la parola della domenica

 

Anno liturgico C
omelia di don Angelo nella prima Domenica di Avvento
secondo il rito ambrosiano


18 novembre 2018



 

 

Is 13,4-11
Sal 67
Ef 5-1-11a
Lc 21,5-28

Voi mi perdonerete: mentre leggevo il brano di Luca e mi si affacciavano queste immagini a dir poco inquietanti, che mi turbavano - anche se mi dicevo che appartengono a un genere letterario quello apocalittico e non vanno prese alla lettera - mi affiorava in cuore una domanda, una domanda sugli occhi di Gesù. Come saranno stati i suoi occhi, per esempio, mentre diceva: "Non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta"?

Parole come queste le puoi dire anche con gli occhi duri. E invece io penso che anche quando le sue parole erano inquietanti, non per questo gli si era mutato il colore degli occhi, abitati giorno e notte da tenerezza. Per esempio il tempio e la città distrutte gli facevano dolore. Pensate, qualche pagina prima Luca racconta degli occhi in pianto di Gesù e scrive: "Quando fu in vista della città pianse su di essa, al pensiero che non sarebbe rimasta pietra su pietra". Occhi umidi, di pianto. Al pensiero gli si intenerivano.

Vorrei aggiungere che proprio un attimo prima delle parole che abbiamo ascoltato oggi, lui si era intenerito per una donna, una donna povera che, a fronte dei ricchi che gettavano, oserei dire rumorosamente, le loro offerte nel tesoro del tempio, aveva fatto scivolare silenziosamente nel tesoro le sue due monetine. I suoi occhi avevano indugiato con tenerezza su di lei. Invitò a guardarla.

Ed ecco che gli mostrano la magnificenza del tempio, quando lui - pensate - ha appena finito di elogiare la piccolezza. Forse potremmo dire che le parole che oggi abbiamo letto vanno a mettere in guardia dal mito, abbagliante ma cieco, della potenza, della prepotenza e della grandezza. Ma - già lo ricordavamo - gli occhi di Gesù, anche quando evocavano eventi tragici, non perdevano di colore, non perdevano il loro colore inconfondibile, occhi teneri e umidi.

E il pianto all'angolo degli occhi, mentre anticipava eventi drammatici e tragici della sua terra e del mondo. Così - mi sono detto - io dovevo rileggere quest'anno le parole: a partire dagli occhi teneri e umidi, di Gesù che osservava con tristezza pagine e pagine della storia dell'umanità, non però con il piglio di chi stronca e sferza, ingigantendo - cuore duro - pessimismi e soffocando la fiducia degli umani, non per turbare, ma per rincuorare, per sostenere il coraggio dei piccoli.

A lui la piccolezza stava e sta a cuore. Davanti alla perversa strisciante opera di seduzione di coloro che abusano del potere per delirio del proprio "io", lui voleva preservare ingualcibile l'anima di coloro che lo stavano ascoltando, di noi che oggi lo abbiamo ascoltato. Preservarci, mettendoci in guardia dalla grande seduzione, dalla spavalderia, dalla menzogna che sembrano trionfanti, da una prepotenza accecata dì orgoglio, da una violenza che sconfina nella spietatezza. Sembrano vincenti, sembrano dominare quasi fossero le potenze del cielo, sembrano trascinare dietro di sé il cielo e la terra.

Verrà il Figlio dell'uomo, verrà la fine dei tempi, si svelerà il principio di morte, che si annidava dentro il loro potere. Gesù, occhi teneri e umidi, conosce la fatica della storia, la fatica di coloro che si rifiutano alla Bestia - così la chiama l'Apocalisse -. Alla Bestia che vorrebbe mettere il suo marchio su tutto. Non riuscirà: le si opporranno coloro che mettono cuore e fiducia in altro, coloro che credono nel nome di Gesù, coloro che mettono il loro impegno a costruire una casa per l'umanità, Una casa per tutti, casa e non barcone, casa non ostelli di tortura.

Sì, si opporranno alla Bestia, coloro che lottano per la ingualcibile dignità, pronti a farlo, anche se tutto il mondo dovesse dire altro o fare altro. Vorrei ancora una volta dirvi come il discorso apocalittico di Gesù non finisca di colpirmi perché, a descrizioni terrificanti, succedono puntualmente verbi che non sono di resa, ma di resistenza. Terrificante in tutto il suo arco era anche questa mattina il brano di Isaia, ma sul finire del brano, ecco, sgusciano queste parole: "Farò cessare la superbia dei protervi e umilierò l'orgoglio dei tiranni".

