la parola della domenica

 

Anno liturgico B
omelia di don Angelo nella quarta Domenica di Quaresima
secondo il rito ambrosiano


11 marzo 2018



 

 

Es 33,7-11a
Sal 35
1Ts 4,1b-12
Gv 9,1-38b

 

Forse potrebbe essere un suggerimento: soffermarsi sui volti. Anche sui volti che fanno capolino in questo affascinante, emozionante, racconto del cieco nato. Indugiare sui volti. E dove trovi luce? Non so se succede anche a voi, a me succede. Di cercare luce negli occhi e sui volti. Immagino che accada anche a voi. Pensate, cosa antica. Accadeva ai tempi di Mosé, prima lettura. Fuori dall'accampamento Mosè aveva piantato una tenda, la tenda del Convegno, il convegno con Dio. Mi è rimasta negli occhi l'immagine del popolo, "tutto il popolo": quando Mosè si recava alla tenda, là dove sarebbe scesa la nube della presenza - e Dio avrebbe parlato a lui come uno parla con il proprio amico - "tutto il popolo si alzava in piedi ciascuno all'ingresso della sua tenda e seguivano con lo sguardo Mosè". Lo sguardo su Mosè, a cercare la luce sul suo volto.

Anche noi seguiamo con lo sguardo i volti nel racconto di Giovanni. Ma alla fine, a noi che cerchiamo luce negli occhi e sui visi, rimangono solo loro due, Gesù e il cieco, gli occhi di Gesù e gli occhi del cieco, la luce sul volto di Gesù e la luce sul volto del cieco. Hanno occhi malati e chiusi - leggete - tutti gli altri. I discepoli che passano senza fermarsi e fanno del dramma del cieco un caso teologico: "Chi ha peccato?". I giudei che fanno cronaca e pettegolezzo: "È lui, l'uomo che ora vede o non è lui? E' quello che mendicava?". I giudei e i farisei che forti dei loro dogmi, altro non sanno fare che inquisire il cieco e disprezzare il rabbi di Nazaret. I genitori unicamente preoccupati di quanto potrebbe capitare a loro dopo una loro aperta confessione. Non se ne salva uno nel racconto.

Storie di occhi chiusi, di occhi malati. In assenza di luce. Perché non basta avere occhi e che gli occhi siano fisicamente sani. Pensate, ad eccezione del cieco nato, tutti, nel racconto, hanno occhi fisicamente sani e - lasciatemi dire - nessuno che veda il cieco nel suo dolore prima e poi nella sua gioia. Solo Gesù. Passava con i suoi discepoli, non era dunque solo. Ma l'evangelista usa il singolare, "vide": "passando vide un uomo cieco dalla nascita". Mi sono fermato: passiamo in tanti per le strade, per le strade della vita, della città, ma quanti di noi vedono? Certo Gesù ancora oggi passa. E vede! Ad aprire i suoi occhi è la compassione. La compassione per quel cieco, mendicante senza più voce, tanto gli si era attossicata dentro alla radice ogni speranza, e, certo, non gli davano impulso a sperare i discorsi su colpe e non colpe che sentiva nell'aria.

A lui che gli occhi era come se non li avesse, ma gli orecchi, questi sì, li aveva fini! Dicevamo che ad aprirci gli occhi è la compassione, è l'amore. C'è altro, invece, che ce li chiude e li vela. Io penso che, se avessimo tempo, potremmo nel racconto ritrovare una serie di malattie che velano o chiudono pesantemente gli occhi. Il racconto - e voi lo avete notato - è costruito con una sapienza mirabile. Chiudono gli occhi i dogmatismi, da qualunque parte vengano, dalla religione o dalle ideologie, dogmatismi: "Chi ha peccato?". Dogmatismi che ti fanno adoratore di principi immobili, di tradizioni imbalsamate non ti permettono di posare con un minimo di tenerezza gli occhi su quel caso concreto, su quella storia di vita che ti sta davanti. Chiude gli occhi la superficialità: "E' lui! Non è lui!".

