la parola della domenica

 

Anno liturgico C


omelia di don Angelo nella sesta Domenica dopo il Martirio
secondo il rito ambrosiano


5 ottobre 2025



 

 

1Re 17, 6-16
Sal 4
Eb 13, 1-8
Mt 10, 40-42

ll brano di Matteo oggi ha un impasto di poche parole, ma, come pane appena sfornato, ha il profumo di tutto il vangelo. Gli esegeti ci dicono che queste sono le parole di Gesù a conclusione del suo discorso sulla missione dei discepoli. Come fosse questa la cosa da ricordare - o se volete - questa su tutte, questa: che lo stile, inconfondibile, dei discepoli è l'accoglienza, l'ospitalità. Qui si chiude o, se volete, da qui si parte. Ma come? Abbiate l'accoglienza negli occhi. Seguite nel brano il verbo 'accogliere', è come un rincorrersi a onde, la stessa acqua, diversi approdi: "Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto".

Quasi assistessimo, nel minuscolo brano, a uno straripare di onde: l'accoglienza straripa. C'è dunque anche uno straripare buono, quello del bene, tracima anche la lucentezza della ospitalità. Che ha sorgente lontana: a straripare nell'accoglienza è Dio, poi l'onda tocca noi: "Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato" Lui, Gesù, l'accoglienza se la portava - perdonate l'espressione - sulla pelle; l'aveva respirata che più non si può nell'immenso del divino. Poi, diventando come uno di noi, incrociò accoglienza e pure respingimento degli umani. Ospitato - e con quale tenerezza -per lo scorrere di nove lune nel grembo tenero di una ragazza, occhi di luce, di Nazaret. E subito spettatore di ospitalità nella casa sui monti di Giuda: lui, ancora in grembo a intendere che ospitalità non è solo un uscio aperto, ma lo stringersi, il confidarsi il raccontarsi, vivere emozioni, stupori e timori, e darsi cura… e tu sei dentro, non hai solcato solo la soglia di una casa, ma sei nel luogo dell'anima.

Sua madre ed Elisabetta, il magistero dell'ospitalità. Poi crebbe a quella scuola Ma, proprio allo sfiorire della nona luna, conobbe respingimento: "Si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c'era posto per loro nell'albergo". E furono ospitalità mani trepide e sognanti, di Giuseppe e Maria. Poi fu vita ad apprendere e ad insegnare con gesti e parole l'accoglienza. Potremmo radunare la sua vita in una sola parola, fu il suo stile dall'inizio alla fine: accogliere. Alla fine, fine di croce, nel cielo buio, a splendere furono parole di accoglienza. Le prime quelle del ladro, poi quelle di Gesù, quasi un intrecciarsi di parole di accoglienza. Tra urla di respingimento le parole di un ladro che agli occhi del compagno di sventura, rivendicava la giustizia del rabbi di Nazaret. E lui, Gesù, ospitato da un malfattore. Che poi supplicava: "Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno". Gli rispose - e non aveva più fiato - : "In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso". Ospitato ora il ladro, Gesù a fargli posto.

Perdonate se mi sono dilungato, ma è per ricordare, prima di tutti a me stesso, che se accogliere fu il segreto e lo stile di Gesù, questo deve diventare il segreto e lo stile dei suoi discepoli. Come fossimo chiamati a un apprendimento. Non avremo forse ma finito di apprendere. Accoglienza è fare spazio, è il contrario di respingere, di occupare. Dovrò per tutta la mia vita fare i conti con il mio 'io' ingombrante, che purtroppo a volte si nasconde sotto declamazioni di appartenenza a Dio, a salvaguardia della vera fede, oppure sotto dichiarazioni di agire per il bene della società, del paese, dei popoli. Non accolgo, occupo, ingombro. Ebbene a volte siamo chiamati ad apprendere accoglienza da lidi lontani, fuori da nostri recinti occupati da troppe parole. In questo senso emblematico è il racconto di Elia e della innominata vedova di Sarepta. Elia è un profeta in sete; e Dio lo manda da una vedova che con suo figlio vive in Sarepta.

Potremmo leggere l'incontro alla luce della domanda: chi occupa e chi accoglie? E' scritto: "Arrivato alla porta della città, ecco una vedova che raccoglieva legna. La chiamò e le disse: "Prendimi un po' d'acqua in un vaso, perché io possa bere". Mentre quella andava a prenderla, le gridò: "Per favore, prendimi anche un pezzo di pane". Elia, che pure è profeta, occupa, ha parole imperiose che hanno tono da occupante, negli occhi solo il suo bisogno; fuori dalla casa della vedova, senza minimamente pensare a quello che lei e il figlio stavano drammaticamente attraversando. Fu lei con un groppo in gola a ricordare che quel poco che raccattava era in vigilia di morte. "Per la vita del Signore, tuo Dio, non ho nulla di cotto, ma solo un pugno di farina nella giara e un po' d'olio nell'orcio; ora raccolgo due pezzi di legna, dopo andrò a prepararla per me e per mio figlio: la mangeremo e poi moriremo". Il profeta non demorde, prima c'è lui. Colpisce e fa paura l'ordine, tutto comando. Gridato da lontano, non l'aveva ancora negli occhi.

