la parola della domenica

 

Anno liturgico B
omelia di don Angelo nella seconda Domenica di Pasqua
secondo il rito ambrosiano


8 aprile 2018



 

 

At 4,8-24
Sal 117
Col 2,8-15
Gv 20,19-31

Io immagino che i primi ad essere rimasti stupiti per quella parola, prima parola, dopo i tre giorni in cui quello che era avvenuto aveva dell'incredibile, prima parola del loro maestro. fosse "pace": "Stette in mezzo e disse loro: "Pace a voi!". Prima parola. E volle ripeterla, quasi volesse confermare con ripetizione che avevano sentito bene: "Gesù disse loro di nuovo: Pace a voi!". Noi leggiamo, ma, penso, non ci rendiamo conto di che cosa fosse passato nei loro cuori in quei tre giorni e come ne portassero l'animo devastato. Era passato un uragano e ad esserne sconvolto era anche il mondo delle loro relazioni. La relazione con il loro Signore e Maestro: tutti erano fuggiti.

E sì che nell'orto aveva loro detto apertamente il suo bisogno di averli vicini: che vegliassero con lui. Ma un uragano si era scatenato - ci è facile immaginarlo - -anche nelle relazioni del gruppo: quella sera di Pasqua erano in dieci, anche tra loro qualcosa si era rotto. Uno aveva tradito e si era impiccato. Uno aveva negato di conoscerlo. Un altro, Tommaso, non era con loro; e perché mai? Era pure giunta Maria di Magdala a dire che il Maestro era risorto, portava un suo annuncio. Ma perché mai era apparso a lei e non a loro? E dovevano crederle? Un subbuglio di pensieri, di sentimenti, di emozioni. E un esito triste, dolente, di relazioni sbrecciate.

E Gesù, prima parola - prima parola, penso, anche per noi, quando di otto giorni in otto giorni ci raduniamo - prima parola :"Pace a voi!". Perché lui sa che cosa si muove nel nostro cuore. E poi, a volte, ci hanno seminato persino la paura di Dio! E noi veniamo, come i discepoli, dalle nostre fughe. Per tutta risposta lui dice: "Pace a voi". Ora state in pace. Tranquilli, si riprende. Si riprende! E infatti che cosa fa? "Detto questo" è scritto "soffiò e disse loro: Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati".

Soffiò: è un verbo di creazione, che evoca alla nostra mente una immagine dell'in principio. Nella Bibbia infatti, nel secondo racconto della creazione, di Dio è scritto che "plasmò l'uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l'uomo divenne un essere vivente" (Gen2,7). Ebbene Gesù risorto riporta il soffio di una nuova creazione, oggi. Dentro le nostre case dalle porte chiuse, dentro le nostre relazioni sbrecciate, dentro una stagione che porta purtroppo segni evidenti di disumanità. Si riprende. Da questo soffio, da questo alito che, da gente che sopravvive stancamente, ci fa tornare ad essere viventi. Dopo segni sconcertanti di disumanità ci fa tornare - semplicemente ed è grazia - ancora umani. Dopo il freddo dei nostri inverni, ancora fa germogliare la terra, quasi assistessimo a un inizio di primavera.

Per questo Gesù lega il soffio dello Spirito al perdono: perché si può riprendere a vivere solo se si è perdonati. E' dal sentirci perdonati che si può riprendere. Gesù - lo abbiamo notato - non muove rimproveri su ciò che è passato, apre al futuro. E chiede anche a noi di non cedere a litanie di lamenti, ma di avere negli occhi il futuro, il nostro e quello degli altri, della terra. Tutti dobbiamo partire da un perdono che annuncia fiducia, fiducia nonostante tutto. Cominciando da noi preti, se siamo fedeli al vangelo che stiamo leggendo.

Mi sono anche chiesto se quelli di noi che hanno questo ministero, quello di assicurare il perdono di Dio, siano stati sempre segno di questa fiducia, se chi è venuto per una confessione ha trovato visi di burocrati che giudicano o il viso di Gesù che guarda al futuro, il viso di Gesù che ti dice: "Ora sta tranquillo. Si riprende. Guardiamo al futuro. Eccoti lo Spirito, Ecco il soffio di Dio che fa nuove tutte le cose". In primo piano - voi mi capite - c'è l'amore di Dio. E in questo orizzonte vorrei leggere l'episodio di Tommaso. Lui che, in qualche misura, aveva legato la sua fede alla visione delle ferite di Gesù, come se fossero un segno di riconoscimento.

E Gesù non si sottrae: sono un segno di riconoscimento. A Tommaso dice: "Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo ma credente!". Quelle ferite segno di riconoscimento. Non solo per Tommaso, ma anche per tutti coloro - e siamo anche noi! - cui sono giunte le parole commosse di Tommaso: "Mio Signore e mio Dio". Perché segno di riconoscimento quelle ferite? Vorrei evocare una parola che anni fa un vescovo profeta, don Tonino Bello, accostò, quasi sposandola, alla parola "ferita", la parola "feritoia".

Le ferite di Gesù sono feritoia. Da cui spiare l'estremo cui giunge l'amore di un Dio. E' affascinante il fatto che il risorto porti i segno delle ferite. Sono feritoie. Riconosci il Signore. Il Signore che porta la pace. Ma c'è un altro riconoscimento: a feritoia si aggiunge feritoia. Feritoia del Signore, postazione per un suo riconoscimento, sono anche le ferite di cui portano il segno, a volte lancinante, a volte meno violento ma pur sempre ferite, uomini e donne che incontriamo nei nostri giorni. Riconosci lì il Signore. Riconoscilo in quelle ferite. I tuoi occhi, il tuo gesto silenzioso, la tua carezza, la tua tenerezza siano un balsamo, siano segno che tu, come da feritoia, hai riconosciuto il Signore.

