la parola della domenica

 

Anno liturgico A


omelia di don Angelo nella terza Domenica di Avvento
secondo il rito ambrosiano


30 novembre 2025



 

 

Is 35, 1-10
Sal 84
Rm 11, 25-36
Mt 11, 2-15

Passa un dialogo tra un carcere e una strada. Il carcere è quello di Macheronte dove Giovanni il Battista è in catene, imprigionato da Erode. Gli arrivano notizie. Gli arrivano dalle strade, tramite i discepoli. Loro sono il suo unico appiglio a ciò che accade fuori: qualcosa di nuovo nell'aria, per le strade. Matteo ha appena finito di raccontare la sorpresa, scrivendo: "Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni malattia e ogni infermità. Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore".

Ci saremmo aspettati, alla notizia, una reazione di compiacimento in Giovanni. Ed ecco invece titubanza, perplessità, sfiorato da un dubbio. Lui del Messia aveva dato alle folle una immagine diversa, prefazione senza aver letto il libro: aveva parlato di giorni di un'ira imminente, di scure posta alla radice degli alberi, di rami gettati nel fuoco, di paglia bruciata con fuoco inestinguibile. Ora le immagini non combaciano. Nasce la domanda e la affida ai discepoli: "Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?". Gesù rispose loro: "Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!".

Certamente quel buio che lo ingoiava, quelle catene che lo coartavano, lo stridore della porta che aveva assunto per lui suono di malaugurio, non facilitavano l'accesso a immagini positive: i racconti del bene, quando stai male, non sempre trovano immediata accoglienza. E lui, Giovanni, che aveva avuto parole di fuoco nel chiamare a conversione, si sente lui per il primo chiamato a conversione - e noi con lui - a una delle più impegnative: a convertire l'immagine del Messia e quindi di Dio. Cosa di non poco conto: ne va di Dio, ma ne va anche dell'umano; dal volto che dai a Dio sguscia il volto che dai all'uomo. Il volto che Giovanni aveva dato al Messia portava segno di un giudizio che diventa una scure, della forza che può sconfinare nella spietatezza; il volto che Gesù restituiva a Dio era quello della tenerezza, di una forza che ha anelito di risollevare: non sei grande quando intimorisci o schiacci o deprimi. Lo sei quando come Gesù doni fiducia e rialzi. E' allora che, come ai tempi di Gesù, la salvezza passa per le nostre strade.

Può riattraversarci la domanda del Battista, non ne siamo esenti, sopratutto nelle ore più buie: "Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?". La domanda quando Dio sembra tardare. O non sarà forse che a poco a poco ci siamo accomodati nel pensiero che le parole e i gesti di Gesù sia bello declamarli e incensarli nelle chiese, ma poi nella vita ci vuole altro, da incensare sono altri, da inseguire altro, e non certo un umile sentire, la tenerezza, il soccorso, la fasciatura delle ferite, l'accoglienza di coloro cui diamo nome di lebbrosi, dare una casa da abitare, l'appianamento di strade per coloro che fanno fatica, il dono di ritornare a far festa, anche per strade e piazze?' Mi colpisce la risposta di Gesù alla domanda del Battista: "Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete".

E non sarà importante che ancora oggi qualcuno venga a riferirci di Gesù, a ricordarci ciò che ha udito e visto? Ecco i vangeli. Perché non accada che Il suo volto sia a rischio di impallidimento, la sua immagine scolorisca o sia distorta, la sua voce perda suono o sia violata. Quanto prezioso l'Avvento se per tutti noi fosse un tempo per udire e guardare, cioè per riaprire il vangelo! Alla fine Gesù tesse l'elogio del Battista, elogio a tutta luce: gratitudine. E a me si aprono gli occhi sul Battista e con lui su tutti coloro che lungo i secoli tennero accesa la speranza, e non solo per loro, in carceri che dire buie è poco niente, tanto era lo sprezzo dell'umanità.

Mi bussano alla mente lettere di martiri e di condannati a morte della resistenza. Mi ribussa una lettera scritta da Dietrich Bonhoeffer dal carcere militare di Tegel-Berlino, il 12 agosto 1943. Il 9 aprile 1945, su ordine di Hitler, sarebbe stato giustiziato. La lettera è indirizzata a Maria von Wedemeyer, una ragazza diciannovenne che Dietrich, teologo e pastore della chiesa confessante tedesca, aveva da poco fidanzata. Ecco la lettera: "Non puoi assolutamente comprendere che cosa significhi nella mia attuale situazione l'avere te. Sono certo di essere sotto la speciale guida divina. Il modo in cui noi ci siamo trovati, e il momento, così prossimo al mio arresto, ne sono per me chiare prove; ancora una volta un caso di "Hominum confusione et dei providentia".

Ogni giorno mi sorprende quanto sia immeritata la felicità che ho avuto e ogni giorno mi commuove profondamente pensare alle dure prove che Dio ti ha imposto nell'anno passato, e come evidentemente sia la sua volontà che io, dopo averti appena conosciuta, debba procurarti dispiaceri e dolore, affinché il nostro amore reciproco abbia il suo giusto fondamento e la sua giusta resistenza. Se poi penso alla situazione del mondo, alla totale oscurità che avvolge il nostro destino personale e alla mia attuale prigionia, credo che la nostra unione - e non è stata una leggerezza e sicuramente non lo è stata - può essere soltanto un segno della grazia e della bontà di Dio, che ci chiama alla fede. Saremmo ciechi se non lo vedessimo.

