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la parola della domenica
Anno
liturgico B
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Es 33,7-11a Le domeniche di quaresima nel nostro rito ambrosiano si accendono a un nome: dopo quella della Samaritana, dopo quella di Abramo, questa domenica passa per la domenica del cieco. Di uno che era cieco dalla nascita. E anche questo è un brano di un fascino particolare. E vorrei iniziare da un'osservazione sul numero dei versetti. "Un dettaglio": potrebbe giustamente dire qualcuno. Ma anche i dettagli a volte, o spesso, parlano. Ebbene penso che a molti di voi non sia sfuggito questo dettaglio: lungo, il racconto, ma il gioiello si racchiude, vive, in pochi versetti. Vorrei dire, come un'isola purissima, di luce, in un mare inquieto, e non solo inquieto, un'isola di una bellezza straordinaria, commovente. E tu l'hai vista nel racconto, se sei in cerca di bellezza: poche righe in un frastuono di parole che tengono quasi tutto il brano. Un'isola. No forse due, due piccole isole dove vivono Gesù e il cieco. Loro due. La prima sta all'inizio: "Passando, il Signore Gesù vide un uomo cieco dalla nascita…sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: "Va' a lavarti nella piscina di Sìloe" - che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva". Tutto qui? Sì la bellezza di un Rabbi, che non incanta per le parole, incanta perché lui vede, vede gli occhi spenti, morti, di un cieco, Vede il buio di quegli occhi. E a me piace pensare che in lui non si fossero scolorite immagini lontane, lontane che più lontane non si può, quando nell'in principio suo Padre disse: "Sia la luce", e la luce fu, quando suo Padre - usiamo immagini - impastò fango e il fango, al suo soffio, prese vita, divenne un essere vivente. Gesù passando vide, vide gli occhi senza luce, una vita che senza luce non era vita: vide il cieco. Non gli era arrivata una implorazione, forse anche perché a un certo punto non ci speri più, ti rassegni a mendicare. Lo vide, fece fango come il Dio della creazione. Il cieco sentì le sue mani, s'incantò a come modellava il fango sugli occhi. Un uomo, per lui, che fa tacere chiacchiere vane, uno che si accorge di te, uno che ha tepore di mani. Sì, di uno così, poteva fidarsi: andare alla piscina, lavarsi gli occhi, qualcosa sarebbe accaduto. Tornò che ci vedeva. Non lo trovò. Ora che poteva legare le voci a dei volti, gli era rimasta per ora solo la sua voce, quel timbro della voce. Alla fine però di quella giornata, dopo un lungo intermezzo cui accenneremo, fu congiungimento di voce e di viso, quella voce aveva un viso, la voce che l'aveva come accarezzato, ecco, aveva un viso. Piccola isola di bellezza ora l'incontro, è a occhi aperti. Era appena stato cacciato dal tempio: "E lo cacciarono fuori. Gesù seppe che l'avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: "Tu, credi nel Figlio dell'uomo?". Egli rispose: "E chi è, Signore, perché io creda in lui?". Gli disse Gesù: "Lo hai visto: è colui che parla con te". Ed egli disse: "Credo, Signore!". Tutto qui? La bellezza del racconto è in queste poche righe. All'inizio e alla fine, dove splende l'umanità. Sì, tutto qui. Gli occhi, i nostri, riposano nella bellezza di queste due piccole isole. "Il resto del racconto?" - mi chiederete -. Potrei tentare un titolo: "Come rovinare la bellezza". Sì, come si può, accecati, rovinare la bellezza. E parlo delle insopportabilità di quel fiume di parole, che aveva già avuto un principio, se pur più tenue, nella domanda dei discepoli: "Chi ha peccato? Lui o i suoi genitori?". Le discussioni sul peccato. E non ti si spezza il cuore per gli occhi del cieco, per la fatica di una vita da cieco. L'inizio della insopportabilità delle parole, ma poi il dilagare delle discussioni nel tempio. Le isole di bellezza - ricordate? - sono all'aria aperte. E ancora è, alla fin fine, tutto un discutere di peccato. Fino a dire che peccato è il cieco, peccato è colui che lo ha guarito. Un rimbombo di parole, discussioni all'infinito, anche oggi, in ogni ambito, con l'arte - ma non vorrei offendere la parola "arte" - con la strategia di corrompere le parole e di cancellare dagli occhi la realtà viva dei fatti. Per inciso, ci sarebbe tanto da dire, ma è solo un episodio: oggi la realtà viva si sta impallidendo, ci sono i numeri. Discutiamo sui numeri, per catturare consensi. Ma dietro i numeri, lo pensiamo ancora che ci sono storie? Discutiamo. "Guarda" potrebbe dire qualcuno "guarda che non gliene importa niente". Mentre dicono che gliene importa, il viso racconta tutt'altro. L'insopportabilità delle parole che piovono dal'alto: loro sanno, sanno di sapere. E dentro quel magma oscuro tenta a fatica di farsi strada l'ultimo, l'uomo che era stato cieco. Lui sta e rimane sui fatti, e, proprio perché lui vive di fatti, chiede a quelli che si vantano di sapere se uno che è peccato può aprire gli occhi a un cieco E a loro che sanno tutto chiede come mai non sappiano da dove venga quell'Unico, che gli ha aperto gli occhi. A volte penso che avremmo bisogno anche noi di quel cieco senza nome per vanificare con una parola, una sola, l'imperversare, arrogante ma cieco, delle nostre infinite discussioni. Vorrei sfiorare un ultimo pensiero, voi ne troverete altri, molti altri, voi avete occhi. Gesù e il cieco. Alla piscina gli si sono illuminati gli occhi, ma fu inizio di un cammino interiore. Di una illuminazione. Perché anche la fede è un illuminarsi e l'illuminazione non è mai finita. Voi vi siete accorti che, del suo guaritore, colui che era stato cieco prima dice "l'uomo che si chiama Gesù", poi dirà: "E' un profeta". Poi, davanti a lui: "Credo, Signore". Forse qui è delineato un percorso. E il percorso conosce tappe. Anche per la fede E le tappe, lasciatemelo dire, hanno un valore, perché portano in quella direzione. Purtroppo ho sentito togliere ogni valore a donne e uomini in ricerca solo perché dicevano che in Gesù ravvisavano pienezza di umanità o il brivido della profezia. Tappe di avvicinamento. Senza le quali, senza averlo conosciuto come uomo e profeta, dire che è il Signore sarebbe come dargli un nome senza colore. Forse anche per questo vorrei sentire le mani di Gesù spalmare, tenere, il fango sui miei occhi.
