la parola della domenica

 

Anno liturgico A
omelia di don Angelo nella quarta Domenica dopo Pentecoste
secondo il rito ambrosiano


2 luglio 2017



 

 

Gen 6,1-2
Sal 13
Gal 5,16-25
Lc 17,26-33

Stavano discutendo sul "dove" e sul "come" sarebbe avvenuto il regno di Dio. E non si accorgevano - fa notare Gesù - che il regno di Dio era già in mezzo a loro. E non facessero pellegrinaggi qua o là, quando, con lui, il regno di Dio era già in mezzo a loro. Non si tratta dunque di tempi da attendere o di luoghi da visitare. Anche oggi. Si tratta di essere svegli e di scegliere. Nel quotidiano. Perché lo straordinario accade nel quotidiano.

Purtroppo si può vivere da assonnati, come se nulla di importante accadesse, lasciando che gli eventi ci piombino addosso. Dentro una stordente e devastante incuranza. "Le cose si ripetono" sembra dire Gesù. Avvenne ai tempi di Noè e del diluvio, avvenne nei giorni di Sodoma e Gomorra e dell'incendio delle città, sta avvenendo ora che lui è presente in mezzo alla sua gente e avverrà nel futuro.

La storia di Noè è emblematica e la liturgia oggi l'ha ripresa, in parte, dal libro della Genesi. Una pagina che inizia con tinte fosche, con storie che attingono a miti e per noi difficili da decifrare, tempi di giganti e di accoppiamenti. Quasi si intravvedesse un delirio di onnipotenza. Sembra di leggere in filigrana nel testo un tentativo di sfida alla propria limitatezza, quasi una volontà pervicace, ossessiva, dello scavalcamento del proprio limite. Un uomo ubriacato della sua presunta onnipotenza.

Che in qualche misura, per qualche aspetto, forse potemmo rinvenire anche nei tempi che viviamo, quando l'affermazione di sé stessi, il perseguimento del proprio potere, lo scavalcamento di ogni limite sembrano diventare dominanti. La bibbia sembra connettere questa condizione delirante con l'esito di una terra segnata pesantemente dalla malvagità e scrive parole pesanti: "Il Signore vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che ogni intimo intento del loro cuore non era altro che male, sempre. E il Signore si pentì di aver fatto l'uomo sulla terra e se ne addolorò in cuor suo".

Che ti colpisce - mi dicevo - è questa ramificazione, oserei dire universale, del male. Pesanti, come macigni, queste parole che vanno a svelare ciò che veramente ispirava cuore e intenti degli umani: "ogni intimo intento del loro cuore non era altro che male, sempre". "Ogni intento", "male", "sempre". Qualcuno di voi giustamente osserverebbe che sembra di sentire in queste parole la eco di tanti giudizi che, più o meno frequentemente, siamo soliti sentire anche oggi sulla nequizia dei tempi: ogni intento male, male sempre.

E Dio nel racconto sembra ritrarsi, quasi incredulo e sgomento. Sembra dire: "Ma non è l'uomo che ho fatto io? Non l'ho forse plasmato con le mie mani? Non vi ho forse insufflato il mio spirito?" "Il Signore si pentì di aver fatto l'uomo": è scritto. Certo è un'immagine letteraria. Che però dice molto efficacemente tutta la delusione di Dio, quando è costretto a vedere l'opera delle sue mani devastata, fatta a pezzi, quasi incenerita dalla malvagità, dalla corruzione.

La corruzione, cui papa Francesco ha dato nomi estremamente eloquenti per dirne il potere di morte: la corruzione come "bestemmia di Dio", la corruzione come "cancro che logora le nostre vite", da combattere tutti insieme, "persone di tutte le fedi e non credenti", perché "siamo fiocchi di neve, ma se ci uniamo possiamo diventare una valanga".