E tutto diventa pettegolezzo, cronaca svagata, i nostri buoni salotti. Parole, il mondo delle parole, pallide o urlate, lontane anni luce da uno sguardo di vera compassione. Chiude gli occhi il pregiudizio. Dicono: "Noi sappiamo che questo uomo è un peccatore. Non osserva il sabato!". Come se dicessimo: "I nostri manuali non lasciano una minima ombra di dubbio al riguardo". Ma tu l'hai guardato negli occhi, hai ascoltato la sua voce, ti sei mai chiesto che cosa spinga un uomo così ad agire in quel modo? Ci chiude gli occhi la difesa, "senza se e senza ma", di noi stessi, di noi stessi e della nostra quiete. I genitori del cieco altro non sanno fare che rispondere: "Ha l'età, chiedetelo a lui". Noi non ci compromettiamo. Sia salvo il nostro bene. Quanto a quello degli altri, ci pensino loro! Ci chiude gli occhi la presunzione: "Noi siamo discepoli di Mosè. Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio, ma costui non sappiamo di dove sia".

Noi "sappiamo", quante volte nel racconto questo verbo supponente: "noi sappiamo". E quante volte nella vita, nella nostra vita, fa ritorno: "Noi sappiamo!". E ora vengo, per gioia del cuore, agli occhi di Gesù, agli occhi del cieco. Il primo ad avere occhi, occhi aperti è Gesù. Dicevamo: "passando vide". E poi - lasciatemi dire - poi, alla fine, andò cercarlo, voleva vederlo. Pensate, alla nostra fede appartiene questa gioia: crediamo in un Dio che, passando, vede, ha occhi per te, non solo per le masse, anche per uno singolo. Uno è già tanto, è tutto per lui, gli basta per fermarsi. E gli occhi, i suoi, sono sempre aperti.

Ho letto di lui nel salmo 121 (3-5): "Non si addormenterà il tuo custode. Non si addormenterà, non prenderà sonno, il custode d'Israele. Il Signore è il tuo custode, il Signore è come ombra che ti copre".

E vengo agli occhi del cieco, che, per grazia, si aprono. Si aprono fuori e dentro. Vede fuori e vede dentro di sé. Con una progressione stupefacente nel racconto. E' meraviglioso vedere come uno, da sempre mendicante, da sempre guidato da altri, eterodiretto da nascita, incontrando Gesù, acquisti in consapevolezza, in franchezza, in scioltezza, in coraggio, in libertà, in ironia - sana ironia -, in fiducia, in un contesto in cui le parole che gli vengono urlate intorno sono per togliergli fiducia nel profeta di Nazaret. Sino a confessare la sua fede, la sua fiducia in lui: "Tu, credi nel Figlio dell'uomo?. "E chi è, Signore , perché io creda in lui?". Gli disse Gesù: "L'hai visto, è colui che parla con te". Ed egli disse: "Credo, Signore". Occhi limpidi, ora, i suoi! E lui li apre, li apre alla luce del mondo.

Come è bella - mi dicevo - la fede che ti apre gli occhi. Niente oscurantismi! "Sono venuto" - diceva- "ad aprire gli occhi ai ciechi". E' meraviglioso. E tu fa' altrettanto.

 

Lettura del libro dell'Esodo 33, 7-11a

In quei giorni. Mosè prendeva la tenda e la piantava fuori dell'accampamento, a una certa distanza dall'accampamento, e l'aveva chiamata tenda del convegno; appunto a questa tenda del convegno, posta fuori dell'accampamento, si recava chiunque volesse consultare il Signore. Quando Mosè usciva per recarsi alla tenda, tutto il popolo si alzava in piedi, stando ciascuno all'ingresso della sua tenda: seguivano con lo sguardo Mosè, finché non fosse entrato nella tenda. Quando Mosè entrava nella tenda, scendeva la colonna di nube e restava all'ingresso della tenda, e parlava con Mosè. Tutto il popolo vedeva la colonna di nube, che stava all'ingresso della tenda, e tutti si alzavano e si prostravano ciascuno all'ingresso della propria tenda. Il Signore parlava con Mosè faccia a faccia, come uno parla con il proprio amico.

