la parola della domenica

 

Anno liturgico C
omelia di don Angelo nella terza Domenica di Quaresima
secondo il rito ambrosiano


20 marzo 2022



 

 

Dt 6,4a;18,9-22
Sal 105
Rm 3,21-26
Gv 8,31-59

Usciamo - confessiamolo - affaticati, feriti, turbati e un po' tristi da questo racconto. E da quanti altri racconti! Ci viene spontaneo chiederci che cosa sarà passato negli occhi di Gesù quel giorno: lui, il rabbi dei restauri impossibili, sembra arrendersi. Gli erano riusciti restauri presso pozzi, lungo strade e per case. Al contrario, spesso, in spazi religiosi la sensazione è di un apparente fallimento. Ed esce. Chiusura del racconto, chiusura del restauro: "Allora raccolsero delle pietre per gettarle contro di lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio". Le pietre, raccolte nel tempio, altro non sono che il risultato scontato, inquietante, devastante di pensieri di pietra, di parole di pietra che tracimano da tutto il racconto, cuore di pietra. E dunque forse potrei osare un allarme per me, forse per voi, per il mondo intero: vigila sui pensieri, sulle parole, sul cuore. Che non siano di pietra. Vale per tutti i tempi.

Anche per oggi: le bombe di certo non vengono dal nulla, hanno trovato terreno fertile. Che tristezza, pensate passare dal nuovo dell'acqua della scorsa domenica - la donna del pozzo, l'aria luminosa di una città che accoglie Gesù - al vecchio delle pietre, scagliate. Dico "scagliate", perché le pietre possono essere usate anche per costruire e non per uccidere, per la vita e non per la morte. Io terrò per sempre nel cuore le pietre convocate nel mosaico dei muretti dei monti. Per che cosa le pietre? Per che cosa i pensieri? Per che cosa le parole? Per uccidere o per costruire? Ebbene vi sembrerà un dettaglio di poco conto, ho indugiato leggendo sui tempi dei verbi, i verbi usati da Gesù, i verbi usati dai suoi oppositori.

E mi è parso di sorprendere una netta divaricazione. Verbi al futuro quelli di Gesù o a un presente incamminato verso il futuro; verbi al passato o fermi a un presente statico quelli dei suoi oppositori. Riascoltiamo: "In quel tempo. Il Signore Gesù disse a quei Giudei che gli avevano creduto: "Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi". Gli risposero: "Noi siamo discendenti di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi dire: 'Diventerete liberi'?". Voi mi capite, Gesù propone la verità come un orizzonte verso cui andare, la libertà come un futuro cui approdare. Loro ne parlano come di un fatto acquisito, non hanno un minimo di esitazione sul fatto che siano nella verità e nella libertà. E diventano pietra nelle loro posizioni.

Quando nominano i padri, li fanno morti nel passato. Gesù aveva detto loro che, se uno avesse osservato la sua parola, non avrebbe sperimentato la morte in eterno. Gli replicano: "Ora sappiamo che sei indemoniato. Abramo è morto, come anche i profeti, e tu dici: 'Se uno osserva la mia parola, non sperimenterà la morte in eterno'. Sei tu più grande del nostro padre Abramo, che è morto? Anche i profeti sono morti. Chi credi di essere?". Tutti morti! Parole che approdano alla morte, approdo di morte. Approdo di vita, quello di Gesù. La vita qui e oltre per chi è fedele alla sua parola: "Non sperimenterà la morte in eterno". Gesù, il futuro che traluce, già in questa vita che amiamo. Bellissimo! Vorrei ora indugiare su due parole - più volte le abbiamo sorprese oggi nel brano - due parole sacre e sull'urgenza di onorarle sempre, anche in questa stagione, anche in queste ore: verità e libertà.

Onorare la verità e non sconsacrarla con la menzogna. Onorare la verità dentro le terre, dentro le chiese, dentro l'anima di ciascuno di noi. Onorare la verità, sentendocene sempre mendicanti, e non proprietari. Con la passione della ricerca, grati per le domande di donne e di uomini, in attesa di svelamenti, come dice la parola "rivelazione", togliere i veli e andare di svelamento in svelamento, una dimensione da custodire: "Ho sete di te, tu sei un pozzo d'acqua viva". E onorare la libertà, guardandoci dallo sconsacrarla riducendola a parola vana. Sacra la nostra, ma sacra anche la libertà degli altri. Perché una vita, se non si è liberi, che vita è? "Diventerete liberi": dice Gesù. Al futuro.

