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la parola della domenica
Anno
liturgico B
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Ap
11,19;12,1-6a.10ab Vorrei
leggere questa festa di Maria assunta in cielo - e già l'ho fatto altre
volte - dentro l'orizzonte e, se possibile, l'emozione, del salire. Questa
che oggi celebriamo fu la sua ultima salita, questa volta non faticosa:
fu portata leggera. Quante volte, lei ragazzina, avrà pregato i salmi
delle ascensioni: Questo, dell'assunzione, l'ultimo monte. E niente più barriere. Io non so se andare per monti fosse per lei una passione. So che il primo gesto ricordato dai vangeli, dopo l'incredibile annuncio, fu di movimento, fu un salire. Anche le ultime immagini che ci restano di Maria, trent'anni e più dopo, sono di un salire. Voi ricordate. Salire, con il cuore che le si spezzava dentro, il dosso del Calvario. E, dopo che quel suo figlio lo aveva visto portato in alto, di ritorno a Gerusalemme, entrò nella casa e salì con i discepoli alla stanza al piano superiore. Ultima salita ricordata. Nella stanza al piano superiore, certo, le riusciva, almeno per tratti, di scorgere un filo rosso. E quando lo scorgi, ti batte l'emozione. Ebbene, l'assunzione è l'apparire del filo rosso che legava le salite. Ritorniamo a quel primo salire. Quel giorno, dice il vangelo, chiuse la porta di casa e si avventurò sola per una regione montuosa. Doveva conoscere, per esperienza, i sentieri che portavano alla casa di Zaccaria ed Elisabetta. Il vangelo, di quel suo andare per monti annota un particolare, con un avverbio, che di certo non vi è sfuggito: "Si alzò e andò in fretta". In fretta, come avesse un bisogno impellente di incontrare qualcuno. E di parlare con qualcuno per troppo subbuglio di cuore. Di parlare di ciò che le era accaduto. Non poteva non sentirsi scombussolata da quell'annuncio. Tra donne - ne era certa - si sarebbero capite. Che grazia, pensate, quando il cuore è gonfio - e il cuore, il nostro a volte è gonfio - poterlo raccontare a qualcuno. Leggendo mi è venuto spontaneo pensare che per Gesù fu il primo viaggio. E fu viaggio dentro. Dentro un grembo. E fu viaggio di salita. Quali i pensieri di Maria nel viaggio? Il vangelo non li annota. Ma forse alcuni dei pensieri, che battevano in cuore alla ragazzina, a noi è dato in parte intuire. Perché? E come? Perché le parole che divennero canto, "magnificat", sull'uscio di casa della cugina, non venivano, certo, dal nulla, ma - possiamo immaginarlo - dai pensieri del viaggio, quelli che l'avevano accompagnata salendo e che ora straripavano in parole che, se non le avessimo abbuiate dall'abitudine, ascolteremmo come un canto di benedizione a Dio per la sorpresa, la sorpresa della sua rivoluzione. Se ne andava per sentieri di monte e si sentiva come una "piccola" sfiorata da Dio: quello che teneva nel grembo non era opera sua. Per questo sull'uscio le venne di dire parole che celebravano la sorpresa: "Ha guardato la piccolezza della sua serva… Grandi cose ha fatto per me l'Onnipotente e Santo è il suo nome". La festa dell'Assunzione canta, come fosse un finale d'opera, lo sguardo di Dio sulla piccola. E la sorpresa. Ebbene non so se vi ha sfiorato un pensiero, penso sì: quell'adolescente non aveva davanti agli occhi nulla del suo futuro. Noi oggi leggiamo il "magnificat" con negli occhi ciò che sarebbe stato, tutta la vita di Maria e anche il suo ultimo salire. Lei no. Le parole le vennero per la sua fiducia in Dio. Poi la sua vita fu un vita da piccola. Pensate, sconosciuta. Chi si è accorto di lei in vita? Un giorno quelli del paese, sentendo parlare di suo Figlio, reagirono dicendo: "Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle non stanno qui da noi?" (Mc 6,3-4). Niente di straordinario e infatti lei era lo straordinario dell'ordinario, la grandezza della piccolezza. Una piccolezza, badate bene, che non è "resa", non è riduzione, ma dilatazione di orizzonti, non è stare fuori dalla storia, ma rivoluzionare la storia. La storia che da sempre celebra e venera i grandi. Piccola ma forte, piccola ma