Sal 35 (36)

® Signore, nella tua luce vediamo la luce. Signore, il tuo amore è nel cielo, la tua fedeltà fino alle nubi, la tua giustizia è come le più alte montagne, il tuo giudizio come l'abisso profondo: uomini e bestie tu salvi, Signore.® Quanto è prezioso il tuo amore, o Dio! Si rifugiano gli uomini all'ombra delle tue ali, si saziano dell'abbondanza della tua casa: tu li disseti al torrente delle tue delizie. ® È in te la sorgente della vita, alla tua luce vediamo la luce. Riversa il tuo amore su chi ti riconosce, la tua giustizia sui retti di cuore.®

Prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicesi 4, 1b-12

Fratelli, vi preghiamo e supplichiamo nel Signore Gesù affinché, come avete imparato da noi il modo di comportarvi e di piacere a Dio - e così già vi comportate -, possiate progredire ancora di più. Voi conoscete quali regole di vita vi abbiamo dato da parte del Signore Gesù. Questa infatti è volontà di Dio, la vostra santificazione: che vi asteniate dall'impurità, che ciascuno di voi sappia trattare il proprio corpo con santità e rispetto, senza lasciarsi dominare dalla passione, come i pagani che non conoscono Dio; che nessuno in questo campo offenda o inganni il proprio fratello, perché il Signore punisce tutte queste cose, come vi abbiamo già detto e ribadito. Dio non ci ha chiamati all'impurità, ma alla santificazione. Perciò chi disprezza queste cose non disprezza un uomo, ma Dio stesso, che vi dona il suo santo Spirito. Riguardo all'amore fraterno, non avete bisogno che ve ne scriva; voi stessi infatti avete imparato da Dio ad amarvi gli uni gli altri, e questo lo fate verso tutti i fratelli dell'intera Macedonia. Ma vi esortiamo, fratelli, a progredire ancora di più e a fare tutto il possibile per vivere in pace, occuparvi delle vostre cose e lavorare con le vostre mani, come vi abbiamo ordinato, e così condurre una vita decorosa di fronte agli estranei e non avere bisogno di nessuno.

 

Lettura del Vangelo secondo Giovanni 9, 1-38b

In quel tempo. Passando, il Signore Gesù vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: "Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?". Rispose Gesù: "Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo". Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: "Va' a lavarti nella piscina di Sìloe" - che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: "Non è lui quello che stava seduto a chiedere l'elemosina?". Alcuni dicevano: "È lui"; altri dicevano: "No, ma è uno che gli assomiglia". Ed egli diceva: "Sono io!". Allora gli domandarono: "In che modo ti sono stati aperti gli occhi?". Egli rispose: "L'uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, mi ha spalmato gli occhi e mi ha detto: "Va' a Sìloe e làvati!". Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista". Gli dissero: "Dov'è costui?". Rispose: "Non lo so". Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: "Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo". Allora alcuni dei farisei dicevano: "Quest'uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato". Altri invece dicevano: "Come può un peccatore compiere segni di questo genere?". E c'era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: "Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?". Egli rispose: "È un profeta!". Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. E li interrogarono: "È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?". I genitori di lui risposero: "Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l'età, parlerà lui di sé". Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. Per questo i suoi genitori dissero: "Ha l'età: chiedetelo a lui!". Allora chiamarono di nuovo l'uomo che era stato cieco e gli dissero: "Da' gloria a Dio! Noi sappiamo che quest'uomo è un peccatore". Quello rispose: "Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo". Allora gli dissero: "Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?". Rispose loro: "Ve l'ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?". Lo insultarono e dissero: "Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia". Rispose loro quell'uomo: "Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla". Gli replicarono: "Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?". E lo cacciarono fuori. Gesù seppe che l'avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: "Tu, credi nel Figlio dell'uomo?". Egli rispose: "E chi è, Signore, perché io creda in lui?". Gli disse Gesù: "Lo hai visto: è colui che parla con te". Ed egli disse: "Credo, Signore!".

 

 

 


 
stampa il testo
salva in  formato rtf
Segnala questa pagina ad un amico
scrivi il suo indirizzo e-mail:
 
         
     

 
torna alla home