Le disse: "Non temere; va' a fare come hai detto. Prima però prepara una piccola focaccia per me e portamela; quindi ne preparerai per te e per tuo figlio…". Colpisce e fa paura il "prima". Prima per me; prima io, poi tu e tuo figlio. Quando nel mondo prende piede il "prima io", il "prima noi", quando a essere ferita a morte è l'accoglienza , l'erba del mondo diventa asfalto. E perdiamo visita di angeli, ricordiamolo. Il richiamo a ricordare era oggi nella Lettera aglI Ebrei: "Fratelli, l'amore fraterno resti saldo. Non dimenticate l'ospitalità; alcuni, praticandola, senza saperlo hanno accolto degli angeli". Non tutto è ancora asfalto.

Ascolta la voce della terra, abbevera l'erba con l'acqua dell'accoglienza. Dalle ospitalità.

 

Lettura del primo libro dei Re - 1Re 17, 6-16

In quei giorni. I corvi portavano ad Elia pane e carne al mattino, e pane e carne alla sera; egli beveva dal torrente. Dopo alcuni giorni il torrente si seccò, perché non era piovuto sulla terra. Fu rivolta a lui la parola del Signore: "Àlzati, va' a Sarepta di Sidone; ecco, io là ho dato ordine a una vedova di sostenerti". Egli si alzò e andò a Sarepta. Arrivato alla porta della città, ecco una vedova che raccoglieva legna. La chiamò e le disse: "Prendimi un po' d'acqua in un vaso, perché io possa bere". Mentre quella andava a prenderla, le gridò: "Per favore, prendimi anche un pezzo di pane". Quella rispose: "Per la vita del Signore, tuo Dio, non ho nulla di cotto, ma solo un pugno di farina nella giara e un po' d'olio nell'orcio; ora raccolgo due pezzi di legna, dopo andrò a prepararla per me e per mio figlio: la mangeremo e poi moriremo". Elia le disse: "Non temere; va' a fare come hai detto. Prima però prepara una piccola focaccia per me e portamela; quindi ne preparerai per te e per tuo figlio, poiché così dice il Signore, Dio d'Israele: "La farina della giara non si esaurirà e l'orcio dell'olio non diminuirà fino al giorno in cui il Signore manderà la pioggia sulla faccia della terra"". Quella andò e fece come aveva detto Elia; poi mangiarono lei, lui e la casa di lei per diversi giorni. La farina della giara non venne meno e l'orcio dell'olio non diminuì, secondo la parola che il Signore aveva pronunciato per mezzo di Elia.

Sal 4

Chi spera nel Signore, non resta deluso. Quando t'invoco, rispondimi, Dio della mia giustizia! Nell'angoscia mi hai dato sollievo; pietà di me, ascolta la mia preghiera. Sappiatelo: il Signore fa prodigi per il suo fedele; il Signore mi ascolta quando lo invoco. R Tremate e più non peccate, nel silenzio, sul vostro letto, esaminate il vostro cuore. Offrite sacrifici legittimi e confidate nel Signore. R Molti dicono: "Chi ci farà vedere il bene, se da noi, Signore, è fuggita la luce del tuo volto?". Hai messo più gioia nel mio cuore di quanta ne diano a loro grano e vino in abbondanza. R

Lettera agli Ebrei - Eb 13, 1-8

Fratelli, l'amore fraterno resti saldo. Non dimenticate l'ospitalità; alcuni, praticandola, senza saperlo hanno accolto degli angeli. Ricordatevi dei carcerati, come se foste loro compagni di carcere, e di quelli che sono maltrattati, perché anche voi avete un corpo. Il matrimonio sia rispettato da tutti e il letto nuziale sia senza macchia. I fornicatori e gli adùlteri saranno giudicati da Dio. La vostra condotta sia senza avarizia; accontentatevi di quello che avete, perché Dio stesso ha detto: "Non ti lascerò e non ti abbandonerò". Così possiamo dire con fiducia: "Il Signore è il mio aiuto, non avrò paura. Che cosa può farmi l'uomo?". Ricordatevi dei vostri capi, i quali vi hanno annunciato la parola di Dio. Considerando attentamente l'esito finale della loro vita, imitatene la fede. Gesù Cristo è lo stesso ieri e oggi e per sempre!

Lettura del Vangelo secondo Matteo - Mt 10, 40-42

In quel tempo. Il Signore Gesù disse: "Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto. Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d'acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa".

 

 


 
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