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la parola della domenica
Anno liturgico A
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Is
40, 1-11 I passi dell'avvento in risposta a un'attesa. Una attesa che era lago, lago negli occhi di coloro che prorompevano in festa per un Messia, Gesù di Nazaret, in ingresso, su asina, nella città santa. Una strada piena di entusiasmo, di improvvisazioni, e di canti. Prima di scendere e poi salire a Gerusalemme, con il racconto di Matteo, vorrei dirvi che mi sono perso dietro immagini, quelle evocate dal profeta anonimo dell'esilio, immagini di rara suggestione. Indugiavo a parole, mi sarei perso dietro ognuna, anche perché allora accendevano occhi in terra di esilio, e noi viviamo un po' sempre in tempi e luoghi di esilio. Ero per le strade dell'esilio con il profeta, che di certo non parlava a un'aria immobile. Già le sue prime parole fanno battere il cuore: "Consolate, consolate il mio popolo - dice il vostro Dio - Parlate al cuore di Gerusalemme e gridatele che la sua tribolazione è compiuta". La venuta è di Dio, ma lui ci vuole collaboratori, collaboratori della consolazione. Io collaboro alla consolazione, a rinfrancare i cuori abbattuti? A colpirmi il verbo ripetuto: "Consolate. Consolate. Parlate al cuore". Conosciamo l'arte di consolare? Conosciamo la lingua che parla al cuore o dobbiamo impararla o riapprenderla? Come non accorgerci degli occhi che sono gonfi di pianto, di tristezza, di disperazione o dei pianti soffocati? Proprio non vi prende desiderio di asciugarli, di accarezzarli? Vedete, e non vi prende accoratezza per popolazioni in esilio? Per persone, in esilio da una vita che sia degna di essere chiamata lontanamente vita? A colpirmi nelle parole del profeta un grido. Non una semplice voce. E a forzare la voce in grido una passione, una passione di bene. Non è sempre così, a volte il grido nasce da ben altro. Ecco il grido di Dio, grido per una strada: "Una voce grida: "Nel deserto preparate la via al Signore, spianate nella steppa la strada per il nostro Dio. Ogni valle sia innalzata, ogni monte e ogni colle siano abbassati; il terreno accidentato si trasformi in piano e quello scosceso in vallata". Il grido di Dio per una strada: il bene prezioso di una strada, l'importanza e l'urgenza di una via, di una strada. Mi si affollano pensieri. Penso a Gesù che si autodefiniva "via", strada, ai discepoli del Messia che nel libro degli Atti vengono chiamati "quelli della via", della strada. Quasi a dirci la bellezza delle strade. Chiamati a preparare strade, anche nel deserto quando ad assalirti è l'incubo dello smarrimento. Da preparare è una strada. La strada parla di congiungimento, è là dove possono camminare tutti, niente ostacoli e tutti possano abbracciarsi, il contrario di fare a pezzi le strade per spezzare un popolo in due, il contrario, di mettere ostacoli al cammino di un altro, accade quando alziamo come macigni noi stessi, "appianate i monti" o quando deprediamo gli altri, voragini, "colmate le valli". Strade dove si cammini nella libertà senza essere spiati, senza paura per donne di essere stuprate, strade dove non ci spintona, ma ci si accompagna, non le strade ristrette dall'ossessione del primato, ma quelle dell'eleganza del servire, strade in festa. La mente corre all'aria antica delle feste di paese, a quella delle feste di quartiere, un racimolo di strade. Potremmo lasciarci sedurre da immagini lontane, ma non è tempo di lamenti, è tempo di preparare e di costruire. Tenendo desta la coscienza in noi, perché le strade si progettano dentro: che cosa ho sul mio tavolo di disegno dentro? Io che strade sto progettando nell'anima? L'anima è tavolo di disegno, di progettazione, e io che strade vado immaginando? Come vedete, mi sono lasciato sedurre da immagini del profeta, e mi rimane poco per parlare delle strade di Gerusalemme nel giorno del racconto di Matteo. Forse ci fa bene ricordare che non era una folla immensa, ma il clima che si respirava ci è facile immaginarlo, quasi ci fossimo. Squarci a non finire si apriranno a voi sostando. Io indugio a un dettaglio che fa sorpresa: la puntualità con cui Gesù progetta il suo ingresso, diremmo un ingresso alternativo; e tale doveva essere, perdonate, quasi si impuntasse. Quasi fosse sul suo tavolo da disegno. Penso a come si progettano le visite di chi conta, nel segno dell'alto, della vanità, del primeggiare, e chi prima e chi dopo. Qui nel segno del basso: "voglio un'asina con il suo puledro". E le cose nascano al momento e la genialità sia di tutti. Al cuore di quella visita per strade, un Dio che puoi toccare, niente guardie del corpo, si lascia toccare, è di tutti. Ed è una grande incantevole confusione, sconosciuta alla immobilità dei cerimoniali, alla ovvietà degli apparati. Voi, vi prego, custodite, almeno in ritagli, la spontaneità, l'immaginazione, la genialità. Troppo un vivere da plastica. E ora ancora debordo, così risparmiandovi un eccesso di omelie.
