la parola della domenica

 

Anno liturgico A
omelia di don Angelo nella seconda Domenica dopo Pentecoste
secondo il rito ambrosiano


14 giugno 2020



 

 

Sir 17,1-4. 6-11b.12-14
Sal 103
Rm 1,22-25.28-32
Mt 5,2.43-48

Come siamo fatti? Come sono fatto io? Di che pasta sono fatto? Non è facile dirlo. Il libro del Siracide ce ne parla oggi. Vorresti fermarti a ogni parola, ma subito sopraggiunge l'altra che aggiunge. O a volte volta addirittura sembra mettere in questione la prima. Alla fine della lettura del piccolo brano, mi sono detto che, secondo la Parola, c'è tanto splendore in noi, tanto. In ognuno di noi. Tanta bellezza. Di cui siamo chiamati a riconoscere l'origine: una "nobiltà" - se così la possiamo chiamare - che non ci siamo data noi.

Ci sono parole nel brano, che non penso si possano ascoltare senza sorpresa e stupore tanto sembrano assolute, eccole: "Il Signore creò l'uomo dalla terra e ad essa di nuovo lo fece tornare… Li rivestì di una forza pari alla sua e a sua immagine". Forza pari alla sua, a sua immagine. Ma aggiunge: "Discernimento, lingua, occhi, orecchi e cuore diede loro per pensare. Li riempì di scienza e d'intelligenza e mostrò loro sia il bene che il male". Come a dire che la nobiltà chiede custodia. Non è che se uno ce l'ha ce l'ha per sempre e che tutto quello che uno di noi fa ha marchio di nobiltà, assicurato per nascita.

Mi ha molto colpito nel brano l'insistenza sul pensare, sul'intelligenza, sul discernimento che da un lato ci porta a un bisogno di dar gloria a Dio e dall'altro di guardare con intelligenza i nostri giorni: Disse loro: "Guardatevi da ogni ingiustizia. E a ciascuno ordinò di prendersi cura del prossimo". Quasi a dirci: quando siamo a immagine di Dio, quando siamo colmi di vera nobiltà? Quando ci guardiamo da ogni ingiustizia, quando ci prendiamo cura del prossimo. Questa è la tua vera nobiltà. La lettera ai Romani oggi ci ricordava come ci si possa allontanare, per via di una intelligenza depravata, da una vita secondo l'immagine che Dio ha impresso in noi.

Una lunga elencazione quella di Paolo che un po' - lasciatemi dire - ci lasciava con il cuore stanco. E alla fine dell'inquietante elenco ecco due sfregi che fanno distanziamento dall'immagine di Dio. Eccoli. Scrive Paolo, quasi a riassumere tutto: "Senza cuore e senza misericordia". Tradimento dell'immagine. Ce lo ricorda Gesù nel brano di Matteo: "Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti".

Essere figli, essere secondo l'immagine del Padre è bellisimo, ma anche impegnativo: il padre fa sorgere il sole su cattivi e buoni e fa piovere sui giusti e gli ingiusti. Ora sappiamo come e quando si diventa figli di Dio. A volte abbiamo detto e ancora diciamo che si diventa figli di Dio nel Battesimo. Ma se io restringo l'orizzonte del mio amore, non sono figlio del Padre che non fa distinzione tra campo del giusto e campo dell'ingiusto. Voi mi capite, sullo sfondo c'è tutto il problema dell'inclusione o dell'esclusione. Ed è su questo che ci si misura se si è figli o no.

Non basta un nome su un registro di Battesimo. Uomini e donne con il cuore o senza cuore? Uomini e donne della misericordia o senza misericordia? I miei pensieri, i miei gesti, le mie parole, il mio sguardo parlano di uno senza cuore o di uno abitato dalla tenerezza? In questo orizzonte dello "sguardo", del "come guardo", entra l'altro comando di Gesù che quasi ci sembra improponibile: "amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano". Ci verrebbe da dire che queste sono parola da declamare nelle chiese, con il sospetto che non ci credano neppure quelli che le declamano nelle chiese. Parole esagerate.

Ma fa impressione come Gesù, con fermezza, metta qui la differenza tra essere cristiani o essere pagani. Questo mi indice a chiedermi se mi sto rendendo conto che, quando penso, dico o faccio, in un certo modo non sono cristiano ma pagano. Devo anche dirmi che nella Bibbia non fu così dal principio e ci sembra di rintracciare, a proposito dell'odio, un cammino. Ed è come se con Gesù avvenisse, starei per dire, un deragliamento, un salto, una sconnessione. Qualcuno potrebbe ricordarci, per esempio, un salmo, salmo 139, versetto 21, "Quanto odio, Signore quelli che ti odiano. Quanto detesto quelli che si oppongono a te. Li odio con odio implacabile, li considero miei nemici".

