la parola della domenica

 

Anno liturgico A
omelia di don Angelo nella Domenica delle Palme
secondo il rito ambrosiano


2 aprile 2023



 

 

Is 52,13 – 53,12
Sal 87
Eb 12,1b-3
Gv 11,55 – 12,11

Che sia vicina la Pasqua lo senti dal profumo di nardo, ed è come se oggi sorpresa e avvolta dal profumo fosse questa chiesa, questa nostra casa comune. Bellissima la notazione: “E tutta la casa si riempì dell'aroma di quel profumo”. Il profumo versato per uno, per l’amico, diventa profumo per tutta la casa. Era cena nella casa di Betania, una cena per Lazzaro, un redivivo. Invitato anche Gesù con i discepoli. Aria di festa. Tutti adagiati su tappeti, profumo di cose buone, cibi di festa. Marta certamente ci aveva messo del suo, tutta la sua arte e la sua passione: “Marta” è scritto “serviva e Lazzaro era uno dei commensali”.

Ed ecco che accade ciò che non era previsto, ciò che non era nel rituale di una cena, nemmeno di una cena come quella. Ma quando a una cena c’è Gesù, o una donna come Maria di Betania, non sai che cosa può accedere. Di certo non l’ovvietà, non la noia. E chissà? Chissà se qualcuno si sarà accorto degli occhi complici di Maria e di come fosse scivolata via in silenzio. Forse a sorprendere tutti fu dapprima l’aroma di un profumo; poi la videro ungere i piedi del suo amico e maestro, e asciugarli con i suoi capelli. E qui il racconto subisce dirottamento: a prendere i nostri occhi non è più la cena, ma l’unzione; non sono i cibi, ma il profumo; non Lazzaro, il festeggiato, ma Gesù e Maria. Starei per dire che protagonista diventa il profumo, il profumo di nardo in una misura fuori ogni ragionevolezza: sprecare in profumo ciò che uno guadagnerebbe con il lavoro duro di un anno è contro ogni ragionevolezza.

Ma va’ a dirlo che non ci sono solo i passi della ragione, che ci sono anche i passi del cuore! Non è forse vero che il nome del profumo, ”nardo”, evoca l’amore, evoca i passi dell’innamorata del Cantico dei cantici? Non sta forse scritto nel Cantico: “Mentre il re è nel suo recinto, il mio nardo spande il suo profumo”? (Ct 1, 12) E accade nella cena – chi se lo sarebbe aspettato in una cena di festa? – l’incomprensione e la comprensione. Sorgono critiche dai discepoli – “discepoli”, al plurale, annotano gli altri evangelisti – in particolare Giuda. Vince per loro la categoria del denaro. E’ preminente. Sono di quelli capaci di sporcare con le loro critiche anche la bellezza dei gesti, chiudono il cielo su gesti di attenzione, di amore. Ci è facile pensare come si sarà fatto silenzio nella sala, e palpabile una attesa. La donna, Maria, ferita. E tutti a immaginare che cosa avrebbe detto, in quel silenzio da brivido, il Maestro.

Dobbiamo fare attenzione: sono le parole di Gesù; e il racconto della cena di Betania si chiude con queste parole; poi ha inizio il cammino verso la Pasqua. E proprio da queste parole ha inizio anche il nostro cammino. Si fa silenzio nella sala, ed ecco le parole: ”Lasciala fare, perché ella lo conservi per il giorno della mia sepoltura. I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me”. Quasi comandasse di non darle fastidio. Quasi dicesse: “Ma voi proprio non capite niente, niente dell’alfabeto dell’amore; e niente dell’alfabeto della profezia”. Come se da subito Gesù annoverasse la sua amica tra profeti e profetesse. Lei in anticipo. Così ritraduce le parole di Gesù un biblista a noi caro: “Permettile di poter conservare questo gesto per il giorno della mia sepoltura” (Gianantonio Borgonovo). Lei in anticipo di giorni.

Spesso le donne sono in anticipo. Lei, Maria di Betania, in anticipo nell’obbedienza ad un mandato che Gesù avrebbe lasciato ai suoi discepoli nell’ultima sua cena, quando, dopo essersi chinato lui a lavare i piedi dei discepoli, avrebbe detto: “Vi ho dato un esempio perché anche voi facciate come io ho fatto a voi… Sapendo queste cose, siete beati se le mettete in pratica”. Lei in anticipo sul gesto e sulle parole di Gesù che chiamano a lavare i piedi. Lei beata: “Siete beati…”. Ma lei, Maria, l’acqua l’aveva sostituita con trecento grammi di profumo di nardo. E poi l’aveva fatto a mezzo del pranzo, fuori dal rituale. Chi era l’ospite per osare tanto? Chi fosse Gesù per lei lo disse usando come modalità l’esagerazione: esagerato il profumo per uno esagerato, per uno che, come allude la parola “esagerato”, è ”fuori dagli argini, “fuori” nell’amare, uno che va celebrato così, con l’esagerazione.

