la parola della domenica

 

Anno liturgico B
omelia di don Angelo nella seconda Domenica di Queresima
secondo il rito ambrosiano


28 febbraio 2021



 

 

Dt 5, 1-2.6-21
Sal 18
Ef 4,1-7
Gv 4,5-42

 

Ondivago. Lo sono ogni volta che commento le Scritture. In particolare quando commento l'incontro al pozzo di Sicar. Ondivago lo sono di mio. Ma oggi forse ancora di più, mosso da ondate di pensieri, di sentimenti, di emozioni. Negli occhi le immagini di Gesù e della Samaritana. Ma anche altre che non mi si scoloriscono in questi giorni, quelle di Luca Attanasio e di ZaKia Seddiki e le loro tre bambine; quelle di Vittorio Iacovacci e della sua fidanzata Domenica; quella di Mustapha Milambo, il loro autista. E c'è una parola che mi risuona dentro, quasi a legare le storie.

Ce ne possono essere mille di parole, perché mille e più sono le sfaccettature delle storie. Fu storia quella che accadde quel giorno, era mezzogiorno, al pozzo di Sicar, il sole era alto: i discepoli la intravidero, ma il più della storia sfuggì alla loro comprensione, assorbiti com'erano dal problema del cibo. E' storia, nostra storia, quella che accadde lunedì, non lontano da Goma, verso le 10 del mattino, il sole era alto, in un agguato criminale: noi da lontano guardiamo, dal nostro silenzio intravediamo, ma certo è una fessura, non più di una fessura, frammenti di storie che scorrevano sconosciute. La parola che quest'anno mi lega i volti del pozzo e quelli in terra africana è quella che un giornalista, a me caro, ha ricordato in un suo commento, è la parola che campeggia all'ingresso di un oratorio, quello di Limbiate, che Luca, l'ambasciatore di tutte le terre, aveva frequentato. Dove sta scritto: "Educare è una questione di cuore".

Una questione di cuore. La parola non mi ha lasciato. Ciò che fa differenza nella vita è se, quanto vivi, la cosa che vivi in quel momento, il mondo piccolo o grande cui ti affacci , è o non è per te una questione di cuore. Potremmo rileggere l'episodio del pozzo da questa angolatura: come se questa fosse la luce del giorno da cui osservare. Io lo faccio in misura minima, ma poi lascio a voi ripercorrere il brano e non mi è difficile immaginare quante e quali suggestioni andrete scoprendo. Oltre le mie parole. Io sfioro. Era stata per lui, per Gesù, una questione di cuore scegliere di attraversare la Samaria, territorio ostile e sedere al pozzo. Potresti anche dire: "Guarda il caso, quel giorno al pozzo venne una donna". E se fosse stata invece una questione di cuore l'andare della donna al pozzo di mezzogiorno, quando il sole è alto?

Non fu - o interpretiamo male? - per via di quel pezzo di vita che si portava alle spalle: aver cercato acqua in cinque uomini e non averla trovata? E non era forse questione di cuore quel parlarsi che aveva come un non detto? Le parole prendevano un altro colore. Perché, quando senti battere il cuore, le parole hanno un altro colore. Placano un'altra sete, che è questione del cuore. Penso all'acqua, penso all'anfora che la donna lascia al pozzo nella foga di rientrare in città: l'acqua del pozzo va in secondo piano perché altro ormai sta occupando il cuore. Scorrendo quest'anno il brano, mi sono sorpreso a pensare quante volte io abbia citato queste parole di Gesù al pozzo, ma come se le staccassi da un viso. E come era il suo viso e quello della donna mentre si raccontavano, nel dire e nell'ascoltarsi? E come i loro occhi? Come se di mezzo non ci fosse una questione di cuore.

E per contrasto mi sorprendevo a pensare a quando io per disavventura nel mio pregare sono preoccupato di un monte o di un altro e non dello spirito che fa ardere il cuore e mi vengono parole che sono cantilene, che sanno di declamazione e non di faccia a faccia. Che pena quando pronunciamo parole delle Scritture staccandole dalla faccia, quasi non vivessero in visi, in mani, in persone! Se le parole non si accendono nei visi, nelle mani, si scoloriscono e l'acqua non disseta, non canta nel profondo del cuore. Non solo di acqua ho bisogno.

E mi si affacciano i versi di Chandra Livia Candiani, un'amica poetessa che mi capita spesso di citare - questione di cuore? -. Scrive: Dammi l'acqua dammi la mano dammi la tua parola che siamo, nello stesso mondo. Al pozzo era come se l'uno e l'altra si dicessero: "Dammi l'acqua, dammi la mano, dammi la tua parola che siamo, nello stesso mondo". La donna sentiva di essere finalmente al mondo, con lui. Lui un giorno avrebbe detto: "Chi ha sete venga a me; e beva chi crede in me; come dice la Scrittura: fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno" (Gv 7,37-38). La donna bevve e si fece torrente. Con il fiato in gola corse in città, poche parole per dire del Rabbi che l'aveva stregata. E come non pensare che ne facessero fede occhi e viso? Altrimenti il maschile non si sarebbe mosso.

E l'acqua gorgoglia anche nel cuore di Gesù, canta dentro. Gesù per spinta di quella donna si mette a sognare, a sognare messi, in anticipo di mesi. Sì, un giorno a farlo sognare era stato un rimasuglio di gente semplice, rimasta fedele: "Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli" (Mt 11,25). Ma quel giorno a farlo sognare era stata una donna. Fedeli al racconto del pozzo, dovremmo ricordarlo, anche come chiesa, che sono loro che ci fanno sognare. "Passa in rassegna" mi dice il vangelo "la tua vita e chiediti se a condurti, in un'ora o in un'altra, è un'abitudine o se per te è una questione di cuore".