Ci sono terre che gridano al soffocamento, anche dentro di noi. Liberi dal dominio, dai calcoli, dal denaro, dell'ambizione, dalla frenesia del successo, liberi dagli applausi, dalla corsa ai titoli. In una parola liberi dall'egoismo che ci fa pietre, liberi di inventare, per passione della libertà degli altri. Discepoli di un Maestro che nel buio dell'orto degli Ulivi, a un passo dalla cattura, disse: "Vi ho detto che sono io. Se dunque cercate me, lasciate che questi se ne vadano" (Gv 18,8). Il cuore di pietra cattura, soffoca; il cuore di carne ha passione, non arretra per la libertà degli altri. "Prendete me". Forse sconfino, la parola "cuore" mi ha riportato alla mente un messaggio che mi è giunto in questi giorni: piccole luci da non cancellare in un buio spietato.

Un'amica racconta a una sua amica: "Ieri ho fatto visita ai profughi arrivati, e ho scoperto dentro me quella capacità che mi ha permesso di ascoltare e non solo sentire... ascoltare senza parole, ascoltare con sguardi, con gesti delle mani, con gli occhi lucidi... tutto ciò me li ha fatti sentire dentro, ho sentito le loro paure, le loro angosce, il loro disorientamento, l'emozione grande e condividere con tanta emozione tutto il loro essere smarriti... senza parlare. Fra loro due ragazzine, 10 e 13 anni che non sanno parlare italiano. Prima di lasciarli, la ragazzina di 10 anni è sparita per 10 minuti e dentro mi ponevo domande… mi chiedevo come potevo averla "ferita o scossa", poi è arrivata e mi ha dato un disegno con un grande cuore e una bambina con in mano la bandiera ucraina e sul foglio ci ha messo lo scotch per appenderlo… ho allargato le braccia e insieme abbiamo pianto. Sulla porta ho appeso il disegno".

Sulla porta ho appeso il disegno.

 

Lettura del libro del Deuteronomio - Dt 6,4a;18,9-22

In quei giorni. Mosè disse: "Ascolta, Israele: Quando sarai entrato nella terra che il Signore, tuo Dio, sta per darti, non imparerai a commettere gli abomini di quelle nazioni. Non si trovi in mezzo a te chi fa passare per il fuoco il suo figlio o la sua figlia, né chi esercita la divinazione o il sortilegio o il presagio o la magia, né chi faccia incantesimi, né chi consulti i negromanti o gli indovini, né chi interroghi i morti, perché chiunque fa queste cose è in abominio al Signore. A causa di questi abomini, il Signore, tuo Dio, sta per scacciare quelle nazioni davanti a te. Tu sarai irreprensibile verso il Signore, tuo Dio, perché le nazioni, di cui tu vai ad occupare il paese, ascoltano gli indovini e gli incantatori, ma quanto a te, non così ti ha permesso il Signore, tuo Dio. Il Signore, tuo Dio, susciterà per te, in mezzo a te, tra i tuoi fratelli, un profeta pari a me. A lui darete ascolto. Avrai così quanto hai chiesto al Signore, tuo Dio, sull'Oreb, il giorno dell'assemblea, dicendo: "Che io non oda più la voce del Signore, mio Dio, e non veda più questo grande fuoco, perché non muoia". Il Signore mi rispose: "Quello che hanno detto, va bene. Io susciterò loro un profeta in mezzo ai loro fratelli e gli porrò in bocca le mie parole ed egli dirà loro quanto io gli comanderò. Se qualcuno non ascolterà le parole che egli dirà in mio nome, io gliene domanderò conto. Ma il profeta che avrà la presunzione di dire in mio nome una cosa che io non gli ho comandato di dire, o che parlerà in nome di altri dèi, quel profeta dovrà morire". Forse potresti dire nel tuo cuore: "Come riconosceremo la parola che il Signore non ha detto?". Quando il profeta parlerà in nome del Signore e la cosa non accadrà e non si realizzerà, quella parola non l'ha detta il Signore. Il profeta l'ha detta per presunzione. Non devi aver paura di lui".

