la parola della domenica

 

Anno liturgico A
omelia di don Angelo nella Domenica dell'Ascensione del Signore


secondo il rito ambrosiano


24 maggio 2020



 

 

At 1,6-13a
Sal 46
Ef 4,7-13
Lc 24, 36b-53

 

Sarà un dettaglio, ma forse no, nel racconto di Luca è come se tutto fosse connesso. Proprio in un giorno, quello dell'ascensione, che potrebbe essere letto come una sconnessione: è portato in alto, scompare agli occhi, viene meno la connessione. "E dunque" - potrebbe sussumere qualcuno - "sconnettetevi dalle cose della terra: e a interessarvi siano le cose del cielo dove Cristo è asceso. E a difesa potrebbe portare, stravolgendole, parole sacre, custodite nella lettera ai Colossesi: "Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra" (Col 3,1-2).

Vi confesso che leggere l'ascensione di Gesù come una sconnessione mi fa tristezza. Ma devo anche ammettere che, lungo i secoli, e a volte ancora oggi, questa lettura triste ha trovato consensi. Come se le cose di lassù chiedessero l'abbandono delle cose di quaggiù. Come se la ricerca delle cose di quaggiù avesse come conseguenza ineludibile la smemoratezza delle cose di lassù. Fa tristezza - ma dovrebbe suscitare anche indignazione - il fatto che, ancora in questi giorni, qualcuno, con letture invelenite e fuorvianti, vada dicendo che questo Papa non parla del cielo. Sono uomini della sconnessione. Per loro il cielo è un fantasma. E anche le cose di Dio, del cielo. sono un fantasma. Che cosa sta a cuore a Dio. che cosa è il suo cielo? Non stravolgere il cielo. Gesù dice: "Vado al Padre".

Non so se avete notato. Si canta la bellezza della relazione. Essere presenti gli uni agli altri nella pienezza di una familiarità, stretti e liberi, connessione totale, immensa, trasparente, gioiosa, leggera, senza pesantezze, senza incrinature, senza imprigionamenti, senza appannamenti. Gesù ha dato anche un'immagine: "casa", casa dalle molte "dimore". Dimorare è verbo che evoca il cuore, perché se non c'è dimorare nel cuore, la casa diventa albergo o confinamento. E Gesù sorprendentemente opera connessione e usa l'immagine della dimora per il cielo e la usa, stessa immagine, per la terra. "Casa dalle molte dimore" il cielo. E la terra? "Verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui". Dimorare è verbo di intimità. Chi ama lo conosce.

E' salito al cielo con il suo corpo. Videro le mani che benedicevano. Non se le scordarono più. Ne scrissero. Il corpo. Anche il corpo, evocato - voi lo sapete - da rigorismi di lungo corso per sconnettere anima e corpo, per sconnettere ciò che Gesù ha connesso. Mi fa gioia pensare che, prima che se ne andasse, non li portò che so io a un ritiro, a una ascesi di digiuno, ma li volle a un pranzo. Se ne andava, poteva dire che era venuto il tempo di togliere importanza ai corpi. Disse: "Avete qui qualche cosa da mangiare?". Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro".

Nei racconti della risurrezione trovo odore di pesce arrostito: nel nostro racconto in casa, ma anche sul litorale del lago. Anzi, là sulle sabbie fu lui, il Risorto, a preparare su brace pesce arrostito ai discepoli, sfiniti per pesca notturna. C'è oggi una parola imperdibile nella lettera agli Efesini, imperdibile per tutti coloro, che non sono malati di ideologie stanche. Parola per coloro che ancora si chiedono che cosa significhi "ascensione".

Riascoltiamo, non avremo mai finito di riascoltare: "Ma cosa significa che ascese, se non che prima era disceso quaggiù sulla terra? Colui che discese è lo stesso che anche ascese al di sopra di tutti i cieli, per essere pienezza di tutte le cose" Altra connessione: se ti sta a cuore ascendere, bada di fare come il tuo maestro. Che è disceso, fin nel più profondo della terra, dell'umanità: "discese agli inferi" recita il simbolo degli Apostoli. Discese nell'inferno dei drammi della terra per sollevare tutti da dove regna il soffocamento dell'umano. Seguo l'immagine, e leggo per me, per tutti noi, l'invito pressante ad ad essere testimoni "scendendo". Come è sceso il nostro Maestro. "Scendere", non "proclamare dai balconi", scendere nella concretezza della storia.

Scendere là dove le condizioni sono a dir poco disumane. Scendere è garanzia di ascensione. Voi capite l'insistenza di un papa: a lui sta a cuore che ascendiamo, per questo ci invita a scendere. Gli sta a cuore il cielo, per questo ci dice: "Vi stia a cuore ogni donna, ogni uomo, ogni fremito della creazione". Solo chi è disconnesso non capisce. Ci sono creature che sono tenute soffocate, sono agli inferi. Per quanto puoi, scendi come il tuo Signore e tenta di farle riemergere alla vita. Sarai testimone di vere ascensioni.

