con una immagine che avvolge la vita, la custodia di Dio, la custodia dei passeri, la custodia di ciò che è piccolo, di ciò che, agli occhi dei cosiddetti esperti, vale poco niente: "Due passeri non si vendono forse per un soldo?". E io? A pregare: Ancora
a pregare che tu senta
Lettura del secondo libro dei Maccabei - 2Mac 7, 1-2. 20-41 In quei giorni. Ci fu il caso di sette fratelli che, presi insieme alla loro madre, furono costretti dal re, a forza di flagelli e nerbate, a cibarsi di carni suine proibite. Uno di loro, facendosi interprete di tutti, disse: "Che cosa cerchi o vuoi sapere da noi? Siamo pronti a morire piuttosto che trasgredire le leggi dei padri". Soprattutto la madre era ammirevole e degna di gloriosa memoria, perché, vedendo morire sette figli in un solo giorno, sopportava tutto serenamente per le speranze poste nel Signore. Esortava ciascuno di loro nella lingua dei padri, piena di nobili sentimenti e, temprando la tenerezza femminile con un coraggio virile, diceva loro: "Non so come siate apparsi nel mio seno; non io vi ho dato il respiro e la vita, né io ho dato forma alle membra di ciascuno di voi. Senza dubbio il Creatore dell'universo, che ha plasmato all'origine l'uomo e ha provveduto alla generazione di tutti, per la sua misericordia vi restituirà di nuovo il respiro e la vita, poiché voi ora per le sue leggi non vi preoccupate di voi stessi". Antìoco, credendosi disprezzato e sospettando che quel linguaggio fosse di scherno, esortava il più giovane che era ancora vivo; e non solo a parole, ma con giuramenti prometteva che l'avrebbe fatto ricco e molto felice, se avesse abbandonato le tradizioni dei padri, e che l'avrebbe fatto suo amico e gli avrebbe affidato alti incarichi. Ma poiché il giovane non badava per nulla a queste parole, il re, chiamata la madre, la esortava a farsi consigliera di salvezza per il ragazzo. Esortata a lungo, ella accettò di persuadere il figlio; chinatasi su di lui, beffandosi del crudele tiranno, disse nella lingua dei padri: "Figlio, abbi pietà di me, che ti ho portato in seno nove mesi, che ti ho allattato per tre anni, ti ho allevato, ti ho condotto a questa età e ti ho dato il nutrimento. Ti scongiuro, figlio, contempla il cielo e la terra, osserva quanto vi è in essi e sappi che Dio li ha fatti non da cose preesistenti; tale è anche l'origine del genere umano. Non temere questo carnefice, ma, mostrandoti degno dei tuoi fratelli, accetta la morte, perché io ti possa riavere insieme con i tuoi fratelli nel giorno della misericordia". Mentre lei ancora parlava, il giovane disse: "Che aspettate? Non obbedisco al comando del re, ma ascolto il comando della legge che è stata data ai nostri padri per mezzo di Mosè. Tu però, che ti sei fatto autore di ogni male contro gli Ebrei, non sfuggirai alle mani di Dio. Noi, in realtà, soffriamo per i nostri peccati. Se ora per nostro castigo e correzione il Signore vivente per breve tempo si è adirato con noi, di nuovo si riconcilierà con i suoi servi. Ma tu, o sacrilego e il più scellerato di tutti gli uomini, non esaltarti invano, alimentando segrete speranze, mentre alzi la mano contro i figli del Cielo, perché non sei ancora al sicuro dal giudizio del Dio onnipotente che vede tutto. Già ora i nostri fratelli, che hanno sopportato un breve tormento, per una vita eterna sono entrati in alleanza con Dio. Tu invece subirai nel giudizio di Dio il giusto castigo della tua superbia. Anch'io, come già i miei fratelli, offro il corpo e la vita per le leggi dei padri, supplicando Dio che presto si mostri placato al suo popolo e che tu, fra dure prove e flagelli, debba confessare che egli solo è Dio; con me invece e con i miei fratelli possa arrestarsi l'ira dell'Onnipotente, giustamente attirata su tutta la nostra stirpe". Il re, divenuto furibondo, si sfogò su di lui più crudelmente che sugli altri, sentendosi invelenito dallo scherno. Così anche costui passò all'altra vita puro, confidando pienamente nel Signore. Ultima dopo i figli, anche la madre incontrò la morte. Sal 16 (17) Avrò pienezza di vita alla tua presenza, Signore. Ascolta, Signore, la mia giusta causa, sii attento al mio grido. Porgi l'orecchio alla mia preghiera: sulle mie labbra non c'è inganno. R Tieni saldi i miei passi sulle tue vie e i miei piedi non vacilleranno. Io t'invoco poiché tu mi rispondi, o Dio; tendi a me l'orecchio, ascolta le mie parole. R Custodiscimi come pupilla degli occhi, all'ombra delle tue ali nascondimi. Io nella giustizia contemplerò il tuo volto, al risveglio mi sazierò della tua immagine. R Seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi - 2Cor 4, 7-14 Fratelli, noi abbiamo questo tesoro in vasi di creta, affinché appaia che questa straordinaria potenza appartiene a Dio, e non viene da noi. In tutto, infatti, siamo tribolati, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi, portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo. Sempre infatti, noi che siamo vivi, veniamo consegnati alla morte a causa di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nella nostra carne mortale. Cosicché in noi agisce la morte, in voi la vita. Animati tuttavia da quello stesso spirito di fede di cui sta scritto: "Ho creduto, perciò ho parlato", anche noi crediamo e perciò parliamo, convinti che colui che ha risuscitato il Signore Gesù, risusciterà anche noi con Gesù e ci porrà accanto a lui insieme con voi. Lettura del Vangelo secondo Matteo - Mt 10, 28-42 In quel tempo. Il Signore Gesù disse: "Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l'anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l'anima e il corpo. Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri! Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch'io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch'io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli. Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; sono venuto a portare non pace, ma spada. Sono infatti venuto a separare "l'uomo da suo padre e la figlia da sua madre e la nuora da sua suocera"; e "nemici dell'uomo saranno quelli della sua casa". Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me. Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà. Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto. Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d'acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa".
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