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la parola della domenica
Anno
liturgico B
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At
16,22-34 Un po' sempre il mio è un andare rapsodico, vado con scuciture, oggi in modo particolare commentando il brano del vangelo di Giovanni. So per certo, che voi avete arte di cucire e immagino cuciture. Ecco le mie piccole scuciture. Inizio dal turbamento dei discepoli. Che fossero turbati, che il loro cuore fosse turbato, lui, Gesù, glielo leggeva negli occhi. Siamo ancora nella stanza al piano superiore. Era quasi notte e i turbamenti la notte non fa che ingigantirli. Era la sera dell'ultima cena. E come poteva non creare turbamento quel parlare misterioso? Un poco ancora lo avrebbero visto, poi lo avrebbero cercato ma invano. E, dove sarebbe andato, a loro sarebbe stato precluso andare. Cercare e non trovare. E poi quel distanziamento. Penso a quante donne e uomini hanno attraversato in questi mesi il turbamento, la notte della stanza al piano superiore. E lui tentò - perdonate se dico "tentò", perché, se leggo bene, non furono rasserenati neppure i discepoli del tutto - tentò di far luce su quel buio che di lì a poco avrebbe riempito il cielo alla tre del pomeriggio del venerdì che noi chiamiamo santo. Tentò con un'immagine: "Vado a prepararvi un posto. Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi". E' quello che mi vado dicendo ogni volta che mi sento snocciolare i numeri dei morti in questi giorni: "Lui ha compassione degli occhi in pianto, so che gli si inumidiscono, sì anche a lui". Poi mi dico: "E' venuto ancora, li ha presi con sé, li ha portati dove è lui". Anche se - ve lo confesso - non mi passa del tutto il turbamento e un po' gli occhi mi rimangono umidi. Mi intrigano le parole: "Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: Vado a prepararvi un posto"? Si parla di dimore. Dimorare, cioè là dove stai a lungo. Dove stai con il cuore. Si parla di casa. E mi vado sempre chiedendo perché riguardo l'aldilà è cresciuta a dismisura fino a diventare prevalente l'immagine di un anfiteatro o qualcosa di simile, con cerchi di spettatori immobili. Ma così scompare la casa che non è un regno di spettatori. Casa, ci si guarda, e, come a tavola, ci si perde negli occhi gli uni degli altri, si esce e si fa ritorno. Luogo di cene. E
mi viene spontaneo pregare: Devo confessare che, anche pensando a case e dimore, non riesco a pensarle come fossero monoliti, insomma come se fossero in un "non luogo" e non vivessero della vita che pulsa intorno alle case: e acqua e sole, e aria e alberi e animali. Non aveva pensato a tutto questo, per l'uomo e la donna, Dio nei lontani giorni della creazione? E non un sole immobile - mi dico -. Forse perché io amo anche le ombre. Forse anche per questo un giorno, passando dalla contemplazione di un cielo a quella di un altro, mi venne di pregare Dio che nella terra nuova, sotto cieli nuovi, mi lasciasse anche il dono delle ombre: E
non sia Ora l'ultima scucitura. Mi sono fermato con sussulto, come penso voi, alle parole di Gesù: "Vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi". Mi sanno di promessa e hanno il colore dell'amore. Come un patto di amore, in mezzo a tante, forse troppe, nostre scolorite parole. Mi hanno riportato al cuore le parole di una donna straniera dell'Antico Testamento e la storia affascinante di Rut. Noemi, la suocera di Rut, morti i due figli in terra straniera, decide di rimpatriare. Non ha più senso per lei abitare nella terra di Moab. Insiste con le nuore che rimangano nella loro terra, ma una delle due, Rut, è irremovibile, non si piega all'insistenza di Noemi. Risponde con parole che dicono patto, dicono amore incondizionato, dicono desiderio di non perdersi, dicono passione di accompagnarsi, parole di una tenerezza ingualcibile. Eccole: "Non insistere con me che ti abbandoni e torni indietro senza di te, perché dove andrai tu, andrò anch'io, e dove ti fermerai, mi fermerò; il tuo popolo sarà il mio popolo e il tuo Dio sarà il mio Dio. Dove morirai tu, morirò anch'io e lì sarò sepolta" (Rt 1, 16-17). Come dicesse: "Dove sarai tu, sarò anch'io". E Gesù: "Dove sarò io, sarete anche voi". Pensieri scuciti che attendono cuciture, le vostre.
