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la parola della domenica
Anno
liturgico C
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Is
60, 11-21
Oggi la liturgia ci invita a fare memoria della dedicazione a Dio del nostro Duomo, la nostra chiesa madre. Ci sono immagini - voi me lo insegnate - che ci fanno respirare bellezza al solo pensarle. Una di queste è per tanti di noi la nostra cattedrale, ricercata e amata. Sbuchi da una metropolitana e ti si affaccia agli occhi la bellezza, la poesia dei suoi marmi, che cantano a cielo aperto. E non ti appaiono gelidi. E' come se qualcosa o qualcuno li intepidisse. E poi pensi a un viaggio: il viaggio dei marmi chiamati lungo i secoli ad una convocazione. I primi arrivarono per barca lungo i navigli. Anche oggi arrivano. La chiamano la "fabbrica" del Duomo. Non è mai conclusa. Vedi i ponteggi ora qui ora là, un po' ti dispiace. Ma un po' anche ti affascina il fatto che ci sia anche oggi convocazione di pietre e bisogno di restauri. E' una immagine anche questa della chiesa sempre bisognosa di crescite e di restauri. Una chiesa vive se ancora oggi convoca, se anche oggi è aperta a chiunque - le pietre vengono da ogni dove - se non chiede appartenenze, ma dà a ciascuno dignità di appartenere alla grande cattedrale. Tu sei pietra nella cattedrale. Non importa se grande o piccola pietra, se levigata o sbrecciata: sei necessario, sei necessaria, così come sei. In questo senso era affascinante nella prima lettura l'immagine di Gerusalemme, città le cui porte sono sempre aperte, "non si chiuderanno né di giorno né di notte per lasciare entrare le ricchezze dei popoli". E' così - vorrei dirvi -che una chiesa diventa preziosa per la terra, per l'umanità: se rimane segno della grande convocazione, con le se porte aperte giorno e notte. E' così che rimane sulla terra segno di salvezza: "Tu" è scritto" chiamerai salvezza le tue mura e gloria le tue porte". Le porte aperte ti permettono di scrutare lontano e di portare dentro una ferita per le terre lontane. Oggi la ferita per le popolazioni curde. Grido da ascoltare. Ma il vangelo oggi ci ha ricordato che tra le pietre che fanno la chiesa una è in assoluto la più preziosa, la pietra senza la quale ogni edificio è in vista di rovina. E paradossalmente -pensate - è una pietra nascosta. Dico "paradossalmente", perché, secondo i criteri mondani, "quelli che contano" amano farsi vedere, dentro una stagione, come la nostra, di sovraesposizioni. Essere in vista. No, la pietra, in assoluto la più preziosa, è nascosta. E' Gesù, nascosto sino al nascondimento totale, il nascondimento della croce. Nascosta, pensate, regge tutto l'edificio: è Gesù, è la sua parola. Così ce ne parla Gesù: "Chiunque viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi mostrerò a chi è simile: è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sulla roccia". La pietra nascosta. Perdonate, sono un bastiancontrario. Non di rado mi accade di ascoltare discorsi di chi avvista per la chiesa pericoli, rovine, devastazioni. Lamentazioni e rimpianti per i tempi passati. Ebbene che venga la piena, che la casa sia investita dal fiume appartiene alla storia, a ogni stagione della storia, secondo Gesù. La cosa che conta invece è se abbiamo o no costruito sulla roccia. Questo è il punto decisivo. E come verificarlo? Decisivi sono tre verbi, i tre verbi che Gesù ci ha ricordato. Se ti stanno a cuore, se sono l'esercizio della tua vita, non temere: sei simile all'uomo che scava molto in profondo, hai posto le fondamenta sulla roccia. Gesù ha appena finito di dire che non se ne fa niente di quelli che si riempiono la bocca con il nome di Dio: "Perché mi invocate 'Signore, Signore' e non fate quello che dico?". Ed ecco i tre verbi dell'uomo che scava molto profondo: "chiunque viene a me, e ascolta le mie parole e le mette in pratica". Voi avete capito, la fede non è un magazzino di teorie o di precetti, ma un cammino: andare a Gesù, camminare dietro lui, in ascolto delle sue parole e con la sete di metterle in pratica. C'è dunque una convocazione come chiesa - ne abbiamo parlato all'inizio - ma poi siamo chiamati fuori. "Chiesa in uscita", "mandati": direbbe Papa Francesco. La parola di Gesù la si mette in luce, piena luce, praticandola fuori. E qui appare in tutta la sua ambiguità l'attribuzione della parola "praticanti" a quelli che frequentano i riti. Per Gesù i praticanti sono quelli che praticano, mettono in pratica, le sue parole. E lo spazio in cui si pratica è il mondo, sono le nostre giornate. Chiamati a portare frutti nel mondo. Gli alberi buoni si riconoscono dai frutti. Così anche noi. Dai frutti di bene per questa società. Vorrei commentare l'immagine con le parole incisive di un biblista spagnolo Josè Antonio Pagola. Che scrive: "In una società guastata da tante ingiustizie e abusi, dove crescono gli "spini" degli interessi e delle mutue rivalità e dove nascono i tanti "rovi" degli odi e della discordia e dell'aggressività, sono necessarie persone buone che