Fu pace, otto giorni dopo, nella casa degli undici, Che siano anche le ferite una via alla pace, le ferite che vengono da un amore? Un poeta, Mario Luzi, in una sua poesia, "La notte viene col canto", ci ha ricordato che la pace ha anche vie più lucide e più sofferte e che soffrire per amore può trasformarsi in un bene.

Scrive: "La pace, se verrà, ti verrà per altre vie più lucide di questa, più sofferte; quando soffrire non ti parrà vano ché anche la pena esiste e deve vivere e trasformarsi in bene tuo ed altrui. La fede è in te, la fede è una persona. Questa canzone non ha più parole". (da "Quaderno gotico")

 

Lettura degli Atti degli Apostoli 4, 8-24a

In quei giorni. Pietro, colmato di Spirito Santo, disse loro: "Capi del popolo e anziani, visto che oggi veniamo interrogati sul beneficio recato a un uomo infermo, e cioè per mezzo di chi egli sia stato salvato, sia noto a tutti voi e a tutto il popolo d'Israele: nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, che voi avete crocifisso e che Dio ha risuscitato dai morti, costui vi sta innanzi risanato. Questo Gesù è la pietra, che è stata scartata da voi, costruttori, e che è diventata la pietra d'angolo. In nessun altro c'è salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati". Vedendo la franchezza di Pietro e di Giovanni e rendendosi conto che erano persone semplici e senza istruzione, rimanevano stupiti e li riconoscevano come quelli che erano stati con Gesù. Vedendo poi in piedi, vicino a loro, l'uomo che era stato guarito, non sapevano che cosa replicare. Li fecero uscire dal sinedrio e si misero a consultarsi fra loro dicendo: "Che cosa dobbiamo fare a questi uomini? Un segno evidente è avvenuto per opera loro; esso è diventato talmente noto a tutti gli abitanti di Gerusalemme che non possiamo negarlo. Ma perché non si divulghi maggiormente tra il popolo, proibiamo loro con minacce di parlare ancora ad alcuno in quel nome". Li richiamarono e ordinarono loro di non parlare in alcun modo né di insegnare nel nome di Gesù. Ma Pietro e Giovanni replicarono: "Se sia giusto dinanzi a Dio obbedire a voi invece che a Dio, giudicatelo voi. Noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato". Quelli allora, dopo averli ulteriormente minacciati, non trovando in che modo poterli punire, li lasciarono andare a causa del popolo, perché tutti glorificavano Dio per l'accaduto. L'uomo infatti nel quale era avvenuto questo miracolo della guarigione aveva più di quarant'anni. Rimessi in libertà, Pietro e Giovanni andarono dai loro fratelli e riferirono quanto avevano detto loro i capi dei sacerdoti e gli anziani. Quando udirono questo, tutti insieme innalzarono la loro voce a Dio.

Sal 117 (118)

® La pietra scartata dai costruttori ora è pietra angolare. Rendete grazie al Signore perché è buono, perché il suo amore è per sempre. Dica Israele: "Il suo amore è per sempre". Dica la casa di Aronne: "Il suo amore è per sempre". ® La pietra scartata dai costruttori è divenuta la pietra d'angolo. Questo è stato fatto dal Signore: una meraviglia ai nostri occhi. ® Sei tu il mio Dio e ti rendo grazie, sei il mio Dio e ti esalto. Rendete grazie al Signore, perché è buono, perché il suo amore è per sempre. ®

Lettera di san Paolo apostolo ai Colossesi 2, 8-15

Fratelli, fate attenzione che nessuno faccia di voi sua preda con la filosofia e con vuoti raggiri ispirati alla tradizione umana, secondo gli elementi del mondo e non secondo Cristo. È in lui che abita corporalmente tutta la pienezza della divinità, e voi partecipate della pienezza di lui, che è il capo di ogni Principato e di ogni Potenza. In lui voi siete stati anche circoncisi non mediante una circoncisione fatta da mano d'uomo con la spogliazione del corpo di carne, ma con la circoncisione di Cristo: con lui sepolti nel battesimo, con lui siete anche risorti mediante la fede nella potenza di Dio, che lo ha risuscitato dai morti. Con lui Dio ha dato vita anche a voi, che eravate morti a causa delle colpe e della non circoncisione della vostra carne, perdonandoci tutte le colpe e annullando il documento scritto contro di noi che, con le prescrizioni, ci era contrario: lo ha tolto di mezzo inchiodandolo alla croce. Avendo privato della loro forza i Principati e le Potenze, ne ha fatto pubblico spettacolo, trionfando su di loro in Cristo.

Lettura del Vangelo secondo Giovanni 20,19-31

In quel tempo. La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: "Pace a voi!". Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: "Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi". Detto questo, soffiò e disse loro: "Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati". Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: "Abbiamo visto il Signore!". Ma egli disse loro: "Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo". Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: "Pace a voi!". Poi disse a Tommaso: "Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!". Gli rispose Tommaso: "Mio Signore e mio Dio!". Gesù gli disse: "Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!". Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

 

 


 
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