Ebbene nel racconto biblico, che - come vi dicevo - sembra inglobare tutti in un giudizio senza scampi e senza eccezione, quasi Dio fosse preso dal proposito di cancellare dalla faccia della terra l'uomo, e non solo l'uomo, ma tutta la creazione, ecco apparire sorprendentemente, inaspettata, nel testo una piccola parola, un "ma": "Ma Noè trovò grazia agli occhi del Signore".

Una piccola parola - lasciatemi dire - di cui ci dovremmo riappropriare quando i nostri giudizi sulla malvagità dei tempi sembrano così implacabili, senza "se" e senza "ma"... Nel testo sbuca un "ma". "Tutto vero, ma…". E sbuca anche un nome: "Ma Noè trovò grazia…". Noè. Potremmo forse dire: uno di quei fiocchi di neve di cui parla papa Francesco. Di lui è detto - volesse il cielo che queste parole, o parole simili, potessero essere dette anche di noi! - di lui è detto: "Noè era un uomo giusto e integro tra i suoi contemporanei e camminava con Dio".

E Dio si getta alle spalle il suo pentimento, l'ipotesi di cancellare l'uomo e la creazione. Dio ricomincia. Basta un uomo giusto e integro, che cammini con lui! Non so se ci avete pensato, Noè non ha appartenenze, è rappresentante dell'umanità che non ha ancora conosciuto la rivelazione, appartiene a un popolo qualunque, non c'è bisogno di altro: giusto, integro, cammina con Dio.

E proprio perché cammina con Dio - lascatemi dire - è avanti. I suoi compaesani mangiano, bevono, prendono moglie, prendono marito. Tutto finisce lì: giocoforza che uno che costruisce un'arca lo prendano per matto. Niente! "Egli eseguì ogni cosa che gli aveva detto Dio". Noè un uomo qualunque, che fa la cosa giusta al momento giusto. Costruisce l'arca, dà l'ingresso alla vita, al futuro.

Un'arca. Che cos'è un arca di fronte alla devastazione immane di un diluvio? Ebbene il testo con una certa ironia chiama l'arca un "cestello". Di fronte alla prepotenza delle acque di un diluvio la cosa può sembrare imbarazzante, un azzardo. Ma come? - direbbe qualcuno - non hai il senso delle proporzioni: cosa piccola, insignificante, cestello. Ebbene sì. Quante volte nella vita, con la scusa che la cosa a noi possibile è piccola, tralasciamo dal farla, perché rincorriamo chissà quali soluzioni o stratagemmi.

Costruisci un "cestello". Forse è l'inizio di una salvezza. Non defilarti - direbbe un'amica, Gabriella Caramore - con il pretesto che è un gesto di ordinaria bontà. Storie di ordinaria bontà hanno cambiato silenziosamente il mondo. E dovremmo anche ricordarle. Scrive: "Ognuno di noi se si raccoglie in un momento della giornata, può fare l'esercizio, come in una preghiera silenziosa, di ricordare le persone incontrate nella sua vita che quasi inavvertitamente hanno saputo offrire consolazione, curare ferite, far baluginare una speranza, generare fraternità. Non sarà una preghiera breve. Sarà una preghiera che potrà continuare ogni giorno" (La vita non è il male, p.226).

Ognuno di noi, il suo cestello.

 

 

