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la parola della domenica
Anno
liturgico B
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Gen
2,18-25
Ho letto: "Alcuni farisei si avvicinarono per metterlo alla prova…". Perdonate, vorrei confessarvi una prima reazione a queste parole. Forse discutibile. Mi dicevo: "Non se ne può proprio più! Ma basta con questi che vanno sempre a fare questioni di legge, di lecito e di non lecito, senza mai guardare in faccia una situazione reale, una persona concreta. Basta! Per loro esiste solo il codice". E Gesù in qualche modo glielo fa sputare fuori il codice, l'ordine di Mosè, che permette il ripudio della moglie. Si fa dire ciò che sta scritto, ed ecco che subito aggiunge un "ma". Forte quel "ma", suona come un prendere le distanze dalla stessa legge. Che può nascondere una durezza, la durezza del cuore, anche la durezza di coloro che fanno appello alla legge. Non so se ha colpito anche voi la reazione di Gesù che dà del "duri di cuore" proprio a quelli che passavano come i puri. Dice - e lo dice scavalcando i tempi -: "Per la durezza del vostro cuore Mosè scrisse per voi questa norma. Ma…". Ecco il "ma": "Ma dall'inizio della creazione li fece maschio e femmina, per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola". E' è stato bello che la liturgia abbia annodato a questo vangelo la pagina della Genesi a cui Gesù fa riferimento. E' come se Gesù dicesse: "Non immiseritevi in legalismi. Che non hanno altro esito se non questo: fare di voi dei giudici presuntuosi e duri di cuore. Ditemi voi, non aveva forse trovato la durezza del cuore il giorno in cui gli portarono, facce gelide, una donna adultera? Anche quel giorno, a quelli che lo interrogavano, proprio non gliene importava della donna: andava lapidata. Secondo la legge. Ecco la legge! E Gesù a scrivere per terra. Quasi volesse scrivere - perdonatemi - sui granellini di sabbia un'altra legge. "Toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne": aveva detto un giorno suo Padre. E lui, lui aveva imparato. Ebbene, con il racconto della Genesi, cui fa appello Gesù, noi lasciamo alle spalle il fondale cupo della durezza, della durezza e anche della freddezza, di certe dispute teologiche, per far tesoro di pagine colme di simboli, di parole sapienti, che ci raccontano dell'uomo e della donna come sono nel pensiero bello di Dio. C'è una parola che sta all'inizio del nostro brano, una di quelle parole che senti e, una volta sentita, la sua eco ti accompagna, e non finisce tanto è netta, senza smarginature e sapiente. E quasi la vorresti scrivere dappertutto: su ogni stipite di casa, sulle pareti dell'anima. Il racconto ha appena finito di dire che, dopo aver plasmato il terrestre da polvere del suolo, Dio ha per lui creato un giardino da favola, alberi e acque a non finire. Non bastava. Ecco la parola! E Dio disse: "Non è bene che l'uomo sia solo". Da stampare, da stampare sulle pareti, soprattutto sule pareti dell'anima! E allora - voi mi capite - aldilà di tutti i nostri sofismi, non dovrebbe essere questo il male contro cui lottare: la solitudine? Che non è bene, è il male. E Dio cosa fa? Porta ogni sorta di animali all'uomo, sarà l'uomo a dare loro un nome: dare un nome è creare un rapporto: "Tu per me hai un nome". Posso sbagliare, ma non sono d'accordo con il commento che precede la lettura sul nostro foglio domenicale, dove, parlando degli animali, si dice che "chiamandoli per nome l'uomo li assoggettava al proprio bisogno". Non è parola di Dio, come la mia peraltro non è - e voi lo sapete - parola di Dio: mai mi azzarderei di dire "parola di Dio", dopo una mia omelia!. Posso sbagliarmi, ma vi devo dire che non mi sembra corretto, e nemmeno bello, dare spazio nel racconto al verbo "assoggettare". E' un verbo brutto. E anche pericoloso: Il giardino e quanto conteneva Dio lo aveva dato all'uomo - è scritto - perché lo coltivasse e lo custodisse. Verbi ben diversi dall'"assoggettare". Ma anche gli animali non bastavano, anche se c'è un rapporto, e vero; basterebbe pensare a chi in casa ha, che so io, un cane o un gatto o un uccello. Ma non bastava. E che bello che Dio desideri che si colmi anche quel vuoto che, nel cuore, senti quando non c'è qualcuno con cui "corrispondere", dice il testo, con cui condividere profondità dell'anima, sentimenti e passioni. Che bello questo Dio. Non so se ci avete pensato: se stiamo al testo, non è, di per sé, un Dio che dice: "Io ti basto", come qualche volta troviamo scritto in qualche monastero. Abbiamo bisogno anche di altro. Dopo tutto - perdonate se mi esprimo così - forse non bastava nemmeno lui a se stesso. E perché mai ci ha creato? Sentiva forse bisogno di uscire, di amare e di essere amato? E amare non è rimanere in un bozzolo, è uscita. Uscire incontro all'altro. E non per assoggettare. Verbo brutto e pericoloso! Anzi vorrei dirvi che il verbo "assoggettare", verbo di dominio, è la rovina delle relazioni. In questo caso, infatti, io dispongo dell'altro, dell'altra e finisce che lo derubo, la derubo di ogni mistero. Se succede, quando succede, non