Questo mi induce a pensare che "non odiare il nemico" sia frutto di un cammino e che il segreto sia indugiare con gli occhi a lungo nel volto, negli occhi, del Padre. Come ci ha insegnato Gesù. E chiederci che cosa fa sì che lui si senta mosso a dare pioggia o sole ad ogni campo, alla sete di ogni terreno, senza chiedersi altro. Forse potremmo dire che anche qui è in questione il cuore e la misericordia. E potemmo subito ricordare quanto oggi ci sia bisogno, per come siamo inveleniti, di parole come queste di Gesù, in una stagione come la nostra in cui stiamo assistendo, quasi increduli, a una crescita esponenziale, raggelante, inquietante di odio nel nostro paese.

E imperversano parole che non sono parole, perché le parole tengono in sé l'anelito del parlarsi, una spinta a comunicare. E sdegno dovremmo provare quando invece sono snaturate in insulti, quando soggiace il tentativo di sporcare o addirittura incenerire il volto dell'altro, quello su cui Dio ha messo il suo sigillo. Ritorna, ritorna - voi mi capite - il senza cuore, il senza misericordia. Ebbene, perdonate, "cuore" mi richiama la parola "cordialità". Essere cordiali: un viso, degli occhi, il tono della voce, uno spirito, nel segno della cordialità. Non so se la stagione del covid19 ci ha insegnato ad essere più umili e più cordiali.

Ebbene mi sono chiesto se il coltivare cordialità non potrebbe essere antidoto alla degenerazione dell'odio. Non la diffidenza negli occhi, non l'arroganza, non il sospetto, non la disistima, non il pregiudizio, non la violenza, non l'acredine, non il rifiuto, non le ciglia aggrottate. Ma la cordialità. Che sia anche la cordialità uno dei segni che svela se siamo o no figli di Dio? "Siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti".

 

Lettura del libro del Siracide - Sir 17, 1-4. 6-11b. 12-14

Il Signore creò l'uomo dalla terra e ad essa di nuovo lo fece tornare. Egli assegnò loro giorni contati e un tempo definito, dando loro potere su quanto essa contiene. Li rivestì di una forza pari alla sua e a sua immagine li formò. In ogni vivente infuse il timore dell'uomo, perché dominasse sulle bestie e sugli uccelli. Discernimento, lingua, occhi, orecchi e cuore diede loro per pensare. Li riempì di scienza e d'intelligenza e mostrò loro sia il bene che il male. Pose il timore di sé nei loro cuori, per mostrare loro la grandezza delle sue opere, e permise loro di gloriarsi nei secoli delle sue meraviglie. Loderanno il suo santo nome per narrare la grandezza delle sue opere. Pose davanti a loro la scienza e diede loro in eredità la legge della vita. Stabilì con loro un'alleanza eterna e fece loro conoscere i suoi decreti. I loro occhi videro la grandezza della sua gloria, i loro orecchi sentirono la sua voce maestosa. Disse loro: "Guardatevi da ogni ingiustizia!" e a ciascuno ordinò di prendersi cura del prossimo.

Sal 103 (104)

Benedici il Signore, anima mia! Sei tanto grande, Signore, mio Dio! Sei rivestito di maestà e di splendore, avvolto di luce come di un manto, tu che distendi i cieli come una tenda, costruisci sulle acque le tue alte dimore. R Egli fondò la terra sulle sue basi: non potrà mai vacillare. Tu l'hai coperta con l'oceano come una veste; al di sopra dei monti stavano le acque. Hai fissato loro un confine da non oltrepassare, perché non tornino a coprire la terra. R Tu mandi nelle valli acque sorgive perché scorrano tra i monti. Tu fai crescere l'erba per il bestiame e le piante che l'uomo coltiva per trarre cibo dalla terra. R

Lettera di san Paolo apostolo ai Romani - Rm 1, 22-25. 28-32

Fratelli, mentre si dichiaravano sapienti, gli uomini sono diventati stolti e hanno scambiato la gloria del Dio incorruttibile con un'immagine e una figura di uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili. Perciò Dio li ha abbandonati all'impurità secondo i desideri del loro cuore, tanto da disonorare fra loro i propri corpi, perché hanno scambiato la verità di Dio con la menzogna e hanno adorato e servito le creature anziché il Creatore, che è benedetto nei secoli. Amen. E poiché non ritennero di dover conoscere Dio adeguatamente, Dio li ha abbandonati alla loro intelligenza depravata ed essi hanno commesso azioni indegne: sono colmi di ogni ingiustizia, di malvagità, di cupidigia, di malizia; pieni d'invidia, di omicidio, di lite, di frode, di malignità; diffamatori, maldicenti, nemici di Dio, arroganti, superbi, presuntuosi, ingegnosi nel male, ribelli ai genitori, insensati, sleali, senza cuore, senza misericordia. E, pur conoscendo il giudizio di Dio, che cioè gli autori di tali cose meritano la morte, non solo le commettono, ma anche approvano chi le fa.

Lettura del Vangelo secondo Matteo - Mt 5,2.43-48

In quel tempo. Il Signore Gesù si mise a parlare e insegnava alle folle dicendo: "Avete inteso che fu detto: "Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico". Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste".

 

 


 
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