la parola della domenica

 

Anno liturgico C
omelia di don Angelo nella terza Domenica dopo il martirio del Precursore
secondo il rito ambrosiano


18 settembre 2022



 

 

Is 43,24c - 44,3
Sal 32
Eb 11,39 - 12,4
Gv 5,25-36

Più leggevo i testi - dico quelli di questa domenica - e più mi sentivo piccolo, molto piccolo nella mia capacità di interpretare, di tessere connessioni - mi accade spesso - mi nascevano domande. Chissà, forse è un bene che mi nascano domande, mi restituiscono la verità di me stesso: l'essere un uomo di frammenti. E vado per frammenti, per esempio sostando sulla parola "voce", che ha su di me una suggestione rara, imperdibile, da quando ho incominciato a pensare che un conto sono le parole e un conto è la voce: "Ti riconosco dalla voce".

E mi sembra che, delle persone a noi più care, possiamo dirlo: "Ti riconosco dalla voce". Ma anche di altre: dal tono della loro voce. Mi sono chiesto se posso dirlo di Gesù. E perché? Perché nelle prime righe del brano di Giovanni mi si riaffacciava la parola "voce": una voce che, ascoltarla, è vivere. Per me ascoltare la tua voce è vivere. E' scritto: "I morti udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che l'avranno ascoltata, vivranno". E subito verrebbe da pensare a "dopo la morte"; ed è anche legittimo, infatti subito dopo Gesù parlerà di quelli che usciranno dal sepolcro. Ma qui nelle prime battute Gesù parla del presente, perché dice: "Questa è l'ora". E mi sono chiesto se non ci può, per disavventura, accadere di essere morti ora. E la voce di Gesù - "questa è l'ora" - a farci rivivere.

La voce di Gesù, certo le sue parole, ma oltre: il timbro delle sue parole, la vita che le colora. A farci rivivere, a salvarci dal naufragio delle nostre stanchezze. Inseguendo questi pensieri mi sono interrogato sul significato della testimonianza. Perché nel brano di Giovanni oggi ricorreva spesso la parola "testimonianza" e il verbo "testimoniare". E mi chiedevo se testimoniare fosse solo una questione di parole o anche di voce, soprattutto di voce. Predicazione o anche voce o soprattutto voce? Devo confessarvi che il discorso di Gesù mi è parso, per come sono, un po' enigmatico: inizia dicendo che non è lui a testimoniare di se stesso, poi dice che è il Padre suo a testimoniare per lui, poi aggiunge che il Battista ha sì testimoniato, però lui non riceve testimonianza da un uomo, e che a testimoniare per lui sono le sue opere.

Un po' mi si scompigliano i pensieri, anche perché mi ritornano le parole del prologo del vangelo di Giovanni: "Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Egli non era la luce, ma doveva render testimonianza alla luce. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo" (Gv 1,6-9). Dopo queste parole come possiamo interpretare quelle di Gesù, che sembrerebbero, a prima vista, togliere valore alla testimonianza di un uomo, e quindi non solo a quella del Battista, ma, andando per esclusione, a quella dei suoi discepoli di ogni tempo?

E non è forse scritto che, poco prima di essere elevato in alto, sottratto dalle nubi al loro sguardo, ai discepoli, che lo avevano interpellato sul regno, dirà: "Riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra". Di me sarete testimoni! Le mie, le vostre domande. E poi una fessura, almeno per me, in una immagine, proprio nella parole di Gesù a proposito di Giovanni: "Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce!". Gesù sta dicendo ai capi religiosi che, loro, la testimonianza di Giovanni - luce di una lampada - se l'erano subito scordata, e ora chiudevano gli occhi a una testimonianza che più luminosa non c'era, quella delle sue opere, che erano a specchio dell'agire di Dio, suo Padre.

Testimonianza erano le sue opere, accompagnate da parole che non erano asettiche, come quelle degli uomini del tempio che discutevano di precetti e di sabato, parole fredde, senza voce di cuore. Sentite il colore delle parole di Gesù, la voce di tenerezza che le abita. "Vuoi guarire?": aveva chiesto poco prima a un uomo, da trentotto anni malato, ai margini di una piscina dalle acque miracolose. Poi gli disse: "Àlzati, prendi la tua barella e cammina". Quel giorno però era un sabato. Voi mi capite, le opere che gli davano testimonianza erano quelle. E, insieme, quella voce. Il paralitico non l'avrebbe scordata per tutta la sua vita. Era luce piena.