Geremia, nel grave bisogno del suo popolo, dice che "in questo paese si devono ancora comprare case e campi", come segno della fiducia del futuro. Per far questo ci vuole fede; che Dio ce la doni ogni giorno. Non intendo la fede che fugge dal mondo, ma quella che resiste nel mondo e ama e resta fedele alla terra malgrado tutte le tribolazioni che essa ci procura. Il nostro matrimonio deve essere un sì alla terra di Dio, deve rafforzare in noi il coraggio di operare e di creare qualcosa sulla terra. Temo che i cristiani che osano stare sulla terra con un piede solo, saranno con piede solo anche in cielo...".

Quando un dialogo passa tra carceri e strade.

 

Lettura del profeta Isaia - Is 35, 1-10

Così dice il Signore Dio: "Si rallegrino il deserto e la terra arida, esulti e fiorisca la steppa. Come fiore di narciso fiorisca; sì, canti con gioia e con giubilo. Le è data la gloria del Libano, lo splendore del Carmelo e di Saron. Essi vedranno la gloria del Signore, la magnificenza del nostro Dio. Irrobustite le mani fiacche, rendete salde le ginocchia vacillanti. Dite agli smarriti di cuore: "Coraggio, non temete! Ecco il vostro Dio, giunge la vendetta, la ricompensa divina. Egli viene a salvarvi". Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi. Allora lo zoppo salterà come un cervo, griderà di gioia la lingua del muto, perché scaturiranno acque nel deserto, scorreranno torrenti nella steppa. La terra bruciata diventerà una palude, il suolo riarso sorgenti d'acqua. I luoghi dove si sdraiavano gli sciacalli diventeranno canneti e giuncaie. Ci sarà un sentiero e una strada e la chiameranno via santa; nessun impuro la percorrerà. Sarà una via che il suo popolo potrà percorrere e gli ignoranti non si smarriranno. Non ci sarà più il leone, nessuna bestia feroce la percorrerà o vi sosterà. Vi cammineranno i redenti. Su di essa ritorneranno i riscattati dal Signore e verranno in Sion con giubilo; felicità perenne splenderà sul loro capo; gioia e felicità li seguiranno e fuggiranno tristezza e pianto".

Sal 84 (85)

Mostraci, Signore, la tua misericordia e donaci la tua salvezza. Ascolterò che cosa dice Dio, il Signore: egli annuncia la pace per il suo popolo, per i suoi fedeli, per chi ritorna a lui con fiducia. Sì, la sua salvezza è vicina a chi lo teme, perché la sua gloria abiti la nostra terra. R Amore e verità s'incontreranno, giustizia e pace si baceranno. Verità germoglierà dalla terra e giustizia si affaccerà dal cielo. R Certo, il Signore donerà il suo bene e la nostra terra darà il suo frutto; giustizia camminerà davanti a lui: i suoi passi tracceranno il cammino. R

Lettera di san Paolo apostolo ai Romani - Rm 11, 25-36

Non voglio che ignoriate, fratelli, questo mistero, perché non siate presuntuosi: l'ostinazione di una parte d'Israele è in atto fino a quando non saranno entrate tutte quante le genti. Allora tutto Israele sarà salvato, come sta scritto: "Da Sion uscirà il liberatore, egli toglierà l'empietà da Giacobbe. Sarà questa la mia alleanza con loro quando distruggerò i loro peccati". Quanto al Vangelo, essi sono nemici, per vostro vantaggio; ma quanto alla scelta di Dio, essi sono amati, a causa dei padri, infatti i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili! Come voi un tempo siete stati disobbedienti a Dio e ora avete ottenuto misericordia a motivo della loro disobbedienza, così anch'essi ora sono diventati disobbedienti a motivo della misericordia da voi ricevuta, perché anch'essi ottengano misericordia. Dio infatti ha rinchiuso tutti nella disobbedienza, per essere misericordioso verso tutti! O profondità della ricchezza, della sapienza e della conoscenza di Dio! Quanto insondabili sono i suoi giudizi e inaccessibili le sue vie! Infatti, "chi mai ha conosciuto il pensiero del Signore? O chi mai è stato suo consigliere? O chi gli ha dato qualcosa per primo tanto da riceverne il contraccambio?". Poiché da lui, per mezzo di lui e per lui sono tutte le cose. A lui la gloria nei secoli. Amen.

Lettura del Vangelo secondo Matteo - Mt 11, 2-15

In quel tempo. Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò a dirgli: "Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?". Gesù rispose loro: "Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!". Mentre quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: "Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto: "Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via". In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui. Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli subisce violenza e i violenti se ne impadroniscono. Tutti i Profeti e la Legge infatti hanno profetato fino a Giovanni. E, se volete comprendere, è lui quell'Elia che deve venire. Chi ha orecchi, ascolti!".

 

 


 
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