la parola della domenica

 

Anno liturgico A
omelia di don Angelo nella seconda Domenica dopo Pasqua
secondo il rito ambrosiano


23 aprile 2017



 

 

At 4,8-24
Sal 117
Col 2,8-15
Gv 20,19-31

Siamo dentro un cammino. La fede nel Signore risorto chiede un cammino. Oserei dire che proprio perché l'evento non ha nulla di spettacolare, di prorompente nei segni, non resti abbagliato, quasi costretto a cadere in ginocchio. La fede ha i suoi passaggi e la pagina di Giovanni sembra raccontarceli. Forse una prima notazione nasce dal rilevare nel nostro brano di vangelo una diversità.

Tra Maria di Magdala e gli undici. Maria li aveva raggiunti in una casa, forse la casa in cui erano soliti radunarsi con Gesù. Ebbene, mentre, nel racconto, di Maria di Magdala ci stupisce il movimento, degli apostoli ci stupisce la staticità. Maria, in genere le donne, nei racconti della risurrezione le vedi come spinte da un desiderio di andare; ci affascinano, già alle prime luci dell'alba, i loro passi, i loro passi di vento. Maria di Magdala esce, le altre donne escono. E Maria reca dal sepolcro l'annuncio, di cui il Signore risorto l'ha incaricata. Immaginiamo che ci sia andata subito, con il cuore in gola.

Passano le ore, viene sera e a che cosa assistiamo? All'immobilità dei discepoli: le porte chiuse, per timore dei giudei. La Maddalena fin dal mattino aveva aperta la porta, qui - ed è già sera - la porta è chiusa. Mi chiedo perché? Forse perché il cuore era chiuso: ad aprire le porte è un cuore aperto. Se il cuore è chiuso, si chiudono anche le porte delle case. Delle nostre case. "Le porte erano chiuse per timore dei Giudei". Si erano lasciati devastare dalla paura: per paura Pietro lo aveva rinnegato, per paura tutti gli altri nella notte erano fuggiti, si erano dispersi.

Ed ora che si riuniscono a dominare è ancora la paura. La paura aveva più potere che il loro cuore. Diversamente dalle donne, in cui il cuore potè più della paura. Gli uomini fanno i bilanci: la vita del loro maestro si era chiusa con un fallimento. Le donne scoprono germogli, avvisaglie di futuro, spingono la vita.

E già questo dovrebbe indurci a pensare: la mobilità e l'immobilità, impressionante! La notizia buona, nelle ombre della sera, è che il Risorto viene a porte chiuse. La chiamo "notizia buona" perché non sono così sicuro che la mia vita sia una vita di porte aperte. E che lui entri, entri comunque e, come prima parola, mi dica, ci dica: "Pace, pace a te, pace a voi", mi solleva dai pensieri negativi, anche riguardo a me stesso.

"Tu sempre entrerai, anche passando dalle mie porte chiuse e mi dirai: pace!". Che è semplicemente il contrario del timore. Sta in pace, sta nella serenità, sta nell'armonia. E' il dono del Signore risorto, questo senso di pace che deve attraversarci. A volte la perdiamo, e allora lui viene a riportarla. Forse è vero anche questo che ci lasciamo riprendere dal timore.

Infatti il testo lo sottolinea. E' scritto che i discepoli gioirono al vedere il Signore. Ma è anche scritto che otto giorni dopo erano ancora insieme e le porte erano ancora chiuse. Forse anche per questo dobbiamo fare ogni anno la Pasqua, perché spesso le porte si richiudono. Forse anche per questo è importante ritrovarci come i discepoli otto giorni dopo, da una domenica all'altra , di otto giorni in otto giorni, per uscire dal timore e rientrare nella pace.

E passare così da una visione negativa in cui ci si difende a una visione positiva della vita in cui ci si apre. Pasqua come passaggio. In quella casa avvenne il passaggio. "Pace a voi. Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi". Mi sembra di scorgere nel verbo "mandare" - "mando voi" - il superamento dell'immobilità: "Andate". E' importante una casa in cui riunirsi. Importante riunirci di otto giorni in otto giorni in questa casa. Di Gesù è detto: "Venne e stette". Importante radunarci nella consapevolezza che, ogni volta che qui ci raduniamo, Lui viene e "sta", sta in mezzo a noi. Importante una casa, ma che non sia una casa dalle porte chiuse: è la casa per un "mandato".

E che nessuno di noi pensi che la sequela del Signore si concluda con il nostro radunarci qui: sei mandato, sei mandato fuori. Mandato, come lui, e dunque a dire "pace!". Il primo impegno è a dire e a portare la pace. Sconfiggendo così la paura, il timore, il terrore. Già l'aveva loro comandato, ancor prima che morisse: "In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa" (Lc 10,5). Dunque da un casa alle molte case: alla casa del mondo, alle case delle nostre città e della terra.

Che a volte non sono più case, ma fantasmi di case, macerie di case. Penso che anche a voi rimanga nel cuore, come una ferita, la visione di case sbriciolate, rase a terra, come ferite a morte dagli ordigni di guerra, fatte scempio della brutalità e dell'insipienza umana. Disumana! C'è una voce - a volte sembra un grido nel deserto - quella di papa Francesco che chiede la conversione per gli uomini della guerra, per quelli che fabbricano e vendono armi. E quasi risposta accade che di armi se ne sperimentino - quasi con orgoglio - di più devastanti, di più sofisticate, di più brutali.