Siamo in vigilia della festa della immacolata concezione di Maria: vorrei
fare, da fessura minima, una brevissima sosta. E a inseguirmi, perdonate,
le immagini di una poesia e so di allontanarmi dai più profondi significati.
Sempre strade, infinite le strade. Maria fa il suo ingresso nel mondo
come noi nel nascondimento di un utero di donna. Né padre né madre nel
loro concepire ebbero presentimento della straordinarietà di una luce.
Poi per lei, dopo i nove mesi, tenerezza di braccia ad accoglierla, poi
fu casa e poi vita, le strade; e la fedeltà, tutt'altro che ovvia a quel
pulsare della luce dell'inizio. Lo guardava negli occhi, a volte le prendeva
timore: era un figlio, nei sogni alternativo. E non era facile, neppure per lei, essere fedele a quegli occhi: passavano i giorni e lui in basso e non in alto, aveva da sempre scelto la schiena d'asina, "venuto per servire e non per essere servito". Ma non era forse vero che anche lei, per fedeltà a quella luce dell'inizio, aveva risposto all'angelo: "Ecco la serva del Signore". Non il dominare ma l'esserci. Non vorrei sembrarvi irriverente, Maria non sogna piedistalli. La sua luce la racconta alla maniera del suo figlio, non distanziandosi, ma passando per la strada di tutti, colma di grazia. Me la racconta ancora una volta una poesia di Antonia Pozzi:
"Sul greppo che di tenero verde Quando la lucentezza è su una schiena d'asino.
Lettura del profeta Isaia - Is 40, 1-11 "Consolate, consolate il mio popolo - dice il vostro Dio -. Parlate al cuore di Gerusalemme e gridatele che la sua tribolazione è compiuta, la sua colpa è scontata, perché ha ricevuto dalla mano del Signore il doppio per tutti i suoi peccati". Una voce grida: "Nel deserto preparate la via al Signore, spianate nella steppa la strada per il nostro Dio. Ogni valle sia innalzata, ogni monte e ogni colle siano abbassati; il terreno accidentato si trasformi in piano e quello scosceso in vallata. Allora si rivelerà la gloria del Signore e tutti gli uomini insieme la vedranno, perché la bocca del Signore ha parlato". Una voce dice: "Grida", e io rispondo: "Che cosa dovrò gridare?". Ogni uomo è come l'erba e tutta la sua grazia è come un fiore del campo. Secca l'erba, il fiore appassisce quando soffia su di essi il vento del Signore. Veramente il popolo è come l'erba. Secca l'erba, appassisce il fiore, ma la parola del nostro Dio dura per sempre. Sali su un alto monte, tu che annunci liete notizie a Sion! Alza la tua voce con forza, tu che annunci liete notizie a Gerusalemme. Alza la voce, non temere; annuncia alle città di Giuda: "Ecco il vostro Dio! Ecco, il Signore Dio viene con potenza, il suo braccio esercita il dominio. Ecco, egli ha con sé il premio e la sua ricompensa lo precede. Come un pastore egli fa pascolare il gregge e con il suo braccio lo raduna; porta gli agnellini sul petto e conduce dolcemente le pecore madri". Sal 71 (72) Vieni, Signore, re di giustizia e di pace. O Dio, affida al re il tuo diritto, al figlio di re la tua giustizia; egli giudichi il tuo popolo secondo giustizia e i tuoi poveri secondo il diritto. R Nei suoi giorni fiorisca il giusto e abbondi la pace, finché non si spenga la luna. E dòmini da mare a mare, dal fiume sino ai confini della terra. R Il suo nome duri in eterno, davanti al sole germogli il suo nome. In lui siano benedette tutte le stirpi della terra e tutte le genti lo dicano beato. R Lettera agli Ebrei - Eb 10, 5-9a Fratelli, entrando nel mondo, Cristo dice: "Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato. Non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato. Allora ho detto: "Ecco, io vengo - poiché di me sta scritto nel rotolo del libro - per fare, o Dio, la tua volontà"". Dopo aver detto: "Tu non hai voluto e non hai gradito né sacrifici né offerte, né olocausti né sacrifici per il peccato", cose che vengono offerte secondo la Legge, soggiunge: "Ecco, io vengo a fare la tua volontà". Lettura del Vangelo secondo Matteo - Mt 21, 1-9 In quel tempo. Quando furono vicini a Gerusalemme e giunsero presso Bètfage, verso il monte degli Ulivi, il Signore Gesù mandò due discepoli, dicendo loro: "Andate nel villaggio di fronte a voi e subito troverete un'asina, legata, e con essa un puledro. Slegateli e conduceteli da me. E se qualcuno vi dirà qualcosa, rispondete: "Il Signore ne ha bisogno, ma li rimanderà indietro subito"". Ora questo avvenne perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta: "Dite alla figlia di Sion: Ecco, a te viene il tuo re, mite, seduto su un'asina e su un puledro, figlio di una bestia da soma". I discepoli andarono e fecero quello che aveva ordinato loro Gesù: condussero l'asina e il puledro, misero su di essi i mantelli ed egli vi si pose a sedere. La folla, numerosissima, stese i propri mantelli sulla strada, mentre altri tagliavano rami dagli alberi e li stendevano sulla strada. La folla che lo precedeva e quella che lo seguiva, gridava: "Osanna al figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nel più alto dei cieli!".
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