Lettura del libro della Genesi 6, 1-22

In quei giorni. [Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla terra e nacquero loro delle figlie, i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e ne presero per mogli a loro scelta. Allora il Signore disse: "Il mio spirito non resterà sempre nell'uomo, perché egli è carne e la sua vita sarà di centoventi anni". C'erano sulla terra i giganti a quei tempi - e anche dopo -, quando i figli di Dio si univano alle figlie degli uomini e queste partorivano loro dei figli: sono questi gli eroi dell'antichità, uomini famosi.] Il Signore vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che ogni intimo intento del loro cuore non era altro che male, sempre. E il Signore si pentì di aver fatto l'uomo sulla terra e se ne addolorò in cuor suo. Il Signore disse: "Cancellerò dalla faccia della terra l'uomo che ho creato e, con l'uomo, anche il bestiame e i rettili e gli uccelli del cielo, perché sono pentito di averli fatti". Ma Noè trovò grazia agli occhi del Signore. Questa è la discendenza di Noè. Noè era uomo giusto e integro tra i suoi contemporanei e camminava con Dio. Noè generò tre figli: Sem, Cam e Iafet. Ma la terra era corrotta davanti a Dio e piena di violenza. Dio guardò la terra ed ecco, essa era corrotta, perché ogni uomo aveva pervertito la sua condotta sulla terra. Allora Dio disse a Noè: "È venuta per me la fine di ogni uomo, perché la terra, per causa loro, è piena di violenza; ecco, io li distruggerò insieme con la terra. Fatti un'arca di legno di cipresso; dividerai l'arca in scompartimenti e la spalmerai di bitume dentro e fuori. Ecco come devi farla: l'arca avrà trecento cubiti di lunghezza, cinquanta di larghezza e trenta di altezza. Farai nell'arca un tetto e, a un cubito più sopra, la terminerai; da un lato metterai la porta dell'arca. La farai a piani: inferiore, medio e superiore. Ecco, io sto per mandare il diluvio, cioè le acque, sulla terra, per distruggere sotto il cielo ogni carne in cui c'è soffio di vita; quanto è sulla terra perirà. Ma con te io stabilisco la mia alleanza. Entrerai nell'arca tu e con te i tuoi figli, tua moglie e le mogli dei tuoi figli. Di quanto vive, di ogni carne, introdurrai nell'arca due di ogni specie, per conservarli in vita con te: siano maschio e femmina. Degli uccelli, secondo la loro specie, del bestiame, secondo la propria specie, e di tutti i rettili del suolo, secondo la loro specie, due di ognuna verranno con te, per essere conservati in vita. Quanto a te, prenditi ogni sorta di cibo da mangiare e fanne provvista: sarà di nutrimento per te e per loro". Noè eseguì ogni cosa come Dio gli aveva comandato: così fece.

Sal 13 (14)

® L'alleanza di Dio è con la stirpe del giusto. Lo stolto pensa: "Dio non c'è". Sono corrotti, fanno cose abominevoli: non c'è chi agisca bene. Il Signore dal cielo si china sui figli dell'uomo per vedere se c'è un uomo saggio, uno che cerchi Dio. ® Sono tutti traviati, tutti corrotti; non c'è chi agisca bene, neppure uno. Non impareranno dunque tutti i malfattori, che divorano il mio popolo come il pane e non invocano il Signore? ® Ecco, hanno tremato di spavento, perché Dio è con la stirpe del giusto. Voi volete umiliare le speranze del povero, ma il Signore è il suo rifugio.

® Lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati 5, 16-25

Fratelli, vi dico: camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare il desiderio della carne. La carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non fate quello che vorreste. Ma se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete sotto la Legge. Del resto sono ben note le opere della carne: fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere. Riguardo a queste cose vi preavviso, come già ho detto: chi le compie non erediterà il regno di Dio. Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé; contro queste cose non c'è Legge. Quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la carne con le sue passioni e i suoi desideri. Perciò se viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito.

Lettura del Vangelo secondo Luca 17, 26-30. 33

In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai discepoli: "Come avvenne nei giorni di Noè, così sarà nei giorni del Figlio dell'uomo: mangiavano, bevevano, prendevano moglie, prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell'arca e venne il diluvio e li fece morire tutti. Come avvenne anche nei giorni di Lot: mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano; ma, nel giorno in cui Lot uscì da Sòdoma, piovve fuoco e zolfo dal cielo e li fece morire tutti. Così accadrà nel giorno in cui il Figlio dell'uomo si manifesterà. Chi cercherà di salvare la propria vita, la perderà; ma chi la perderà, la manterrà viva".

 

 


 
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