la parola della domenica

 

Anno liturgico B


omelia di don Angelo nell'ottava Domenica dopo Pentecoste
secondo il rito ambrosiano


14 luglio 2024



 

 

Gdc 2,6-17
Sal 105
1Ts 2,1-2.4-12
Mc 10,35-45

Bisogna fare i conti con la nostra fragilità: si fa una scelta e poi si torna indietro, poi si riprende. Ed è interessante - dobbiamo dirlo - che la Bibbia non nasconda questo andare vacillante, altalenante, incostante, del popolo di Dio. Il libro dei Giudici sembra descrivere come stagione eroica quella della generazione di Giosuè, che passò il Giordano ed entrò nella terra promessa, chissà se poi fu totale la lucentezza. Ebbene il libro subito dopo, senza cesure, descrive ben diversamente la generazione successiva: "Dopo di essa ne sorse un'altra, che non aveva conosciuto il Signore, né l'opera che aveva compiuto in favore d'Israele. Gli Israeliti fecero ciò che è male agli occhi del Signore e servirono i Baal; abbandonarono il Signore, Dio dei loro padri, che li aveva fatti uscire dalla terra d'Egitto, e seguirono altri dèi tra quelli dei popoli circostanti: si prostrarono davanti a loro". Ebbene questo scegliere e poi ritrarsi è imputato a smemoratezza. E suona come un monito.

Quella generazione - è scritto - "non aveva conosciuto il Signore, né l'opera che aveva compiuto in favore d'Israele". Si finisce col prostrarsi a dei che pretendono l'asservimento. Benedici dunque la parola di Dio che risveglia la memoria e tiene deste dal pericolo del'intontimento le coscienze. Benedici coloro che tengono come sacre le memorie e ti mettono in guardia da recessioni che sono fatali. I tuoi occhi siano lucidi in avvistamento di derive di regressione, di ritorni a un passato di ombre inquietanti. Vigila, anche tu sei della razza dei profeti. Metti la tua voce, non importa se piccola, in un contesto dove sembra prevalere l'urlo. Non ti prenda smemoratezza. Faccio sosta al vangelo di Marco. E vengo al contesto del brano perché l'accostamento degli episodi è straniante. Siamo allo snodo finale. "Mentre erano sulla strada per salire a Gerusalemme, Gesù camminava davanti a loro ed essi erano sgomenti; coloro che lo seguivano erano impauriti": è il contesto. E lui a prepararli. Li prese i disparte, come ci volesse silenzio per dire le cose intime.

Dove puntava il suo viaggio? "Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell'uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani, lo derideranno, gli sputeranno addosso, lo flagelleranno e lo uccideranno, e dopo tre giorni risorgerà". Chiaro? Per tutta risposta si avvicinano Giacomo e Giovanni a chiedere posti in un prossimo futuro, uno a destra e l'altro a sinistra, indignazione immediata risentita corale del gruppo. Memoria corta. A ridosso delle parole che parlavano di sputi in faccia e crocifissione! Proprio non volevano capire. Forse che lui aveva cercato posti o si era fatto servire? La divaricazione è netta, tra un pensiero mondano e il pensiero di Gesù. Gesù è scritto li chiama a sé, tutti e dodici e dà la lezione che tante volte si è scolorita nel tempo. Oggi chiama noi e dice. "Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti".

Dominare, imporre la propria autorità, essere riveriti sulle piazze, avere privilegi? O andare per strade come quel Maestro, andare come tutti, con tutti, senza desideri di grandezza, se non la grandezza di avere servito, per quel poco che era nelle forze, e di averlo fatto con passione? Suona quasi imperiosa la parola di Gesù, dimenticata nei secoli: "Tra voi non così". Non sono uno storico, ma l'impressione è che come chiesa ben presto ci ha preso il fascino di essere come i grandi del mondo sino ad imitare i loro apparati. Abbiamo ricreato le gerarchie del mondo e non il primato dell'ultimo. E abbiamo scordato la parole di Gesù che ci ammoniva: "Tra voi non così". Ritornava il modello della piramide. Poi accadde la grazia di un Concilio. Che ha capovolto la piramide e ci ha raccontato della chiesa come popolo di Dio e all'interno del popolo di Dio i vari ministeri che lo innervano. "In questa Chiesa, come in una piramide capovolta" ha detto papa Francesco " il vertice si trova al di sotto della base".

E ancora. evocando lo sguardo del Concilio, chiede ai pastori di "stare in mezzo al popolo, non sopra il popolo: questo è il peccato brutto del clericalismo che uccide le pecore, non le guida, non le fa crescere, uccide. Quant'è attuale il Concilio: ci aiuta a respingere la tentazione di chiuderci nei recinti delle nostre comodità e convinzioni, per imitare lo stile di Dio: "andare in cerca della pecora perduta e ricondurre all'ovile quella smarrita, fasciare quella ferita e curare quella malata". In questi anni nella chiesa sono ritornate a risuonare parole come sinodo, sinodalità. Che nel loro significato evocano un camminare insieme; insieme sulla strada, dove c'è dignità per tutti, dove non è che tu puoi parlare e un altro no, dove anzi si ha la passione di far parlare quelli che per troppo tempo sonno stati fatti tacere: laici, donne, gli ultimi. E'- lasciate che la chiami così - una esercitazione in corso e conosce le sue fatiche, le sue esitazioni. Perché si tratta di scoprire insieme che cosa oggi è vangelo e che cosa no: "Tra voi non così". Nel rispetto di ciascuno, nel desiderio di ascoltare voci e sogni.