Per lei era un ospite speciale: con il nardo voleva dire che non lo aveva ospitato solo in casa. Lei in anticipo anche a leggere la stanchezza di Gesù, in anticipo a sollevare la pesantezza di giorni ormai vicini, lei prima, molto prima, del Cireneo sul dosso del Calvario: perché il peso, prima che fosse sulle spalle, era nel cuore di quel suo amico. Un affaccio in anticipo sulla sepoltura con l’olio profumato. E Gesù glielo riconosce e lo riconosce davanti a tutti. Era come se lei, profumandogli i piedi e accarezzandoli con i capelli, volesse in qualche modo sorreggere i suoi piedi nel tratto più duro del suo camino. Accompagnare la fede di Gesù, profumarla, una fede messa duramente alla prova, ma vittoriosa, come la fede del servo sofferente, di cui ci è stato raccontato oggi nella prima lettura: “Vedrà la luce”. I piedi, come segno dell’incontenibile camminare di Gesù.

Raramente sostiamo a pensare che per tutta la vita furono quei piedi a portarlo. Una vita a camminare, per noi. Sino ai piedi fermati, crocifissi. Pensavano di averlo fermato per sempre. Ma poi, avvolti come di luce la sera di Pasqua, quando Gesù entrò nella casa dove i discepoli erano riuniti. Mostrò loro le mani e i piedi. Sì, i piedi, che Maria aveva profumato e asciugato con i suoi capelli. Dove portano i piedi? A svelarlo sarà il cammino dei prossimi giorni. Ma Maria di Betania, con un anticipo tenero, ce lo ha da oggi raccontato.

Con il suo profumo di nardo.

 

Lettura del profeta Isaia - Is 52, 13 – 53, 12

Così dice il Signore Dio: «Ecco, il mio servo avrà successo, sarà onorato, esaltato e innalzato grandemente. Come molti si stupirono di lui – tanto era sfigurato per essere d’uomo il suo aspetto e diversa la sua forma da quella dei figli dell’uomo –, così si meraviglieranno di lui molte nazioni; i re davanti a lui si chiuderanno la bocca, poiché vedranno un fatto mai a essi raccontato e comprenderanno ciò che mai avevano udito. Chi avrebbe creduto al nostro annuncio? A chi sarebbe stato manifestato il braccio del Signore? È cresciuto come un virgulto davanti a lui e come una radice in terra arida. Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per poterci piacere. Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia; era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima. Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori; e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato. Egli è stato trafitto per le nostre colpe, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti. Noi tutti eravamo sperduti come un gregge, ognuno di noi seguiva la sua strada; il Signore fece ricadere su di lui l’iniquità di noi tutti. Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca. Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo; chi si affligge per la sua posterità? Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi, per la colpa del mio popolo fu percosso a morte. Gli si diede sepoltura con gli empi, con il ricco fu il suo tumulo, sebbene non avesse commesso violenza né vi fosse inganno nella sua bocca. Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori. Quando offrirà se stesso in sacrificio di riparazione, vedrà una discendenza, vivrà a lungo, si compirà per mezzo suo la volontà del Signore. Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce e si sazierà della sua conoscenza; il giusto mio servo giustificherà molti, egli si addosserà le loro iniquità. Perciò io gli darò in premio le moltitudini, dei potenti egli farà bottino, perché ha spogliato se stesso fino alla morte ed è stato annoverato fra gli empi, mentre egli portava il peccato di molti e intercedeva per i colpevoli».

Sal 87 (88)

Signore, in te mi rifugio. Signore, Dio della mia salvezza, davanti a te grido giorno e notte. Giunga fino a te la mia preghiera, tendi l’orecchio alla mia supplica. R Io sono sazio di sventure, la mia vita è sull’orlo degli inferi. Sono annoverato fra quelli che scendono nella fossa, sono come un uomo ormai senza forze. Sono libero, ma tra i morti. R Hai allontanato da me i miei compagni, mi hai reso per loro un orrore. Sono prigioniero senza scampo, si consumano i miei occhi nel patire. Tutto il giorno ti chiamo, Signore, verso di te protendo le mie mani. R

Lettera agli Ebrei - Eb 12, 1b-3

Fratelli, avendo deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, colui che dà origine alla fede e la porta a compimento. Egli, di fronte alla gioia che gli era posta dinanzi, si sottopose alla croce, disprezzando il disonore, e siede alla destra del trono di Dio. Pensate attentamente a colui che ha sopportato contro di sé una così grande ostilità dei peccatori, perché non vi stanchiate perdendovi d’animo.

Lettura del Vangelo secondo Giovanni - Gv 11,55 – 12,11

In quel tempo. Era vicina la Pasqua dei Giudei e molti dalla regione salirono a Gerusalemme prima della Pasqua per purificarsi. Essi cercavano Gesù e, stando nel tempio, dicevano tra loro: «Che ve ne pare? Non verrà alla festa?». Intanto i capi dei sacerdoti e i farisei avevano dato ordine che chiunque sapesse dove si trovava lo denunciasse, perché potessero arrestarlo. Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. E qui fecero per lui una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali. Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo. Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che stava per tradirlo, disse: «Perché non si è venduto questo profumo per trecento denari e non si sono dati ai poveri?». Disse questo non perché gli importasse dei poveri, ma perché era un ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro. Gesù allora disse: «Lasciala fare, perché ella lo conservi per il giorno della mia sepoltura. I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me». Intanto una grande folla di Giudei venne a sapere che egli si trovava là e accorse, non solo per Gesù, ma anche per vedere Lazzaro che egli aveva risuscitato dai morti. I capi dei sacerdoti allora decisero di uccidere anche Lazzaro, perché molti Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù.

 

 


 
stampa il testo
salva in  formato rtf
Segnala questa pagina ad un amico
scrivi il suo indirizzo e-mail:
 
         
     

 
torna alla home