E' un pensiero che mi accompagna da alcune settimane. Dopo ciò che ho veduto un mattino di aprile. Nulla di importante, di trascendentale. Siamo nel regno del piccolo. Delle piccole cose. Voi ricordate i giorni in cui la città era immobile, strade deserte, silenzi palpabili. Come tutte le mattine, anche quella mattina, uscii di casa alle sette, non un'ombra umana per strada. E' mia abitudine da anni uscire a prendere il giornale a quell'ora, anche se so che finirò per sfogliarlo a strappi la sera. Persino imbronciati mi apparvero i semafori che accusavano l'insignificanza del loro lavoro.

Il più delle volte mi capita di attraversare la piccola piazza oltre i semafori, con gli occhi in alto, immersi nelle fronde, ogni giorno più rigogliose, dei quattro gelsi che non si lasciano intimidire per mancanza di un prato verde e, a tempo giusto, danno generosi more nere di città. Stavo per lamentarmi per l'assenza dell'erba, quando gli occhi mi corsero ai lastroni di pietra che fanno la pavimentazione della piccola piazza. E fu indugiare stupito all'incanto di ciuffetti di erba che osavano affacciarsi tra lastrone e lastrone dalle piccole fessure. Come trasognati, per assenza di piedi che li calpestassero, sembravano chiedersi che cosa stesse accadendo.

Quasi non sembrasse loro vero che potessero sporgersi a curiosare e stare senza pericolo all'aperto, sconfinare dall'assedio. Piccole ascensioni. Nel ritorno dall'edicola a dilatare le immagini un piccolo di merli, che saltellando mi accompagnava allegro, precedendomi sino al portone di casa. Di lì volò via nel silenzio. Ritornai con il pensiero ai piccoli ciuffi d'erba della piazzetta antistante l'edicola. Per un attimo pensai che il mio Signore ne avrebbe fatto una parabola. Avrebbe sposato il sogno di ascensioni delle erbe e il volare libero del piccolo dei merli. Forse in ogni donna e in ogni uomo, e anche in un filo d'erba, c'è un anelito di ascensioni. Quanti aneliti calpestati.

Come dicessimo: "Tu no. Rintànati sotto l'immobilità dura, fredda, delle pietre". Quasi uno non avesse diritto di vivere, di respirare. Negato il volo. Ti prego, tu che credi all'ascensione del tuo Signore, non stancarti di impegnarti perché anche il più fragile ciuffo di erbe osi affacciarsi alla vita. E trovi non pesantezze, ma respiro.

 

Lettura degli Atti degli Apostoli - At 1,6-13a

In quei giorni. Quelli che erano con lui domandavano a Gesù: "Signore, è questo il tempo nel quale ricostituirai il regno per Israele?". Ma egli rispose: "Non spetta a voi conoscere tempi o momenti che il Padre ha riservato al suo potere, ma riceverete la forza dallo Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra". Detto questo, mentre lo guardavano, fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi. Essi stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava, quand'ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: "Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l'avete visto andare in cielo". Allora ritornarono a Gerusalemme dal monte detto degli Ulivi, che è vicino a Gerusalemme quanto il cammino permesso in giorno di sabato. Entrati in città, salirono nella stanza al piano superiore, dove erano soliti riunirsi.

Sal 46 (47)

Ascende il Signore tra canti di gioia. Popoli tutti, battete le mani! Acclamate Dio con grida di gioia, perché terribile è il Signore, l'Altissimo, grande re su tutta la terra. R Ascende Dio tra le acclamazioni, il Signore al suono di tromba. Cantate inni a Dio, cantate inni, cantate inni al nostro re, cantate inni. R Dio è re di tutta la terra, cantate inni con arte. Dio regna sulle genti, Dio siede sul suo trono santo. R

Lettera di san Paolo apostolo agli Efesini - Ef 4, 7-13

Fratelli, a ciascuno di noi è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo. Per questo è detto: "Asceso in alto, ha portato con sé prigionieri, ha distribuito doni agli uomini". Ma cosa significa che ascese, se non che prima era disceso quaggiù sulla terra? Colui che discese è lo stesso che anche ascese al di sopra di tutti i cieli, per essere pienezza di tutte le cose. Ed egli ha dato ad alcuni di essere apostoli, ad altri di essere profeti, ad altri ancora di essere evangelisti, ad altri di essere pastori e maestri, per preparare i fratelli a compiere il ministero, allo scopo di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all'unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, fino all'uomo perfetto, fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo.

Lettura del Vangelo secondo Luca - Lc 24, 36b-53

In quel tempo. Il Signore Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: "Pace a voi!". Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: "Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho". Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: "Avete qui qualche cosa da mangiare?". Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. Poi disse: "Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi ". Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: "Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall'alto". Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio.

 

 


 
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