"Come il Padre ha mandato me così io mandato voi". Mi chiedo se ci rimane una memoria, un minimo di memoria, di "come" Gesù sia passato su questa terra. Passa come lui. Tu sei mandato per la pace, a dire e a costruire la pace. Nella casa del mondo e nelle case delle nostre città, contro ogni degrado di umanità. Mandati: essere là dove la vita accade. E' questa lo vera forza, la forza della risurrezione, è creare un inizio nuovo, un sussulto di armonia, un brivido di nuova creazione. Per questo Gesù soffia sui discepoli radunati il suo spirito, come Dio all'inizio soffiò, su polvere del suolo, un alito di vita e l'uomo divenne un essere vivente. Mi fermo qui.

E non me ne voglia Tommaso. Già altre volte ci venne di riabilitarlo, almeno in parte. Primo perché era uno che voleva toccare le cose, un po' come noi. Poi era uno che si guardava attorno, come noi, e quelle facce dei discepoli non gli sembravano proprio facce di risurrezione, chiusi com'erano. E poi alla fine non pretese di toccare; gli bastò vedere i segni dei chiodi in quelle mani, il segno della lancia nel fianco per credere e fare la professione più bella del vangelo: "Mio Signore e mio Dio".

E poi - lasciatemi dire - ci meritò una beatitudine: "Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto". Noi - pensate! - tra quelli che non hanno visto e hanno creduto. Beati.

 

 

Lettura degli Atti degli Apostoli 4, 8-24a

In quei giorni. Pietro, colmato di Spirito Santo, disse loro: "Capi del popolo e anziani, visto che oggi veniamo interrogati sul beneficio recato a un uomo infermo, e cioè per mezzo di chi egli sia stato salvato, sia noto a tutti voi e a tutto il popolo d'Israele: nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, che voi avete crocifisso e che Dio ha risuscitato dai morti, costui vi sta innanzi risanato. Questo Gesù è la pietra, che è stata scartata da voi, costruttori, e che è diventata la pietra d'angolo. In nessun altro c'è salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati". Vedendo la franchezza di Pietro e di Giovanni e rendendosi conto che erano persone semplici e senza istruzione, rimanevano stupiti e li riconoscevano come quelli che erano stati con Gesù. Vedendo poi in piedi, vicino a loro, l'uomo che era stato guarito, non sapevano che cosa replicare. Li fecero uscire dal sinedrio e si misero a consultarsi fra loro dicendo: "Che cosa dobbiamo fare a questi uomini? Un segno evidente è avvenuto per opera loro; esso è diventato talmente noto a tutti gli abitanti di Gerusalemme che non possiamo negarlo. Ma perché non si divulghi maggiormente tra il popolo, proibiamo loro con minacce di parlare ancora ad alcuno in quel nome". Li richiamarono e ordinarono loro di non parlare in alcun modo né di insegnare nel nome di Gesù. Ma Pietro e Giovanni replicarono: "Se sia giusto dinanzi a Dio obbedire a voi invece che a Dio, giudicatelo voi. Noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato". Quelli allora, dopo averli ulteriormente minacciati, non trovando in che modo poterli punire, li lasciarono andare a causa del popolo, perché tutti glorificavano Dio per l'accaduto. L'uomo infatti nel quale era avvenuto questo miracolo della guarigione aveva più di quarant'anni. Rimessi in libertà, Pietro e Giovanni andarono dai loro fratelli e riferirono quanto avevano detto loro i capi dei sacerdoti e gli anziani. Quando udirono questo, tutti insieme innalzarono la loro voce a Dio.

Sal 117 (118)

® La pietra scartata dai costruttori ora è pietra angolare. Rendete grazie al Signore perché è buono, perché il suo amore è per sempre. Dica Israele: "Il suo amore è per sempre". Dica la casa di Aronne: "Il suo amore è per sempre". ® La pietra scartata dai costruttori è divenuta la pietra d'angolo. Questo è stato fatto dal Signore: una meraviglia ai nostri occhi. ® Sei tu il mio Dio e ti rendo grazie, sei il mio Dio e ti esalto. Rendete grazie al Signore, perché è buono, perché il suo amore è per sempre.

® Lettera di san Paolo apostolo ai Colossesi 2, 8-15

Fratelli, fate attenzione che nessuno faccia di voi sua preda con la filosofia e con vuoti raggiri ispirati alla tradizione umana, secondo gli elementi del mondo e non secondo Cristo. È in lui che abita corporalmente tutta la pienezza della divinità, e voi partecipate della pienezza di lui, che è il capo di ogni Principato e di ogni Potenza. In lui voi siete stati anche circoncisi non mediante una circoncisione fatta da mano d'uomo con la spogliazione del corpo di carne, ma con la circoncisione di Cristo: con lui sepolti nel battesimo, con lui siete anche risorti mediante la fede nella potenza di Dio, che lo ha risuscitato dai morti. Con lui Dio ha dato vita anche a voi, che eravate morti a causa delle colpe e della non circoncisione della vostra carne, perdonandoci tutte le colpe e annullando il documento scritto contro di noi che, con le prescrizioni, ci era contrario: lo ha tolto di mezzo inchiodandolo alla croce. Avendo privato della loro forza i Principati e le Potenze, ne ha fatto pubblico spettacolo, trionfando su di loro in Cristo.

Lettura del Vangelo secondo Giovanni 20, 19-31

In quel tempo. La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: "Pace a voi!". Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: "Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi". Detto questo, soffiò e disse loro: "Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati". Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: "Abbiamo visto il Signore!". Ma egli disse loro: "Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo". Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: "Pace a voi!". Poi disse a Tommaso: "Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!". Gli rispose Tommaso: "Mio Signore e mio Dio!". Gesù gli disse: "Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!". Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

 

 


 
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