Sal 105 (106)

Salvaci, Signore, nostro Dio. Abbiamo peccato con i nostri padri, delitti e malvagità abbiamo commesso. I nostri padri, in Egitto, non compresero le tue meraviglie, non si ricordarono della grandezza del tuo amore. R Molte volte li aveva liberati, eppure si ostinarono nei loro progetti. Ma egli vide la loro angustia, quando udì il loro grido. R Si ricordò della sua alleanza con loro e si mosse a compassione, per il suo grande amore. Li affidò alla misericordia di quelli che li avevano deportati. R

Lettera di san Paolo apostolo ai Romani - Rm 3,21-26

Fratelli, ora, indipendentemente dalla Legge, si è manifestata la giustizia di Dio, testimoniata dalla Legge e dai Profeti: giustizia di Dio per mezzo della fede in Gesù Cristo, per tutti quelli che credono. Infatti non c'è differenza, perché tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, per mezzo della redenzione che è in Cristo Gesù. È lui che Dio ha stabilito apertamente come strumento di espiazione, per mezzo della fede, nel suo sangue, a manifestazione della sua giustizia per la remissione dei peccati passati mediante la clemenza di Dio, al fine di manifestare la sua giustizia nel tempo presente, così da risultare lui giusto e rendere giusto colui che si basa sulla fede in Gesù.

Lettura del Vangelo secondo Giovanni - Gv 8,31-59

In quel tempo. Il Signore Gesù disse a quei Giudei che gli avevano creduto: "Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi". Gli risposero: "Noi siamo discendenti di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi dire: "Diventerete liberi"?". Gesù rispose loro: "In verità, in verità io vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. Ora, lo schiavo non resta per sempre nella casa; il figlio vi resta per sempre. Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero. So che siete discendenti di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova accoglienza in voi. Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal padre vostro". Gli risposero: "Il padre nostro è Abramo". Disse loro Gesù: "Se foste figli di Abramo, fareste le opere di Abramo. Ora invece voi cercate di uccidere me, un uomo che vi ha detto la verità udita da Dio. Questo, Abramo non l'ha fatto. Voi fate le opere del padre vostro". Gli risposero allora: "Noi non siamo nati da prostituzione; abbiamo un solo padre: Dio!". Disse loro Gesù: "Se Dio fosse vostro padre, mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato. Per quale motivo non comprendete il mio linguaggio? Perché non potete dare ascolto alla mia parola. Voi avete per padre il diavolo e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli era omicida fin da principio e non stava saldo nella verità, perché in lui non c'è verità. Quando dice il falso, dice ciò che è suo, perché è menzognero e padre della menzogna. A me, invece, voi non credete, perché dico la verità. Chi di voi può dimostrare che ho peccato? Se dico la verità, perché non mi credete? Chi è da Dio ascolta le parole di Dio. Per questo voi non ascoltate: perché non siete da Dio". Gli risposero i Giudei: "Non abbiamo forse ragione di dire che tu sei un Samaritano e un indemoniato?". Rispose Gesù: "Io non sono indemoniato: io onoro il Padre mio, ma voi non onorate me. Io non cerco la mia gloria; vi è chi la cerca, e giudica. In verità, in verità io vi dico: se uno osserva la mia parola, non vedrà la morte in eterno". Gli dissero allora i Giudei: "Ora sappiamo che sei indemoniato. Abramo è morto, come anche i profeti, e tu dici: "Se uno osserva la mia parola, non sperimenterà la morte in eterno". Sei tu più grande del nostro padre Abramo, che è morto? Anche i profeti sono morti. Chi credi di essere?". Rispose Gesù: "Se io glorificassi me stesso, la mia gloria sarebbe nulla. Chi mi glorifica è il Padre mio, del quale voi dite: "È nostro Dio!", e non lo conoscete. Io invece lo conosco. Se dicessi che non lo conosco, sarei come voi: un mentitore. Ma io lo conosco e osservo la sua parola. Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e fu pieno di gioia". Allora i Giudei gli dissero: "Non hai ancora cinquant'anni e hai visto Abramo?". Rispose loro Gesù: "In verità, in verità io vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono". Allora raccolsero delle pietre per gettarle contro di lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio.

 

 


 
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