![]() |
la parola della domenica
Anno liturgico C
|
|
|
Gen
3, 1-20 Restringo l'orizzonte, sosto a suggestioni. Il racconto della Genesi, attraversando miti molto antichi, sembra tentare una risposta alla problematicità del vivere: se la creazione è nel segno della bontà e della bellezza da dove dunque la caducità che la segna, la finitudine e l'assurdo del male? Ed ecco il racconto ha inizio con una menzogna: "Il serpente era il più astuto di tutti gli animali selvatici che Dio aveva fatto e disse alla donna: "È vero che Dio ha detto: "Non dovete mangiare di alcun albero del giardino"?"". Forse dovrebbe metterci in allarme il fatto che all'origine della decreazione, della distruzione del sogno, ci sia la menzogna, il sospetto, rendere l'altro inaffidabile, a cominciare da Dio. E ci si ritrova nudi. Accade anche oggi, è lo sgretolarsi della fiducia. Penso ad Adamo ed Eva, siamo noi: "Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e conobbero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture". Accade anche a noi. A volte ci accorgiamo di essere nudi, nudi in umanità; ma a volte no, ed è peggio ancora. Davanti a tanta disumanità viene da chiederselo. Sto fantasticando, penso alla tristezza negli occhi di Adamo ed Eva. Era come se si fosse strappato il vestito della bellezza e non bastavano le foglie a nascondere. Non bastano vuote parole, riti defraudati, titoli da urlo. Era come se il gioiello fosse andato in frantumi: nella storia prendeva piede il dominio del maschile sul femminile e il parto non sarebbe stato senza doglie e poi spine e cardi nel terreno. Ebbene se gli occhi si aprono, rifuggendo da incantesimi, si possono riaprire anche i passi della salvezza. Mi sembra di immaginare gli occhi di Adamo: la sera in cui tutto sembrava strappato, lui dà alla sua donna il nome di Eva, di vita. E Dio, perdonate, quasi in risposta - il versetto purtroppo ci è stato negato - "fece all'uomo e a sua moglie tuniche di pelli e li vestì". Vestiti da Dio! Voglio dirvi che sono innamorato di un Dio che cuce vestiti, così come non posso sopportare coloro che trattano i viventi come pezze di stoffa da scarto. Anni fa il "Dio che cuce" ci accadde di pregarlo insieme in una sartoria di Armani; ricordo brevi passaggi: Nel
libro sacro abbiamo letto, Signore, Vengo al vangelo: il brano - purtroppo defraudato del suo contesto - racconta subbuglio ed emozioni e delicatezza inenarrabile nel cuore di Giuseppe. Ecco il contesto: "La madre di Gesù, Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore". Leggo nel brano delicatezza, gentilezza, virtù che oggi si stanno scolorendo; a bussare sono durezza, spigolosità, presunzione. La gentilezza fa meraviglia, tant'è che una giovane amica, come sorpresa, da un'isola in questi giorni mi scriveva: "Qui sono tutti gentili". Ma faccio ritorno a Giuseppe. Mi viene spontaneo pensare agli occhi di Maria e di Giuseppe quando lei gli confidò la visita dell'angelo e le parole da Dio.. Giuseppe quella ragazza l'amava di una dolcezza infinita, l'aveva scelta tra tutte le adolescenti del villaggio. Si erano confidati tutto. Era per lui la più bella. E nei suoi occhi era come le cantassero sogni e glieli raccontava: un Dio che guarda la piccolezza, che abbassa i potenti ed esalta gli umili, che si ricorda della sua tenerezza. Si erano già promessi pubblicamente in un giorno per loro bellissimo, primo passo del matrimonio; poi allo scadere dell'anno il secondo passo e sarebbe stato andare a convivere insieme… Ed eccola con un frugolo di bimbo in grembo. E lui - notate la delicatezza - notte e giorno a pensare, cosa fare perché un viso, limpido come quello della sua ragazza, non rimanesse sfregiato: forse ripudiarla in segreto? Poi nella notte si addormentò, e fu visita di un angelo in sogno. Ecco io oggi nel brano sento come un canto alla delicatezza, alla gentilezza, e vi affido alle parole di don Tonino Bello vescovo, profeta e poeta, morto anni fa. Sono parole tratte da una sua "Lettera a Giuseppe"; mi trema il cuore a tagliarla tanto mi commuove: "E la tua amica, la tua bella, la tua colomba si è alzata davvero. È venuta sulla strada, facendoti trasalire. Ti ha preso la mano nella sua e, mentre il cuore ti scoppiava nel petto, ti ha confidato lì, sotto le stelle, un grande segreto. Solo tu, il sognatore, potevi capirla. Ti ha parlato di Jahvé, di un Angelo del Signore, di un Mistero nascosto nei secoli e ora nascosto nel suo grembo, di un progetto più grande dell'universo e più alto del firmamento, che vi sovrastava. Poi, ti ha chiesto di uscire dalla sua vita, di dirle addio, e di dimenticarla per sempre. Fu, allora, che la stringesti per la prima volta al cuore e le dicesti tremando: "Per te, rinuncio volentieri ai miei piani. Voglio condividere i tuoi, Maria, purché mi faccia stare con te". Lei ti rispose di sì, e tu le sfiorasti il grembo con una carezza: era la tua prima benedizione sulla Chiesa nascente. E io penso che hai avuto più coraggio tu a condividere il progetto di Maria, di quanto ne abbia avuto lei a condividere il progetto del Signore. Lei ha puntato tutto sull'onnipotenza del Creatore. Tu hai scommesso tutto sulla fragilità di una creatura. Lei ha avuto più fede, ma tu hai avuto più speranza. La carità ha fatto il resto, in te e in lei".