Lettura del libro dell'Esodo - Es 33, 7-11a In quei giorni. Mosè prendeva la tenda e la piantava fuori dell'accampamento, a una certa distanza dall'accampamento, e l'aveva chiamata tenda del convegno; appunto a questa tenda del convegno, posta fuori dell'accampamento, si recava chiunque volesse consultare il Signore. Quando Mosè usciva per recarsi alla tenda, tutto il popolo si alzava in piedi, stando ciascuno all'ingresso della sua tenda: seguivano con lo sguardo Mosè, finché non fosse entrato nella tenda. Quando Mosè entrava nella tenda, scendeva la colonna di nube e restava all'ingresso della tenda, e parlava con Mosè. Tutto il popolo vedeva la colonna di nube, che stava all'ingresso della tenda, e tutti si alzavano e si prostravano ciascuno all'ingresso della propria tenda. Il Signore parlava con Mosè faccia a faccia, come uno parla con il proprio amico. Sal 35 (36) Signore, nella tua luce vediamo la luce. Signore, il tuo amore è nel cielo, la tua fedeltà fino alle nubi, la tua giustizia è come le più alte montagne, il tuo giudizio come l'abisso profondo: uomini e bestie tu salvi, Signore. R Quanto è prezioso il tuo amore, o Dio! Si rifugiano gli uomini all'ombra delle tue ali, si saziano dell'abbondanza della tua casa: tu li disseti al torrente delle tue delizie. R È in te la sorgente della vita, alla tua luce vediamo la luce. Riversa il tuo amore su chi ti riconosce, la tua giustizia sui retti di cuore. R Prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicesi - 1Ts 4,1b-12 Fratelli, vi preghiamo e supplichiamo nel Signore Gesù affinché, come avete imparato da noi il modo di comportarvi e di piacere a Dio - e così già vi comportate -, possiate progredire ancora di più. Voi conoscete quali regole di vita vi abbiamo dato da parte del Signore Gesù. Questa infatti è volontà di Dio, la vostra santificazione: che vi asteniate dall'impurità, che ciascuno di voi sappia trattare il proprio corpo con santità e rispetto, senza lasciarsi dominare dalla passione, come i pagani che non conoscono Dio; che nessuno in questo campo offenda o inganni il proprio fratello, perché il Signore punisce tutte queste cose, come vi abbiamo già detto e ribadito. Dio non ci ha chiamati all'impurità, ma alla santificazione. Perciò chi disprezza queste cose non disprezza un uomo, ma Dio stesso, che vi dona il suo santo Spirito. Riguardo all'amore fraterno, non avete bisogno che ve ne scriva; voi stessi infatti avete imparato da Dio ad amarvi gli uni gli altri, e questo lo fate verso tutti i fratelli dell'intera Macedonia. Ma vi esortiamo, fratelli, a progredire ancora di più e a fare tutto il possibile per vivere in pace, occuparvi delle vostre cose e lavorare con le vostre mani, come vi abbiamo ordinato, e così condurre una vita decorosa di fronte agli estranei e non avere bisogno di nessuno. Lettura del Vangelo secondo Giovanni - Gv 9,1-38b In quel tempo. Passando, il Signore Gesù vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: "Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?". Rispose Gesù: "Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo". Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: "Va' a lavarti nella piscina di Sìloe" - che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: "Non è lui quello che stava seduto a chiedere l'elemosina?". Alcuni dicevano: "È lui"; altri dicevano: "No, ma è uno che gli assomiglia". Ed egli diceva: "Sono io!". Allora gli domandarono: "In che modo ti sono stati aperti gli occhi?". Egli rispose: "L'uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, mi ha spalmato gli occhi e mi ha detto: "Va' a Sìloe e làvati!". Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista". Gli dissero: "Dov'è costui?". Rispose: "Non lo so". Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: "Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo". Allora alcuni dei farisei dicevano: "Quest'uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato". Altri invece dicevano: "Come può un peccatore compiere segni di questo genere?". E c'era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: "Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?". Egli rispose: "È un profeta!". Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. E li interrogarono: "È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?". I genitori di lui risposero: "Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l'età, parlerà lui di sé". Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. Per questo i suoi genitori dissero: "Ha l'età: chiedetelo a lui!". Allora chiamarono di nuovo l'uomo che era stato cieco e gli dissero: "Da' gloria a Dio! Noi sappiamo che quest'uomo è un peccatore". Quello rispose: "Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo". Allora gli dissero: "Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?". Rispose loro: "Ve l'ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?". Lo insultarono e dissero: "Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia". Rispose loro quell'uomo: "Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla". Gli replicarono: "Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?". E lo cacciarono fuori. Gesù seppe che l'avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: "Tu, credi nel Figlio dell'uomo?". Egli rispose: "E chi è, Signore, perché io creda in lui?". Gli disse Gesù: "Lo hai visto: è colui che parla con te". Ed egli disse: "Credo, Signore!". .
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