la parola della domenica

 

Anno liturgico C
omelia di don Angelo nella quinta Domenica dopo l'Epifania
secondo il rito ambrosiano


6 febbraio 2022



 

 

Ez 37,21-26
Sal 32
Rm 10,9-13
Mt 8,5-13

Oggi abbiamo ascoltato parole dal rotolo di Ezechiele. Ebbene il profeta le avrebbe dovuto dire - e le disse - al suo popolo, tenendo in mano qualcosa. Che cosa tenesse in mano il profeta, è stato omesso nella nostra lettura e immagino che spiaccia a tutti coloro che, come me, amano le immagini. Sono le immagini ad accendere le parole che seguono. Per questo vorrei proporvele: "Mi fu rivolta questa parola del Signore: "Figlio d'uomo, prendi un legno e scrivici sopra: "Giuda e i figli d'Israele uniti a lui". Poi prendi un altro legno e scrivici sopra: "Giuseppe, legno di Efraim, e tutta la casa d'Israele unita a lui". Accostali l'uno all'altro in modo da fare un legno solo, che formino una cosa sola nella tua mano"!

Voi mi capite, una suggestiva immagine dell'unità. Che mi ha ricordato come alcuni quotidiani, giorni fa, parlassero di una mostra nella nostra città dal titolo "Legni cuciti", un grande architetto! Ma, insieme, l'immagine mi richiama altri volti, di amici ed amiche, l'arte dei legni. E notate, non legni incastrati né incollati, solo uniti, ognuno rispettato nella sua dignità. "Dignità" parola evocata, quasi in un decalogo, dal Presidente Mattarella nel suo discorso di inizio di un nuovo mandato. Legni che si affacciano, che si parlano, sorprendono il valore dell'altro, la dignità di ciascuno.

Parola sacra la "dignità", purtroppo spesso disattesa nella sua struggente implorazione, o persino violata, sconsacrata: "Formino una cosa sola nelle mie mani". Starei per dire che l'immagine dei legni riuniti si dilata e va oltre i confini di un popolo, va al riconoscimento della dignità di tutti. Oggi Paolo, nelle lettera ai Romani, premeva verso questo riconoscimento universale, "poiché" scrive "non c'è distinzione fra Giudeo e Greco, dato che lui stesso è il Signore di tutti". Tutti uniti, non incollati, nella mano di Dio. Dobbiamo ammettere che il percorso verso questo riconoscimento della dignità del greco, del pagano, non fu privo di lentezze e di ostacoli.

A volte le stesse scritture sembravano insinuare o persino indurre a sentimenti di diffidenza, se non di sospetto o di disprezzo, verso popoli altri, i pagani. Dobbiamo anche riconoscere che si erano create, nell'immaginario comune, convinzioni e tradizioni che consideravano quelli fuori del popolo d'Israele, gli altri, i diversi, come impuri. Altro che legni uniti nella mano di un Dio creatore! E dobbiamo anche aggiungere che questa era l'aria che, per lo più, Gesù crescendo aveva respirato, aria ammorbata, avversa allo straniero. L'aria, che nega limpidezza all'orizzonte, non si era purtroppo dissolta sotto i cieli ai tempi di Gesù. Ma - confessiamolo - nemmeno sotto i nostri cieli. Anche noi la respiriamo, anche Gesù l'aveva respirata. E vengo così al vangelo.

E non so se oso troppo dicendo che il racconto di Matteo è come se avvicinasse due legni, di suggestione rara, Gesù e il centurione pagano. Il testo è di una bellezza che prende il cuore, anche per i sentimenti che pulsano sul fondale e sono come celebrati nelle parole del racconto, persino nel bianco tra parola e parola: i sentimenti, capite! Prima di sfiorare il racconto vorrei indugiare su un passaggio, che sembra confermare i pensieri che ora stavamo condividendo. Se tentassimo di immaginare che cosa si mosse dentro Gesù alle parole del centurione, legno accanto a legno?

E' scritto: lo prese un sentimento di meraviglia, di stupore quasi gli si stesse svelando più limpidamente qualcosa. Matteo lo lascia intendere da una fessura, scrivendo: "Ascoltandolo, Gesù si meravigliò". Si meravigliò, come sgranasse gli occhi. Il centurione allontanava d'un colpo lo stereotipo dello straniero che ancora era nell'aria. Si meravigliò, era una meraviglia, le sue parole una meraviglia. Dal paese dei non circoncisi. E noi siamo capaci di meraviglia per gesti e parole da altri paesi? Matteo ha sposato due verbi, che lasciano una traccia troppo importante, ineludibile, per noi lettori del vangelo, scrive: "Ascoltandolo si meravigliò".

"Ascoltandolo": se non ascolti, se non stai a millimetri di occhi, se giudichi da lontano, se uno per te è un nome e e non una persona in carne ed ossa, passerai la vita barricato in quello che hai sempre pensato o ti hanno fatto pensare, e non ci sarà meraviglia, ma solo pregiudizio. "Ascoltandolo": la meraviglia viene dopo. Se non c'è la premessa non accade. Ascoltandolo. Ma che cosa aveva mai detto il centurione, per far dire a Gesù: "In Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande!"?. Sono andato a rileggere. Due fessure. Certo, un'altra idea di fede. Sono due le espressioni del centurione. Le estraggo.