Lettura del libro della Genesi - Gen 3, 1-20 In quei giorni. Il serpente era il più astuto di tutti gli animali selvatici che Dio aveva fatto e disse alla donna: "È vero che Dio ha detto: "Non dovete mangiare di alcun albero del giardino"?". Rispose la donna al serpente: "Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, ma del frutto dell'albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: "Non dovete mangiarne e non lo dovete toccare, altrimenti morirete"". Ma il serpente disse alla donna: "Non morirete affatto! Anzi, Dio sa che il giorno in cui voi ne mangiaste si aprirebbero i vostri occhi e sareste come Dio, conoscendo il bene e il male". Allora la donna vide che l'albero era buono da mangiare, gradevole agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede anche al marito, che era con lei, e anch'egli ne mangiò. Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e conobbero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture. Poi udirono il rumore dei passi del Signore Dio che passeggiava nel giardino alla brezza del giorno, e l'uomo, con sua moglie, si nascose dalla presenza del Signore Dio, in mezzo agli alberi del giardino. Ma il Signore Dio chiamò l'uomo e gli disse: "Dove sei?". Rispose: "Ho udito la tua voce nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto". Riprese: "Chi ti ha fatto sapere che sei nudo? Hai forse mangiato dell'albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?". Rispose l'uomo: "La donna che tu mi hai posto accanto mi ha dato dell'albero e io ne ho mangiato". Il Signore Dio disse alla donna: "Che hai fatto?". Rispose la donna: "Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato". Allora il Signore Dio disse al serpente: "Poiché hai fatto questo, maledetto tu fra tutto il bestiame e fra tutti gli animali selvatici! Sul tuo ventre camminerai e polvere mangerai per tutti i giorni della tua vita. Io porrò inimicizia fra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno". Alla donna disse: "Moltiplicherò i tuoi dolori e le tue gravidanze, con dolore partorirai figli. Verso tuo marito sarà il tuo istinto, ed egli ti dominerà". All'uomo disse: "Poiché hai ascoltato la voce di tua moglie e hai mangiato dell'albero di cui ti avevo comandato: "Non devi mangiarne", maledetto il suolo per causa tua! Con dolore ne trarrai il cibo per tutti i giorni della tua vita. Spine e cardi produrrà per te e mangerai l'erba dei campi. Con il sudore del tuo volto mangerai il pane, finché non ritornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere ritornerai!". L'uomo chiamò sua moglie Eva, perché ella fu la madre di tutti i viventi. Sal 129 (130) Il Signore è bontà e misericordia. Dal profondo a te grido, o Signore; Signore, ascolta la mia voce. Siano i tuoi orecchi attenti alla voce della mia supplica. R Se consideri le colpe, Signore, Signore, chi ti può resistere? Ma con te è il perdono: così avremo il tuo timore. R Io spero, Signore. Spera l'anima mia, attendo la sua parola. L'anima mia è rivolta al Signore più che le sentinelle all'aurora. R Lettera di san Paolo apostolo ai Romani - Rm 5, 18-21 Fratelli, come per la caduta di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna, così anche per l'opera giusta di uno solo si riversa su tutti gli uomini la giustificazione, che dà vita. Infatti, come per la disobbedienza di un solo uomo tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l'obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti. La Legge poi sopravvenne perché abbondasse la caduta; ma dove abbondò il peccato, sovrabbondò la grazia. Di modo che, come regnò il peccato nella morte, così regni anche la grazia mediante la giustizia per la vita eterna, per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore. Amen Lettura del Vangelo secondo Matteo - Mt 1, 20b-24b In quel tempo. Apparve in sogno a Giuseppe un angelo del Signore e gli disse: "Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati". Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: "Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele, che significa Dio con noi". Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore.
|
|
|
Segnala
questa pagina ad un amico scrivi il suo indirizzo e-mail: |
||||