producano un altro tipo di frutti, che cosa può fare ognuno di noi per risanare un po' la convivenza sociale così guasta? Forse dobbiamo cominciare dal non rendere la vita di nessuno più difficile di quanto già lo sia. Sforzarci perché la vita sia più umana e sopportabile. Non avvelenare l'ambiente con la nostra amarezza, creare intorno a noi relazioni diverse, fatte di fiducia bontà e cordialità". Dunque fare il bene, E Gesù aggiunge una cosa decisiva: certo, fare il bene, ma da dove viene il bene? Ascoltiamo: "l'uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l'uomo cattivo dal cattivo tesoro del suo cattivo tesoro tra fuori il male. La sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda". Le parole sono una fessura per capire che cosa abita il nostro cuore: insegnamento prezioso in una stagione in cui si parla tanto. Il cuore! Pensate, dalla grande cattedrale siamo finiti a un luogo sacro, segreto che è in ciascuno di noi. Abbi cura del cuore. E che non sia di pietra. E' urgente. Mi ritornano i versi di Paul Celan: "E'
tempo che il sasso si adatti a fiorire,
Lettura del profeta Isaia - Is 60, 11-21 Così dice il Signore Dio: "Le tue porte saranno sempre aperte, non si chiuderanno né di giorno né di notte, per lasciare entrare in te la ricchezza delle genti e i loro re che faranno da guida. Perché la nazione e il regno che non vorranno servirti periranno, e le nazioni saranno tutte sterminate. La gloria del Libano verrà a te, con cipressi, olmi e abeti, per abbellire il luogo del mio santuario, per glorificare il luogo dove poggio i miei piedi. Verranno a te in atteggiamento umile i figli dei tuoi oppressori; ti si getteranno proni alle piante dei piedi quanti ti disprezzavano. Ti chiameranno "Città del Signore", "Sion del Santo d'Israele". Dopo essere stata derelitta, odiata, senza che alcuno passasse da te, io farò di te l'orgoglio dei secoli, la gioia di tutte le generazioni. Tu succhierai il latte delle genti, succhierai le ricchezze dei re. Saprai che io sono il Signore, il tuo salvatore e il tuo redentore, il Potente di Giacobbe. Farò venire oro anziché bronzo, farò venire argento anziché ferro, bronzo anziché legno, ferro anziché pietre. Costituirò tuo sovrano la pace, tuo governatore la giustizia. Non si sentirà più parlare di prepotenza nella tua terra, di devastazione e di distruzione entro i tuoi confini. Tu chiamerai salvezza le tue mura e gloria le tue porte. Il sole non sarà più la tua luce di giorno, né ti illuminerà più lo splendore della luna. Ma il Signore sarà per te luce eterna, il tuo Dio sarà il tuo splendore. Il tuo sole non tramonterà più né la tua luna si dileguerà, perché il Signore sarà per te luce eterna; saranno finiti i giorni del tuo lutto. Il tuo popolo sarà tutto di giusti, per sempre avranno in eredità la terra, germogli delle piantagioni del Signore, lavoro delle sue mani per mostrare la sua gloria". Sal 117 (118) Rendete grazie al Signore, il suo amore è per sempre. Dica Israele: "Il suo amore è per sempre". Dica la casa di Aronne: "Il suo amore è per sempre". Dicano quelli che temono il Signore: "Il suo amore è per sempre". R Apritemi le porte della giustizia: vi entrerò per ringraziare il Signore. La pietra scartata dai costruttori è divenuta la pietra d'angolo. Questo è stato fatto dal Signore: una meraviglia ai nostri occhi. R Questo è il giorno che ha fatto il Signore: rallegriamoci in esso ed esultiamo! Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Vi benediciamo dalla casa del Signore. Il Signore è Dio, egli ci illumina. R Lettera agli Ebrei - Eb 13, 15-17.20-21 Fratelli, per mezzo di Gesù offriamo a Dio continuamente un sacrificio di lode, cioè il frutto di labbra che confessano il suo nome. Non dimenticatevi della beneficenza e della comunione dei beni, perché di tali sacrifici il Signore si compiace. Obbedite ai vostri capi e state loro sottomessi, perché essi vegliano su di voi e devono renderne conto, affinché lo facciano con gioia e non lamentandosi. Ciò non sarebbe di vantaggio per voi. Il Dio della pace, che ha ricondotto dai morti il Pastore grande delle pecore, in virtù del sangue di un'alleanza eterna, il Signore nostro Gesù, vi renda perfetti in ogni bene, perché possiate compiere la sua volontà, operando in voi ciò che a lui è gradito per mezzo di Gesù Cristo, al quale sia gloria nei secoli dei secoli. Amen. Lettura dal Vangelo secondo Luca - Lc 6, 43-48 ? In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: "Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d'altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo. L'uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda. Perché mi invocate: "Signore, Signore!" e non fate quello che dico? Chiunque viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi mostrerò a chi è simile: è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sulla roccia. Venuta la piena, il fiume investì quella casa, ma non riuscì a smuoverla perché era costruita bene".
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