coraggiosa, piccola ma sognante. Sentite che cosa celebra del suo Dio: "Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote". C'è un realismo nella piccolezza. Noi spesso leggiamo la storia come se l'avessero costruita i grandi. Se guardassimo in profondità, ci accorgeremmo che l'hanno costruita con la loro ordinarietà, abitata da sogni, i piccoli, o qualche volta i grandi, quando avevano un cuore da piccolo. La storia si è fatta umana ed è fiorita quando abbiamo scalzato i prepotenti dai troni e abbiamo innalzato gli umili. Piccola, ma forte, Maria, piccola ma coraggiosa, piccola ma sognante. Nella piccolezza c'è un realismo. Sorprendente. Se ne andava per monti. Se ne andò per il cielo. Forse pregava con il salmo: "Non lascerà vacillare il tuo piede, non si addormenterà il tuo custode. Non si addormenterà, non prenderà sonno, il custode d'Israele. Il Signore è il tuo custode, il Signore è come ombra che ti copre, e sta alla tua destra. Di giorno non ti colpirà il sole, né la luna di notte. Il Signore ti proteggerà da ogni male, egli proteggerà la tua vita. Il Signore veglierà su di te, quando esci e quando entri, da ora e per sempre" (Sal 120, 3-8).
Lettura del libro dell'Apocalisse di san Giovanni apostolo - Ap 11,19; 12,1-6a.10ab Nel giorno del Signore, si aprì il tempio di Dio che è nel cielo e apparve nel tempio l'arca della sua alleanza. Ne seguirono folgori, voci, scoppi di tuono, terremoto e una tempesta di grandine. Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo, una corona di dodici stelle. Era incinta, e gridava per le doglie e il travaglio del parto. Allora apparve un altro segno nel cielo: un enorme drago rosso, con sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi; la sua coda trascinava un terzo delle stelle del cielo e le precipitava sulla terra. Il drago si pose davanti alla donna, che stava per partorire, in modo da divorare il bambino appena lo avesse partorito. Essa partorì un figlio maschio, destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro, e suo figlio fu rapito verso Dio e verso il suo trono. La donna invece fuggì nel deserto, dove Dio le aveva preparato un rifugio perché vi fosse nutrita per milleduecentosessanta giorni. Allora udii una voce potente nel cielo che diceva: "Ora si è compiuta la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo". Sal 44 (45) Risplende la regina, Signore, alla tua destra. Liete parole mi sgorgano dal cuore: io proclamo al re il mio poema, la mia lingua è come stilo di scriba veloce. Il tuo trono, o Dio, dura per sempre. R Entra la figlia del re: è tutta splendore, tessuto d'oro è il suo vestito; è condotta al re in broccati preziosi. R Alla tua destra sta la regina, in ori di Ofir. Ascolta, figlia, guarda, porgi l'orecchio: il re si è invaghito della tua bellezza. È lui il tuo signore: rendigli omaggio. R Prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi - 1Cor 15, 20-26 Fratelli, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti. Perché, se per mezzo di un uomo venne la morte, per mezzo di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti. Come infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita. Ognuno però al suo posto: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo. Poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo avere ridotto al nulla ogni Principato e ogni Potenza e Forza. È necessario infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. L'ultimo nemico a essere annientato sarà la morte. Lettura del Vangelo secondo Luca - Lc 1, 39-55 In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: "Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto". Allora Maria disse: "L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto per me l'Onnipotente e Santo è il suo nome; di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre". Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua. Per Elisabetta intanto si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva esaltato in lei la sua misericordia, e si rallegravano con lei. .
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