la parola della domenica

 

Anno liturgico B


omelia di don Angelo nella prima Domenica dopo la Dedicazione
secondo il rito ambrosiano


27 ottobre 2024



 

 

At 8, 26-39
Sal 65
1Tm 2, 1-5
Mc 16,14b-20

Oggi la mia sosta è minima, quasi una non sosta, sul brano di Marco, che secondo autorevoli esegeti sarebbe una aggiunta del secondo secolo al suo vangelo. Troppo sconcertante sarebbe stato concludere il vangelo con le donne, che fuggono dal sepolcro vuoto, piene di spavento e stupore, impaurite. Posso però raccogliere dal brano di Marco l'invito - che è anche in altri vangeli - ad andare - andare in tutto il mondo - e a portare le notizia buona, che è Gesù. E non bisogna essere chissà chi: la consegna è a dubitanti. E non scandalizziamoci degli undici, noi non siamo meglio: "li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risorto".

Vorrei invece fare sosta con voi sul brano luminoso degli Atti, su Filippo e l'eunuco. La storia di Filippo, la chiuderei tutta - e so di mutilarla - in un verbo: "andare". L'impressione che avevo leggendola era che in quella stagione, la nostra prima stagione, di strutture o protocolli proprio non ce n'erano o quasi, si camminava. L'invito - dal monte o da una tavola che sia - era ad andare. A camminare. Pensate, anche la persecuzione percepita come un'occasione, occasione sorprendente, per il vangelo. Ecco come inizia il racconto della storia di Filippo - quello ascoltato oggi non é il suo primo andare -: "Quelli però che si erano dispersi andarono di luogo in luogo, annunciando la Parola. Filippo, sceso in una città della Samaria, predicava loro il Cristo. E le folle, unanimi, prestavano attenzione alle parole di Filippo, sentendolo parlare e vedendo i segni che egli compiva". Se in tempi difficili la risposta è barricarci, è tutto finito. E se la risposta fosse invece andare? Filippo è uno che sembra avere l'anima della strada, dell'andare, uno che si muove, si sposta.

Lo vediamo dapprima muoversi nel nord, a nord di Gerusalemme, in terra di Samaria che era terra di scismatici, da evitare. Chissà se qualcuno gli avrà raccontato che Gesù proprio lì, a un pozzo, aveva incontrato una donna che lo aveva fatto sognare e vedere in anticipo di mesi campi biondeggianti per la mietitura. Filippo è come se intravvedesse l'avverarsi di quel sogno. Continua la seminagione e va. Perché semini e poi vai. Vai. Noi lo ritroviamo a Gerusalemme e, subito dopo, su una strada che conduce, questa volta, al sud, in direzione di una città che il solo nominarla oggi ci riempie il cuore di strazio e di ribellione per la brutalità e la disumanità di quanto sta accadendo: Gaza.

Un angelo del Signore gli dice: "Àlzati e va' verso il mezzogiorno, sulla strada che scende da Gerusalemme a Gaza; essa è deserta". Essa è deserta. Mi ha sempre molto colpito questa aggiunta sulla strada "essa è deserta". Una aggiunta che in noi avrebbe fatto scattare una reazione immediata: "E che ci vado a fare se è deserta?. Dimmi che troverò gente e sarà come mettermi dentro la voglia di muovermi e di andare". Pensate quante volte ci fermiamo perché le strade del nostro tempo le giudichiamo deserte, deserte di possibilità per il vangelo. Oppure deserte perché sogniamo numeri E qui il numero è il più piccolo, è l'uno: "un Etìope, eunuco, funzionario di Candace, regina di Etiopia, amministratore di tutti i suoi tesori ". Ma forse c'è un altro motivo sottile che ci fa rifuggire dalla strada.

La strada è di tutti, non valgono i titoli, vali per quello che sei, sei una donna, sei un uomo. Passa un carro. Un carro: per molti di noi, non ha nulla di sacro, non è un baldacchino né una portantina per statue di santi, e non un pulpito. Un carro, e basta perché abbia la tua attenzione: un evento, il più normale, può diventare un'occasione di grazia. Dipende da come guardi e se sei ancora capace di ascoltare. Disse allora lo Spirito a Filippo: "Va' avanti e accòstati a quel carro". Filippo corse innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaia, gli disse: "Capisci quello che stai leggendo?". Ebbene dalla mia povera postazione. una nicchia, mi verrebbe da dire che anche oggi lo Spirito spinge la chiesa, spinge noi, sulla strada, sulle mille strade e ci invita ad andare avanti, a non guardare indietro: "Va' avanti".