c'è relazione, non c'è amore. C'è possesso, c'è dominio. Vedete, a volte penso che ci siano amori che non siano mai stati amori, e che ci siano state relazioni che non siano mai state veramente relazioni... E poi penso anche, inseguendo le immagini della Genesi, che ci siano solitudini che vanno colmate. A tutti i livelli. E quando sono colmate è un bene - Non è bene la solitudine! - un bene, di cui dovemmo rallegrarci, anzi dovremmo mettere tutta la nostra passione perché nessuno sia nella solitudine. Potremmo inseguire, chissà quanto a lungo, le immagini del nostro racconto. Permettete che dica ancora una cosa, l'ultima. Ed è questa: quando una solitudine è colmata, sappi che lì è passato Dio. E se tu hai aiutato una donna, un uomo, un'amica, un amico a colmare un po' la solitudine, hai aiutato il passaggio di Dio sula terra. Sono vecchio, ma non finisco di commuovermi al fatto che Dio la donna la porta all'uomo nel sonno, quasi a dire che lì è accaduto qualcosa che non era sotto il tuo controllo, al di là del controllo, o dentro il mistero dei sogni che ti abitano. Adamo ed Eva non vedono Dio. L'uno per l'altra sono il segno che Dio di lì è passato. E li ha sfiorati. Sono segno del suo passaggio sulla terra.
Lettura del libro della Genesi 2, 18-25 In quei giorni. Il Signore Dio disse: "Non è bene che l'uomo sia solo: voglio fargli un aiuto che gli corrisponda". Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di animali selvatici e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all'uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l'uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome. Così l'uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli animali selvatici, ma per l'uomo non trovò un aiuto che gli corrispondesse. Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull'uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e richiuse la carne al suo posto. Il Signore Dio formò con la costola, che aveva tolta all'uomo, una donna e la condusse all'uomo. Allora l'uomo disse: "Questa volta / è osso dalle mie ossa, / carne dalla mia carne. / La si chiamerà donna, / perché dall'uomo è stata tolta". Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno un'unica carne. Ora tutti e due erano nudi, l'uomo e sua moglie, e non provavano vergogna. Sal 8 ® Mirabile è il tuo nome, Signore, su tutta la terra. O Signore, Signore nostro, quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra! Voglio innalzare sopra i cieli la tua magnificenza, con la bocca di bambini e di lattanti: per ridurre al silenzio nemici e ribelli. ® Quando vedo i tuoi cieli, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai fissato, che cosa è mai l'uomo perché di lui ti ricordi, il figlio dell'uomo, perché te ne curi? ® Davvero l'hai fatto poco meno di un dio, di gloria e di onore lo hai coronato. Gli hai dato potere sulle opere delle tue mani, tutto hai posto sotto i suoi piedi: tutte le greggi e gli armenti e anche le bestie della campagna. ® Lettera di san Paolo apostolo agli Efesini 5, 21-33 Fratelli, nel timore di Cristo, siate sottomessi gli uni agli altri: le mogli lo siano ai loro mariti, come al Signore; il marito infatti è capo della moglie, così come Cristo è capo della Chiesa, lui che è salvatore del corpo. E come la Chiesa è sottomessa a Cristo, così anche le mogli lo siano ai loro mariti in tutto. E voi, mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa, purificandola con il lavacro dell'acqua mediante la parola, e per presentare a se stesso la Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata. Così anche i mariti hanno il dovere di amare le mogli come il proprio corpo: chi ama la propria moglie, ama se stesso. Nessuno infatti ha mai odiato la propria carne, anzi la nutre e la cura, come anche Cristo fa con la Chiesa, poiché siamo membra del suo corpo. Per questo l'uomo lascerà il padre e la madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una sola carne. Questo mistero è grande: io lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa! Così anche voi: ciascuno da parte sua ami la propria moglie come se stesso, e la moglie sia rispettosa verso il marito. Lettura del Vangelo secondo Marco 10, 1-12 In quel tempo. Partito di là, il Signore Gesù venne nella regione della Giudea e al di là del fiume Giordano. La folla accorse di nuovo a lui e di nuovo egli insegnava loro, come era solito fare. Alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, gli domandavano se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: "Che cosa vi ha ordinato Mosè?". Dissero: "Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla". Gesù disse loro: "Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall'inizio della creazione "li fece maschio e femmina; per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola". Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l'uomo non divida quello che Dio ha congiunto". A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse loro: "Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio".
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