Sono vecchio e permettetemi l'immagine - la ripeto alla noia - : ascoltare nelle notti il bisbiglio dei sogni delle pecore e goderne. Come per una grazia.

 

Lettura del libro dei Giudici - Gdc 2, 6-17

In quei giorni. Quando Giosuè ebbe congedato il popolo, gli Israeliti se ne andarono, ciascuno nella sua eredità, a prendere in possesso la terra. Il popolo servì il Signore durante tutta la vita di Giosuè e degli anziani che sopravvissero a Giosuè e che avevano visto tutte le grandi opere che il Signore aveva fatto in favore d'Israele. Poi Giosuè, figlio di Nun, servo del Signore, morì a centodieci anni e fu sepolto nel territorio della sua eredità, a Timnat-Cheres, sulle montagne di Èfraim, a settentrione del monte Gaas. Anche tutta quella generazione fu riunita ai suoi padri; dopo di essa ne sorse un'altra, che non aveva conosciuto il Signore, né l'opera che aveva compiuto in favore d'Israele. Gli Israeliti fecero ciò che è male agli occhi del Signore e servirono i Baal; abbandonarono il Signore, Dio dei loro padri, che li aveva fatti uscire dalla terra d'Egitto, e seguirono altri dèi tra quelli dei popoli circostanti: si prostrarono davanti a loro e provocarono il Signore, abbandonarono il Signore e servirono Baal e le Astarti. Allora si accese l'ira del Signore contro Israele e li mise in mano a predatori che li depredarono; li vendette ai nemici che stavano loro intorno, ed essi non potevano più tener testa ai nemici. In tutte le loro spedizioni la mano del Signore era per il male, contro di loro, come il Signore aveva detto, come il Signore aveva loro giurato: furono ridotti all'estremo. Allora il Signore fece sorgere dei giudici, che li salvavano dalle mani di quelli che li depredavano. Ma neppure ai loro giudici davano ascolto, anzi si prostituivano ad altri dèi e si prostravano davanti a loro. Abbandonarono ben presto la via seguita dai loro padri, i quali avevano obbedito ai comandi del Signore: essi non fecero così.

Sal 105 (106)

Ricòrdati, Signore, del tuo popolo e perdona. I figli d'Israele si mescolarono con le genti e impararono ad agire come loro. Servirono i loro idoli e questi furono per loro un tranello. R Si contaminarono con le loro opere, si prostituirono con le loro azioni. L'ira del Signore si accese contro il suo popolo ed egli ebbe in orrore la sua eredità. R Molte volte li aveva liberati, eppure si ostinarono nei loro progetti e furono abbattuti per le loro colpe; ma egli vide la loro angustia, quando udì il loro grido. R

Prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicesi - 1Ts 2, 1-2. 4-12

Voi stessi, fratelli, sapete bene che la nostra venuta in mezzo a voi non è stata inutile. Ma, dopo avere sofferto e subìto oltraggi a Filippi, come sapete, abbiamo trovato nel nostro Dio il coraggio di annunciarvi il vangelo di Dio in mezzo a molte lotte. Come Dio ci ha trovato degni di affidarci il Vangelo così noi lo annunciamo, non cercando di piacere agli uomini, ma a Dio, che prova i nostri cuori. Mai infatti abbiamo usato parole di adulazione, come sapete, né abbiamo avuto intenzioni di cupidigia: Dio ne è testimone. E neppure abbiamo cercato la gloria umana, né da voi né da altri, pur potendo far valere la nostra autorità di apostoli di Cristo. Invece siamo stati amorevoli in mezzo a voi, come una madre che ha cura dei propri figli. Così, affezionati a voi, avremmo desiderato trasmettervi non solo il vangelo di Dio, ma la nostra stessa vita, perché ci siete diventati cari. Voi ricordate infatti, fratelli, il nostro duro lavoro e la nostra fatica: lavorando notte e giorno per non essere di peso ad alcuno di voi, vi abbiamo annunciato il vangelo di Dio. Voi siete testimoni, e lo è anche Dio, che il nostro comportamento verso di voi, che credete, è stato santo, giusto e irreprensibile. Sapete pure che, come fa un padre verso i propri figli, abbiamo esortato ciascuno di voi, vi abbiamo incoraggiato e scongiurato di comportarvi in maniera degna di Dio, che vi chiama al suo regno e alla sua gloria.

Lettura del Vangelo secondo Marco - Mc 10, 35-45

In quel tempo. Si avvicinarono al Signore Gesù Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedeo, dicendogli: "Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo". Egli disse loro: "Che cosa volete che io faccia per voi?". Gli risposero: "Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra". Gesù disse loro: "Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato? ". Gli risposero: "Lo possiamo". E Gesù disse loro: "Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato". Gli altri dieci, avendo sentito, incominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: "Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti".

 

 


 
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