la parola della domenica

 

Anno liturgico C
omelia di don Angelo nella Domenica della dedicazione del Duomo
secondo il rito ambrosiano


16 ottobre 2016



 

 

Is 60,11-21
Sal 117
Eb 13,15-17,20-21
Lc 6,43-48

Oggi siamo chiamati a ricordare la dedicazione a Dio della Cattedrale, il nostro duomo, dico "nostro", perché è la chiesa di tutti. Al di là di ogni distinzione. Vado per immagini. Che cosa ci attira? Ho visto con emozione questa estate la lunga fila di coloro che lo volevano visitarlo, una fila che attraversava tutta la piazza fino a sconfinare in via Torino. E ho pensato alla varietà dei motivi che spingeva quella folla: alcuni attratti da un interesse artistico, altri desiderosi di varcare la porta del giubileo, ma poi forse ognuno portava nel cuore un motivo suo, diverso, più o meno spirituale. Ma che cosa veramente ci attira? A noi - penso un po' a tutti - il Duomo appare come il cuore della città. Il cuore è vivo - mi sono detto - se vi pulsa il sangue. Senza sangue diventa un reperto, un oggetto. Così il nostro Duomo. E come fare perché non corra questo rischio? Ebbene ho ritrovato, in aiuto, nelle letture di oggi due immagini, su cui vorrei indugiare, quella dell'edificio e quella dell'albero. Vorrei dirvi: noi ci incantiamo - e ne abbiamo, penso, più di un motivo - davanti alla bellezza del Duomo, alle sue guglie, che sembrano estasiate di cielo, all'ombra delle sue volte, che profumano di mistero. Ma più raramente, se non erro, ci fermiamo a pensare alle sue fondamenta, sono invisibili, bisogna scendere negli scavi per percepirne la bellezza, ma soprattutto l'importanza, la indispensabilità, la necessità. L'edificio regge. Ebbene, se noi vogliamo in qualche misura essere sangue che pulsa nel cuore della chiesa, dobbiamo come accennava oggi la liturgia, pensare alla pietra angolare, che fa da fondamento, su cui costruire la nostra vita di credenti. La pietra angolare è Gesù. Il Duomo questo ci ricorda. Ha una sua ragione d'essere se vi pulsa lo Spirito di Gesù, se andiamo ad attingere allo Spirito di Gesù, se uscendo portiamo nella vita, quella di tutti i giorni, lo Spirito che animava Gesù. Non potrebbe capitare anche a noi ciò da cui oggi ci metteva in guardia Gesù, il pericolo di una fede ridotta a proclamare o cantare "Signore, Signore"? "Perché mi invocate 'Signore, Signore!' e non fate quello che dico?'". "Fate" Sulla roccia costruisce chi viene a lui, ascolta la sua parola e la mette in pratica. Entra, ascolta, esce e mette in pratica. Sant'Ignazio di Antiochia, grande padre della chiesa, scriveva: "È meglio essere cristiani senza dirlo, che dirlo senza esserlo". Anche l'immagine dell'albero nelle parole di Gesù oggi nel vangelo va in questa direzione. Da che cosa riconosci se c'è fede vera o solo un simulacro apparente di fede? Dai frutti dell'albero: "Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è un albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto". E aggiunge. "L'uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene, l'uomo cattivo dal suo cattivo cuore trae fuori il male". "L'uomo buono… cuore buono". Perdonate, ma mi ha fatto molto pensare questo aggettivo "buono", oggi un po' desueto, che però subito parla, parla ogni volta che pensiamo o diciamo: "Quello è un uomo buono, quella è una donna buona… quello che ha fatto è una cosa buona. Ha un cuore buono!". Un aggettivo semplice, ma immediato. Ebbene io ho un cuore buono? Se non l'ho, anche se mi dico cristiano non lo sono. Vedete quanto cammino mi rimane da fare. E se uno l'ha un cuore buono, anche se non si dice cristiano, lo è. Questo è un richiamo per me che frequento le chiese. Anni fa un amico, che, da decenni ormai, si è preso in casa uno psicopatico, mi raccontava che alcuni giorni prima, gli occhi velati da estrema tristezza, gli confidava: "Sono triste, la gente mi vede e mi guarda male". Lui reagì duro dicendo:. "E poi vanno in chiesa! A fare?". Gli rispose: "Vanno in chiesa a pregare le statue". E' un rischio da cui ci mette in guardia il vangelo d'oggi. Ma lasciate che concluda andando con un breve pensiero al rotolo di Isaia. Certo ci sono ancora segni di un cammino non ancora concluso verso l'apertura: arricchirsi con i beni degli altri, diventare il centro del mondo… ma mi hanno sedotto nella lettura del profeta alcune immagini che vanno in una direzione opposta, immagini bellissime, Una, l'immagine della luce della città. E' scritto: "il sole non sarà più tua luce di giorno, né ti illuminerà più lo splendore della luna, ma il Signore sarà per te luce eterna". Pensate a illuminare la chiesa e il mondo è il sole che sorge dall'alto, è Gesù, un sole che non tramonta, la luce, che, al dire del vangelo, illumina ogni donna e ogni uomo che entrano in questo mondo. Lasciamoci illuminare da Gesù, dalla luminosità del suo vangelo. Altra immagine che mi ha sedotto è quella della città e delle sue porte: "Così' dice il Signore: Le tue porte saranno sempre aperte, non si chiuderanno né di giorno né di notte" Bellissima l'immagine di un città con le porte sempre aperte. E questa l'immagine di chiesa e di città che rimandiamo? Perdonate questo pensiero molto particolare: c'è qualcosa che mi rattrista quando vedo il Duomo di questi tempi. Magari saremo costretti, per motivo di sicurezza! Ma che immagine triste rimandano le porte del duomo presidiate da militari con un mitra puntato! E come non augurarci un futuro in cui le porte aperte ci raccontino ciò che veramente è una chiesa, la chiesa che Dio sogna. Una cosa non dobbiamo scordare: che la chiesa siamo tutti noi! La chiesa sarà aperta se le porte del nostro cuore saranno aperte. Papa Francesco non si stanca di ricordare a tutti i livelli, e in questi giorno ancora ai vescovi, una sua interpretazione di un passo dell'Apocalisse sul bussare di Dio. "Pensate" dice "a quello che dice l'Apocalisse. Dice una cosa bella: che Gesù è alla porta e chiama, chiama per entrare nel nostro cuore (cfr Ap 3,20). Questo è il senso dell'Apocalisse. Ma fatevi questa domanda: quante volte Gesù è dentro e bussa alla porta per uscire, per uscire fuori, e noi non lo lasciamo uscire, per le nostre sicurezze, perché tante volte siamo chiusi in strutture caduche, che servono soltanto per farci schiavi, e non liberi figli di Dio?". Mi sono chiesto: "Quante volte il Signore bussa in me per uscire?".