Ritorno per concludere a Luca Attanasio. Nel ricevere, l'ottobre scorso, un premio disse: " il ruolo dell'ambasciatore - il nostro ruolo - è stare vicino". Penso per questo, in un silenzio di parole, la moglie Zakia volle precisare: "Dicono che è un eroe. Per me invece era un angelo, che ora non c'è più". Eroe sa di lotta, angelo sa di vicinanza. Una questione di cuore. Ma mi rimane una domanda: dobbiamo arrivare a fenomeni strazianti come questi, perché venga portato alla luce il nascosto, le acque che scorrono sottoterra, donne e uomini che hanno fatto della loro vita una questione di cuore?

 

Lettura del libro del Deuteronomio - Dt 5,1-2.6-21

In quei giorni. Mosè convocò tutto Israele e disse loro: "Ascolta, Israele, le leggi e le norme che oggi io proclamo ai vostri orecchi: imparatele e custoditele per metterle in pratica. Il Signore, nostro Dio, ha stabilito con noi un'alleanza sull'Oreb. "Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra d'Egitto, dalla condizione servile. Non avrai altri dèi di fronte a me. Non ti farai idolo né immagine alcuna di quanto è lassù nel cielo né di quanto è quaggiù sulla terra né di quanto è nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai. Perché io, il Signore, tuo Dio, sono un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione, per coloro che mi odiano, ma che dimostra la sua bontà fino a mille generazioni, per quelli che mi amano e osservano i miei comandamenti. Non pronuncerai invano il nome del Signore, tuo Dio, perché il Signore non lascia impunito chi pronuncia il suo nome invano. Osserva il giorno del sabato per santificarlo, come il Signore, tuo Dio, ti ha comandato. Sei giorni lavorerai e farai ogni tuo lavoro; ma il settimo giorno è il sabato in onore del Signore, tuo Dio: non farai alcun lavoro, né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo schiavo, né la tua schiava, né il tuo bue, né il tuo asino, né il tuo bestiame, né il forestiero che dimora presso di te, perché il tuo schiavo e la tua schiava si riposino come te. Ricòrdati che sei stato schiavo nella terra d'Egitto e che il Signore, tuo Dio, ti ha fatto uscire di là con mano potente e braccio teso; perciò il Signore, tuo Dio, ti ordina di osservare il giorno del sabato. Onora tuo padre e tua madre, come il Signore, tuo Dio, ti ha comandato, perché si prolunghino i tuoi giorni e tu sia felice nel paese che il Signore, tuo Dio, ti dà. Non ucciderai. Non commetterai adulterio. Non ruberai. Non pronuncerai testimonianza menzognera contro il tuo prossimo. Non desidererai la moglie del tuo prossimo. Non bramerai la casa del tuo prossimo, né il suo campo, né il suo schiavo, né la sua schiava, né il suo bue, né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo".

Sal 18 (19)

Signore, tu solo hai parole di vita eterna. La legge del Signore è perfetta, rinfranca l'anima; il comando del Signore è limpido, illumina gli occhi. R Il timore del Signore è puro, rimane per sempre; i giudizi del Signore sono fedeli, sono tutti giusti. R Ti siano gradite le parole della mia bocca; davanti a te i pensieri del mio cuore, Signore, mia roccia e mio redentore. R

Lettera di san Paolo apostolo agli Efesini - Ef 4,1-7

Fratelli, io, prigioniero a motivo del Signore, vi esorto: comportatevi in maniera degna della chiamata che avete ricevuto, con ogni umiltà, dolcezza e magnanimità, sopportandovi a vicenda nell'amore, avendo a cuore di conservare l'unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace. Un solo corpo e un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti. A ciascuno di noi, tuttavia, è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo.

Lettura del Vangelo secondo Giovanni - Gv 4,5-42

In quel tempo. Il Signore Gesù giunse a una città della Samaria chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c'era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: "Dammi da bere". I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: "Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?". I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. Gesù le risponde: "Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: "Dammi da bere!", tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva". Gli dice la donna: "Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest'acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?". Gesù le risponde: "Chiunque beve di quest'acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell'acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d'acqua che zampilla per la vita eterna". "Signore - gli dice la donna -, dammi quest'acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua". Le dice: "Va' a chiamare tuo marito e ritorna qui". Gli risponde la donna: "Io non ho marito". Le dice Gesù: "Hai detto bene: "Io non ho marito". Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero". Gli replica la donna: "Signore, vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare". Gesù le dice: "Credimi, donna, viene l'ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l'ora - ed è questa - in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità". Gli rispose la donna: "So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa". Le dice Gesù: "Sono io, che parlo con te". In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: "Che cosa cerchi?", o: "Di che cosa parli con lei?". La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: "Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?". Uscirono dalla città e andavano da lui. Intanto i discepoli lo pregavano: "Rabbì, mangia". Ma egli rispose loro: "Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete". E i discepoli si domandavano l'un l'altro: "Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?". Gesù disse loro: "Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. Voi non dite forse: "Ancora quattro mesi e poi viene la mietitura"? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l'altro miete. Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica". Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: "Mi ha detto tutto quello che ho fatto". E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e alla donna dicevano: "Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo".

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