la parola della domenica
Anno liturgico C
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Is
8, 23b - 9,6a E' Natale, è nascita, è bambino. Evocherò più volte l'immagine del bambino, dei bambini. La nascita che ricordiamo e da cui vorremmo farci irraggiare è quella di Gesù, lui il neonato. Niente luminarie, la luce era tutta dentro, dentro gli occhi e nell'anima, fuori lo sfrigolio di una lampada. Tutto qui: "Diede alla alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c'era posto nell'alloggio". E chissà, permettetemelo, se quando lei, Maria, e Giuseppe lo deposero, pensate con quale delicatezza, nella mangiatoia - ruvida la paglia, il piccolo era in fasce - chissà se ponendolo nella mangiatoia si saranno riaccese nella mente a Maria le parole di nove mesi prima, parole di angelo: "Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide". Il figlio dell'Altissimo era in basso, il trono una mangiatoia di pastori. Chissà se per un attimo fu spaesamento. Perché Natale, se non è spaesamento, "se non è stupore" direbbe don Tonino Bello "non è Natale". Noi facciamo l'abitudine, io faccio l'abitudine, alle cose. Anche alle più inimmaginabili. Vorrei avere, dopo novant'anni, il fiato sospeso dei pastori o quello di quando, piccolo, chiedevo conto e mi raccontavano del presepe. Un rimasuglio di quegli occhi sgranati, e custodire - lo ripeto anche quest'anno - un rimasuglio di pastore, con quella mirabile successione: la voce, si misero in cammino, videro: "Troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia… Appena gli angeli si furono allontanati da loro, verso il cielo, i pastori dicevano l'un l'altro: "Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere"". "Andiamo, vediamo questo avvenimento": non è questo che dobbiamo dirci, anche quest'anno? Fare passi. Oggi non è più un'assemblea di angeli a squarciare di annunci i cieli, o forse a muovere sono ancora le parole del canto antico dell'"Adeste fideles": "Raggiunti da voce, lasciato il gregge, corrono i pastori all'umile giaciglio e noi esultando affrettiamo il passo, venite, adoriamo". E a dare fretta e desiderio ai loro passi, niente di sbalorditivo, quasi incredibile nella stagione, la nostra, della pubblicità, zero pubblicità: la pubblicità dal cielo la si fa con fasce e mangiatoia, le cose di sempre per quei pastori. Il salvatore è un bambino. Non videro altro che un bambino, senza niente, spoglio. E, vorrei dire, lasciamolo così con fasce e mangiatoia, perché, mentre da un lato il suo essere bambino ci toglie ogni paura di Dio, dall'altro sembra dirci che per contare agli occhi di Dio non occorre essere rivestiti di chissà che cosa. Conti nudo. E se contiamo nudi, non ce ne è uno che conti di più e uno che conti di meno o uno che non conti niente. Poi nella vita succede che alcuni contino ed altri no o altri meno. Ma quando accade impallidisce o muore il Natale perché è un falso sul presepe. Contare per il semplice fatto di essere nato. Il neonato del presepe è senza tutto o quasi, ma è avvolto da un amore che lo riconosce con gioia e si prende cura. Del contare per il semplice fatto di essere nati ha parlato nella sua lettera di Natale don Mimmo, arcivescovo di Napoli e ora cardinale. Scrive: "Neonati, come in una mangiatoia di molti secoli fa. Nudi, senza un abito buono o stracciato, senza il vestito della festa o la borsa di moda, senza le toppe sugli ultimi jeans che ci sono rimasti, senza. Né poveri, né ricchi. Nudi! Neonati senza un titolo e senza un'immagine da difendere o da voler modificare, senza un ruolo o una maschera da indossare. Solo creature, nella loro semplicità ed essenzialità. Bambini e non signori o dottori, ingegneri, onorevoli, presidenti, professori. Bambini". Semplicemente bambini. Ma questa immagine dei bambino, del neonato su cui il Natale chiama i nostri occhi, oggi sembra una immagine ricacciata, in esilio, non c'è posto. Come non c'era posto per Gesù. "Non c'è posto per voi" è stato urlato e ancora lo si urla con i bagliori devastanti delle guerre. E le cifre 30 mila bambini uccisi in una striscia e quanti altrove, sembrano impotenti a far muovere i passi. Non solo, ma ora sembra che non si possa più dare nome alle cose; e dare nome di crudeltà alla crudeltà. Nel brano del profeta Isaia oggi venivano evocati giorni di tirannie e di guerre, quelle che stanno incendiando oggi molte nostre terre. Ebbene la