La prima: "Lo scongiurava e diceva: 'Signore, il mio servo è in casa, a letto, paralizzato e soffre terribilmente'". La seconda: "Io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma dì soltanto una parola e il mio servo sarà guarito". "Signore, il mio servo è in casa, a letto, paralizzato e soffre terribilmente". E lo scongiurava. Immagino che l'abbiate notato: di solito sono i servi che si muovono per il loro padrone. Qui è semplicemente il contrario. E il centurione ha parole accorate, pulsa il cuore, dice: "Soffre terribilmente". Legno accanto a legno, come evaporassero i ruoli. Accade la fede, quando scompaiono le distinzioni e rimane l'umano. E splende la fiducia. Fede è sporgersi. Con fiducia.

La seconda espressione: "Io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto". Un umile sentire. E' in un umile sentire che intravvedi la fede, ti sporgi, ti abbandoni. Nell'arroganza non ti sporgi, hai fede solo in te stesso. Un legno presuntuosamente solo. Le due strade della fede andrebbero ripercorse, lascio a voi. Per un accenno - solo un accenno a un particolare, che poi un particolare non è - che mi sembra bellissimo: Gesù opera a distanza, e arriva, non visto, a un servo, e legno da lontano abbraccia un altro legno, un legno diverso, nel segreto dell'invisibilità, e senza chiedere nulla. Quasi a dirci che l'amore opera anche a distanza.

E che non è vero, non è proprio vero, che "lontano dagli occhi, lontano dal cuore". A clamorosa smentita.

 

Lettura del profeta Ezechiele - Ez 37, 21-26

In quei giorni. Il Signore mi parlò dicendo: "Così dice il Signore Dio: Ecco, io prenderò i figli d'Israele dalle nazioni fra le quali sono andati e li radunerò da ogni parte e li ricondurrò nella loro terra: farò di loro un solo popolo nella mia terra, sui monti d'Israele; un solo re regnerà su tutti loro e non saranno più due popoli, né sarànno più divisi in due regni. Non si contamineranno più con i loro idoli, con i loro abomini e con tutte le loro iniquità; li libererò da tutte le ribellioni con cui hanno peccato, li purificherò e saranno il mio popolo e io sarò il loro Dio. Il mio servo Davide regnerà su di loro e vi sarà un unico pastore per tutti; seguiranno le mie norme, osserveranno le mie leggi e le metteranno in pratica. Abiteranno nella terra che ho dato al mio servo Giacobbe. In quella terra su cui abitarono i loro padri, abiteranno essi, i loro figli e i figli dei loro figli, per sempre; il mio servo Davide sarà loro re per sempre. Farò con loro un'alleanza di pace; sarà un'alleanza eterna con loro. . Li stabilirò e li moltiplicherò e porrò il mio santuario in mezzo a loro per sempre".

Sal 32 (33)

Il Signore veglia su chi lo teme. Esultate, o giusti, nel Signore; per gli uomini retti è bella la lode. Lodate il Signore con la cetra, con l'arpa a dieci corde a lui cantate. Cantate al Signore un canto nuovo, con arte suonate la cetra e acclamate. R Il Signore guarda dal cielo: egli vede tutti gli uomini; dal trono dove siede scruta tutti gli abitanti della terra, lui, che di ognuno ha plasmato il cuore e ne comprende tutte le opere. R Beata la nazione che ha il Signore come Dio, il popolo che egli ha scelto come sua eredità. Ecco, l'occhio del Signore è su chi lo teme, su chi spera nel suo amore, per liberarlo dalla morte e nutrirlo in tempo di fame. R

Lettera di san Paolo apostolo ai Romani - Rm 10,9-13

Carissimo, se con la tua bocca proclamerai: "Gesù è il Signore!", e con il tuo cuore crederai che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo. Con il cuore infatti si crede per ottenere la giustizia, e con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza. Dice infatti la Scrittura: "Chiunque crede in lui non sarà deluso". Poiché non c'è distinzione fra Giudeo e Greco, dato che lui stesso è il Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che lo invocano. Infatti: "Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato".

Lettura del Vangelo secondo Matteo - Mt 8,5-13

In quel tempo. Quando il Signore Gesù fu entrato in Cafàrnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava e diceva: "Signore, il mio servo è in casa, a letto, paralizzato e soffre terribilmente". Gli disse: "Verrò e lo guarirò". Ma il centurione rispose: "Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di' soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Pur essendo anch'io un subalterno, ho dei soldati sotto di me e dico a uno: "Va'!", ed egli va; e a un altro: "Vieni!", ed egli viene; e al mio servo: "Fa' questo!", ed egli lo fa". Ascoltandolo, Gesù si meravigliò e disse a quelli che lo seguivano: "In verità io vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande! Ora io vi dico che molti verranno dall'oriente e dall'occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli, mentre i figli del regno saranno cacciati fuori, nelle tenebre, dove sarà pianto e stridore di denti". E Gesù disse al centurione: "Va', avvenga per te come hai creduto". In quell'istante il suo servo fu guarito.

 

 


 
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