Piena di vita: "Veniva nel mondo / la luce vera, / quella che illumina ogni uomo". Mi sono fermato e ho pensato che Gesù fu luce, ed è luce vera. E lo è per questa sua umanità vigile, tenera, capace di futuro, una umanità che si fa gesto, si fa voce. Lo senti? "Vuoi guarire?... Alzati, prendi la tua barella e cammina". Ti voglio libero. E noi? La nostra testimonianza? "Di me sarete testimoni". Noi, certo, come il Battista, non siamo luce piena. Ma possiamo essere lampada che arde: una lampada non ha potere di risvegliare il cielo infinito, ma può risvegliare dal buio le cose di casa. Ma come? Facendo nostra la luce di Gesù che non era gelida, non era urlo, non era sprezzante. Era colma di umanità. Non ti accodare a quelli che discutono di sabato e precetti e parlano di Dio come fosse un libro stampato, non saresti testimone di Gesù. Gli altri tu li hai negli occhi. E hai passione di farli camminare. Per questo tu racconti qualcosa di Gesù.

Non so se c'è un filo in queste mie parole e non so se è rintracciabile. Una cosa so che quanto ho tentato di dire potrebbe essere racchiuso con limpidezza in queste parole di Simone Weil, che un amico mi ha regalato proprio in questi giorni. Penso siano regalo anche per voi. Scrive: "Ciò che fa capire se uno è passato attraverso il fuoco divino non è il suo modo di parlare di Dio, ma è il suo modo di parlare dell'uomo e della terra".

Ciò che fa capire se tu sei passato attraverso il fuoco divino non è il tuo modo di parlare di Dio, ma è il tuo modo di parlare dell'uomo e della terra.

 

Lettura del profeta Isaia - Is 43, 24c - 44, 3

Così dice il Signore Dio: "Tu mi hai dato molestia con i peccati, mi hai stancato con le tue iniquità. Io, io cancello i tuoi misfatti per amore di me stesso, e non ricordo più i tuoi peccati. Fammi ricordare, discutiamo insieme; parla tu per giustificarti. Il tuo primo padre peccò, i tuoi intermediari mi furono ribelli. Perciò profanai i capi del santuario e ho votato Giacobbe all'anàtema, Israele alle ingiurie". Ora ascolta, Giacobbe mio servo, Israele che ho eletto. Così dice il Signore che ti ha fatto, che ti ha formato dal seno materno e ti soccorre: "Non temere, Giacobbe mio servo, Iesurùn che ho eletto, poiché io verserò acqua sul suolo assetato, torrenti sul terreno arido. Verserò il mio spirito sulla tua discendenza, la mia benedizione sui tuoi posteri".

Sal 32 (33)

Cantate al Signore, acclamate il suo santo nome. Cantate al Signore un canto nuovo, con arte suonate la cetra e acclamate, perché retta è la parola del Signore e fedele ogni sua opera. R Beata la nazione che ha il Signore come Dio, il popolo che egli ha scelto come sua eredità. Ecco, l'occhio del Signore è su chi lo teme, su chi spera nel suo amore. R L'anima nostra attende il Signore: egli è nostro aiuto e nostro scudo. È in lui che gioisce il nostro cuore, nel suo santo nome noi confidiamo. R

Lettera agli Ebrei - Eb 11,39 - 12,4

Fratelli, i nostri padri, pur essendo stati approvati a causa della loro fede, non ottennero ciò che era stato loro promesso: Dio infatti per noi aveva predisposto qualcosa di meglio, affinché essi non ottenessero la perfezione senza di noi. Anche noi dunque, circondati da tale moltitudine di testimoni, avendo deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, colui che dà origine alla fede e la porta a compimento. Egli, di fronte alla gioia che gli era posta dinanzi, si sottopose alla croce, disprezzando il disonore, e siede alla destra del trono di Dio. Pensate attentamente a colui che ha sopportato contro di sé una così grande ostilità dei peccatori, perché non vi stanchiate perdendovi d'animo. Non avete ancora resistito fino al sangue nella lotta contro il peccato.

Lettura del Vangelo secondo Giovanni - Gv 5,25-36

In quel tempo. Il Signore Gesù disse: "In verità, in verità io vi dico: viene l'ora - ed è questa - in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che l'avranno ascoltata, vivranno. Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso anche al Figlio di avere la vita in se stesso, e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell'uomo. Non meravigliatevi di questo: viene l'ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e usciranno, quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna. Da me, io non posso fare nulla. Giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. Se fossi io a testimoniare di me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera. C'è un altro che dà testimonianza di me, e so che la testimonianza che egli dà di me è vera. Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché siate salvati. Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce. Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato".

 

 


 
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