 

Lettura del profeta Isaia 60, 11-21

Così dice il Signore Dio: / "Le tue porte saranno sempre aperte, / non si chiuderanno né di giorno né di notte, / per lasciare entrare in te la ricchezza delle genti / e i loro re che faranno da guida. / Perché la nazione e il regno / che non vorranno servirti periranno, / e le nazioni saranno tutte sterminate. / La gloria del Libano verrà a te, / con cipressi, olmi e abeti, / per abbellire il luogo del mio santuario, / per glorificare il luogo dove poggio i miei piedi. / Verranno a te in atteggiamento umile / i figli dei tuoi oppressori; / ti si getteranno proni alle piante dei piedi / quanti ti disprezzavano. / Ti chiameranno "Città del Signore", / "Sion del Santo d'Israele". / Dopo essere stata derelitta, / odiata, senza che alcuno passasse da te, / io farò di te l'orgoglio dei secoli, / la gioia di tutte le generazioni. / Tu succhierai il latte delle genti, / succhierai le ricchezze dei re. / Saprai che io sono il Signore, il tuo salvatore / e il tuo redentore, il Potente di Giacobbe. / Farò venire oro anziché bronzo, / farò venire argento anziché ferro, / bronzo anziché legno, / ferro anziché pietre. / Costituirò tuo sovrano la pace, / tuo governatore la giustizia. / Non si sentirà più parlare di prepotenza nella tua terra, / di devastazione e di distruzione entro i tuoi confini. / Tu chiamerai salvezza le tue mura / e gloria le tue porte. / Il sole non sarà più la tua luce di giorno, / né ti illuminerà più / lo splendore della luna. / Ma il Signore sarà per te luce eterna, / il tuo Dio sarà il tuo splendore. / Il tuo sole non tramonterà più / né la tua luna si dileguerà, / perché il Signore sarà per te luce eterna; / saranno finiti i giorni del tuo lutto. / Il tuo popolo sarà tutto di giusti, / per sempre avranno in eredità la terra, / germogli delle piantagioni del Signore, / lavoro delle sue mani per mostrare la sua gloria".

Sal 117 (118)

® Rendete grazie al Signore, il suo amore è per sempre. Dica Israele: "Il suo amore è per sempre". Dica la casa di Aronne: "Il suo amore è per sempre". Dicano quelli che temono il Signore: "Il suo amore è per sempre". ® Apritemi le porte della giustizia: vi entrerò per ringraziare il Signore. La pietra scartata dai costruttori è divenuta la pietra d'angolo. Questo è stato fatto dal Signore: una meraviglia ai nostri occhi. ® Questo è il giorno che ha fatto il Signore: rallegriamoci in esso ed esultiamo! Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Vi benediciamo dalla casa del Signore. Il Signore è Dio, egli ci illumina.

® Lettera agli Ebrei 13, 15-17. 20-21

Fratelli, per mezzo di Gesù offriamo a Dio continuamente un sacrificio di lode, cioè il frutto di labbra che confessano il suo nome. Non dimenticatevi della beneficenza e della comunione dei beni, perché di tali sacrifici il Signore si compiace. Obbedite ai vostri capi e state loro sottomessi, perché essi vegliano su di voi e devono renderne conto, affinché lo facciano con gioia e non lamentandosi. Ciò non sarebbe di vantaggio per voi. Il Dio della pace, che ha ricondotto dai morti il Pastore grande delle pecore, in virtù del sangue di un'alleanza eterna, il Signore nostro Gesù, vi renda perfetti in ogni bene, perché possiate compiere la sua volontà, operando in voi ciò che a lui è gradito per mezzo di Gesù Cristo, al quale sia gloria nei secoli dei secoli. Amen.

Lettura del Vangelo secondo Luca 6, 43-48

In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: "Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d'altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo. L'uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda. / Perché mi invocate: "Signore, Signore!" e non fate quello che dico? Chiunque viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi mostrerò a chi è simile: è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sulla roccia. Venuta la piena, il fiume investì quella casa, ma non riuscì a smuoverla perché era costruita bene".

 

 


 
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