Ci sta chiedendo inoltre di non marcare distanze, ma di accostarci: "accostati a quel carro". "Accostare" è verbo che racconta il cuore. Salire dunque sul carro e ascoltare. Sedere accanto e non sopra, non parlare ex cathedra ma dal sedile, a volte scomodo, del carro, dove ti è dato di conoscere pelle su pelle chi hai accanto. Salire sul carro, quasi invito a un visitare e un conoscere donne e uomini delle strade del tuo mondo, cosa pensano, cosa vogliono, cosa sanno, cosa amano, cosa possono. E ascoltare. Ascoltare le voci di chi è sul carro delle mille strade. Ascoltare: "Udito che leggeva il profeta Isaia…". Oggi per lo più si legge altro: "Che cosa leggi? Leggiamo insieme? Che cosa capisci? Se anch'io ho letto? Sì, ti dico: anche a me hanno raccontato, mi rimane ancora molto da capire. Mi dirai che cosa ne pensi?" Fino a leggere di noi, a raccontarci della vita.

Se Gesù nasce lì, sul carro, nelle domande della vita, in uno stare fianco a fianco, se nasce nella domanda è vivo, germoglia. Non vive e nemmeno germoglia là dove c'è durezza, e presunzione di sapere. Filippo raccontò di Gesù: bastò quello per far venire all'eunuco il desiderio di essere battezzato. Come se alla parole di Filippo sentisse gorgogliare acqua dentro, immergendosi ne usciva come nuovo: "C'è una pozza d'acqua, perché non mi battezzi?". Scesero dal carro. Diversi da come erano ore prima, all'inizio del viaggio. Diverso anche Filippo. E' scritto: "Quando risalirono dall'acqua, lo Spirito del Signore rapì Filippo e l'eunuco non lo vide più; e, pieno di gioia, proseguiva la sua strada". Pieno di gioia l'eunuco, di cui non sappiamo il nome; sappiamo che raccontare Gesù colma l'altro di gioia.

E Filippo? Quel carro - possiamo immaginarlo? - era stato per lui una vera cattedra, luogo da cui apprendere che una strada anche se deserta può essere un'occasione di incontri inimmaginabili e un carro di un eunuco un luogo di domande e di racconti, anche luogo del grande racconto.

 

Lettura degli Atti degli Apostoli - At 8, 26-39

In quei giorni. Un angelo del Signore parlò a Filippo e disse: "Àlzati e va' verso il mezzogiorno, sulla strada che scende da Gerusalemme a Gaza; essa è deserta". Egli si alzò e si mise in cammino, quand'ecco un Etìope, eunuco, funzionario di Candace, regina di Etiopia, amministratore di tutti i suoi tesori, che era venuto per il culto a Gerusalemme, stava ritornando, seduto sul suo carro, e leggeva il profeta Isaia. Disse allora lo Spirito a Filippo: "Va' avanti e accòstati a quel carro". Filippo corse innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaia, gli disse: "Capisci quello che stai leggendo?". Egli rispose: "E come potrei capire, se nessuno mi guida?". E invitò Filippo a salire e a sedere accanto a lui. Il passo della Scrittura che stava leggendo era questo: "Come una pecora egli fu condotto al macello e come un agnello senza voce innanzi a chi lo tosa, così egli non apre la sua bocca. Nella sua umiliazione il giudizio gli è stato negato, la sua discendenza chi potrà descriverla? Poiché è stata recisa dalla terra la sua vita ". Rivolgendosi a Filippo, l'eunuco disse: "Ti prego, di quale persona il profeta dice questo? Di se stesso o di qualcun altro?". Filippo, prendendo la parola e partendo da quel passo della Scrittura, annunciò a lui Gesù. Proseguendo lungo la strada, giunsero dove c'era dell'acqua e l'eunuco disse: "Ecco, qui c'è dell'acqua; che cosa impedisce che io sia battezzato?". Fece fermare il carro e scesero tutti e due nell'acqua, Filippo e l'eunuco, ed egli lo battezzò. Quando risalirono dall'acqua, lo Spirito del Signore rapì Filippo e l'eunuco non lo vide più; e, pieno di gioia, proseguiva la sua strada.

Sal 65 (66)

La tua salvezza, Signore, è per tutti i popoli. Popoli, benedite il nostro Dio, fate risuonare la voce della sua lode; è lui che ci mantiene fra i viventi e non ha lasciato vacillare i nostri piedi. R Venite, ascoltate, voi tutti che temete Dio, e narrerò quanto per me ha fatto. A lui gridai con la mia bocca, lo esaltai con la mia lingua. R Sia benedetto Dio, che non ha respinto la mia preghiera, non mi ha negato la sua misericordia. R

Prima lettera di san Paolo apostolo a Timòteo - 1Tm 2, 1-5

Carissimo, raccomando, prima di tutto, che si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che stanno al potere, perché possiamo condurre una vita calma e tranquilla, dignitosa e dedicata a Dio. Questa è cosa bella e gradita al cospetto di Dio, nostro salvatore, il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità. Uno solo, infatti, è Dio e uno solo anche il mediatore fra Dio e gli uomini, l'uomo Cristo Gesù.

Lettura del Vangelo secondo Marco - Mc 16, 14b-20

In quel tempo. Il Signore Gesù apparve agli Undici, mentre erano a tavola, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risorto. E disse loro: "Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno". Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.

 

 


 
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