Lettura degli Atti degli Apostoli - At 16,22-34 In quei giorni. La folla insorse contro Paolo e Sila e i magistrati, fatti strappare loro i vestiti, ordinarono di bastonarli e, dopo averli caricati di colpi, li gettarono in carcere e ordinarono al carceriere di fare buona guardia. Egli, ricevuto quest'ordine, li gettò nella parte più interna del carcere e assicurò i loro piedi ai ceppi. Verso mezzanotte Paolo e Sila, in preghiera, cantavano inni a Dio, mentre i prigionieri stavano ad ascoltarli. D'improvviso venne un terremoto così forte che furono scosse le fondamenta della prigione; subito si aprirono tutte le porte e caddero le catene di tutti. Il carceriere si svegliò e, vedendo aperte le porte del carcere, tirò fuori la spada e stava per uccidersi, pensando che i prigionieri fossero fuggiti. Ma Paolo gridò forte: "Non farti del male, siamo tutti qui". Quello allora chiese un lume, si precipitò dentro e tremando cadde ai piedi di Paolo e Sila; poi li condusse fuori e disse: "Signori, che cosa devo fare per essere salvato?". Risposero: "Credi nel Signore Gesù e sarai salvato tu e la tua famiglia". E proclamarono la parola del Signore a lui e a tutti quelli della sua casa. Egli li prese con sé, a quell'ora della notte, ne lavò le piaghe e subito fu battezzato lui con tutti i suoi; poi li fece salire in casa, apparecchiò la tavola e fu pieno di gioia insieme a tutti i suoi per avere creduto in Dio. Sal 97 (98) Il Signore ha rivelato ai popoli la sua giustizia. Oppure: Alleluia, alleluia, alleluia. Cantate al Signore un canto nuovo, perché ha compiuto meraviglie. Gli ha dato vittoria la sua destra e il suo braccio santo. R Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza, agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia. Egli si è ricordato del suo amore, della sua fedeltà alla casa d'Israele. R Tutti i confini della terra hanno veduto la vittoria del nostro Dio. Acclami il Signore tutta la terra, gridate, esultate, cantate inni! R Lettera di san Paolo apostolo ai Colossesi - Col 1, 24-29 Fratelli, io sono lieto nelle sofferenze che sopporto per voi e do compimento a ciò che, dei patimenti di Cristo, manca nella mia carne, a favore del suo corpo che è la Chiesa. Di essa sono diventato ministro, secondo la missione affidatami da Dio verso di voi di portare a compimento la parola di Dio, il mistero nascosto da secoli e da generazioni, ma ora manifestato ai suoi santi. A loro Dio volle far conoscere la gloriosa ricchezza di questo mistero in mezzo alle genti: Cristo in voi, speranza della gloria. È lui infatti che noi annunciamo, ammonendo ogni uomo e istruendo ciascuno con ogni sapienza, per rendere ogni uomo perfetto in Cristo. Per questo mi affatico e lotto, con la forza che viene da lui e che agisce in me con potenza. Lettura del Vangelo secondo Giovanni - Gv 14,1-11a In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai discepoli: "Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: "Vado a prepararvi un posto"? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via". Gli disse Tommaso: "Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?". Gli disse Gesù: "Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se avete conosciuto me, conoscerete anche il Padre mio: fin da ora lo conoscete e lo avete veduto". Gli disse Filippo: "Signore, mostraci il Padre e ci basta". Gli rispose Gesù: "Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: "Mostraci il Padre"? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; ma il Padre, che rimane in me, compie le sue opere. Credete a me: io sono nel Padre e il Padre è in me". .
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