fine di quei giorni sciagurati veniva evocata con l'immagine del bambino: "Perché ogni calzatura di soldato che marciava rimbombando e ogni mantello intriso di sangue saranno bruciati, dati in pasto al fuoco. Perché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio". E come può succedere che ci nasca un bambino e continuino ininterrottamente il rimbombo delle calzature militari e i mantelli intrisi di sangue? Da bruciare è la devastazione dell'umanità. E la sua ricostruzione avviene con il neonato di Betlemme, con tutti i neonati del mondo che noi chiamo figli: "Perché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio". Vi confesso, a questo punto dell'omelia mi sono chiesto se non ho cancellato l'aria del Natale. Poi ho pensato che fare come se non fosse, mi sarebbe suonato falso. Mi sono detto che Natale è aprire spiragli di speranza, e azioni di giustizia per i piccoli e prendercene cura. E' un metterci in movimento, fare un passo: qual è il tuo passo? Hai visto questo avvenimento, non fare come se non l'avessi mai visto. E poi, come i pastori, raccontalo. Lettura del profeta Isaia - Is 8, 23b - 9,6a In passato il Signore Dio umiliò la terra di Zàbulon e la terra di Nèftali, ma in futuro renderà gloriosa la via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti. Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse. Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia. Gioiscono davanti a te come si gioisce quando si miete e come si esulta quando si divide la preda. Perché tu hai spezzato il giogo che l'opprimeva, la sbarra sulle sue spalle, e il bastone del suo aguzzino, come nel giorno di Madian. Perché ogni calzatura di soldato che marciava rimbombando e ogni mantello intriso di sangue saranno bruciati, dati in pasto al fuoco. Perché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il potere e il suo nome sarà: Consigliere mirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace. Grande sarà il suo potere e la pace non avrà fine sul trono di Davide e sul suo regno, che egli viene a consolidare e rafforzare con il diritto e la giustizia, ora e per sempre. Sal 95 (96) Oggi è nato per noi il Salvatore. Cantate al Signore, uomini di tutta la terra. Cantate al Signore, benedite il suo nome, annunciate di giorno in giorno la sua salvezza. In mezzo alle genti narrate la sua gloria, a tutti i popoli dite le sue meraviglie. R Gioiscano i cieli, esulti la terra, risuoni il mare e quanto racchiude; sia in festa la campagna e quanto contiene, acclamino tutti gli alberi della foresta. R Acclamino davanti al Signore che viene: sì, egli viene a giudicare la terra; giudicherà il mondo con giustizia e nella sua fedeltà i popoli. R Lettera agli Ebrei - Eb 1, 1-8a Fratelli, Dio, che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha stabilito erede di tutte le cose e mediante il quale ha fatto anche il mondo. Egli è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza, e tutto sostiene con la sua parola potente. Dopo aver compiuto la purificazione dei peccati, sedette alla destra della maestà nell'alto dei cieli, divenuto tanto superiore agli angeli quanto più eccellente del loro è il nome che ha ereditato. Infatti, a quale degli angeli Dio ha mai detto: "Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato"? E ancora: "Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio"? Quando invece introduce il primogenito nel mondo, dice: "Lo adorino tutti gli angeli di Dio". Mentre degli angeli dice: "Egli fa i suoi angeli simili al vento, e i suoi ministri come fiamma di fuoco", al Figlio invece dice: "Il tuo trono, Dio, sta nei secoli dei secoli". Lettura del Vangelo secondo Luca - Lc 2, 1-14 In quei giorni. Un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c'era posto nell'alloggio. C'erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all'aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l'angelo disse loro: "Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia". E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste, che lodava Dio e diceva: "Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama". Appena gli angeli si furono allontanati da loro, verso il cielo, i pastori dicevano l'un l'altro: "Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere". Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato detto loro.
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