Ebbene vorrei ricordarvi i verbi di resistenza che oggi nel brano di Luca facevano quasi da risposta alle immagini del terrore. Verbi che devono, oggi, diventare i nostri verbi. Oggi più che mai, oggi più di ieri. Eccoli, li lascio alla vostra meditazione, uno per uno. Eccoli: "Badate di non lasciarvi ingannare… Non vi terrorizzate… Avrete occasione di dare testimonianza… Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita". E infine, bellissimo, da portare come cosa preziosa nel cuore, quasi un "no" alla resa: "Risollevatevi e alzate il capo perché la vostra liberazione è vicina". "Risollevatevi e alzate il capo": l'invito risuona per noi.

Ma dobbiamo prenderci l'impegno di farlo risuonare nei nostri discorsi in casa e per strada, con donne e uomini con cui camminiamo . E' urgente. Di questo c'è bisogno. Scrive un biblista, José Antonio Pagola: "Ciò che può portare alla salvezza non è la violenza travolgente che pretende di risolvere tutto con la forza né la rassegnazione di quelli che sono stanchi di continuare a lottare per un futuro migliore. Solo l'opera costante e tenace degli instancabili ci apre a un futuro migliore".

Piccoli e instancabili, mai arresi, gli occhi in attesa del ritorno del Signore.

 

 

Lettura del profeta Isaia 13, 4-11

In quei giorni. Isaia disse: / "Frastuono di folla sui monti, / simile a quello di un popolo immenso. / Frastuono fragoroso di regni, / di nazioni radunate. / Il Signore degli eserciti passa in rassegna / un esercito di guerra. / Vengono da una terra lontana, / dall'estremo orizzonte, / il Signore e le armi della sua collera, / per devastare tutta la terra. / Urlate, perché è vicino il giorno del Signore; / esso viene come una devastazione / da parte dell'Onnipotente. / Perciò tutte le mani sono fiacche, / ogni cuore d'uomo viene meno. / Sono costernati. Spasimi e dolori li prendono, / si contorcono come una partoriente. / Ognuno osserva sgomento il suo vicino: / i loro volti sono volti di fiamma. / Ecco, il giorno del Signore arriva implacabile, / con sdegno, ira e furore, / per fare della terra un deserto, / per sterminarne i peccatori. / Poiché le stelle del cielo e le loro costellazioni / non daranno più la loro luce; / il sole si oscurerà al suo sorgere / e la luna non diffonderà la sua luce. / Io punirò nel mondo la malvagità / e negli empi la loro iniquità. / Farò cessare la superbia dei protervi / e umilierò l'orgoglio dei tiranni".

Sal 67 (68)

® Sorgi, o Dio, e vieni a salvare il tuo popolo. Sorga Dio e siano dispersi i suoi nemici e fuggano davanti a lui quelli che lo odiano. Come si dissolve il fumo, tu li dissolvi; come si scioglie la cera di fronte al fuoco, periscono i malvagi davanti a Dio. ® I giusti invece si rallegrano, esultano davanti a Dio e cantano di gioia. Cantate a Dio, inneggiate al suo nome, appianate la strada a colui che cavalca le nubi: Signore è il suo nome, esultate davanti a lui. ® Padre degli orfani e difensore delle vedove è Dio nella sua santa dimora. A chi è solo, Dio fa abitare una casa, fa uscire con gioia i prigionieri. Solo i ribelli dimorano in arida terra. ®

Lettera di san Paolo apostolo agli Efesini 5, 1-11a

Fratelli, fatevi imitatori di Dio, quali figli carissimi, e camminate nella carità, nel modo in cui anche Cristo ci ha amato e ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore. Di fornicazione e di ogni specie di impurità o di cupidigia neppure si parli fra voi - come deve essere tra santi - né di volgarità, insulsaggini, trivialità, che sono cose sconvenienti. Piuttosto rendete grazie! Perché, sappiatelo bene, nessun fornicatore, o impuro, o avaro - cioè nessun idolatra - ha in eredità il regno di Cristo e di Dio. Nessuno vi inganni con parole vuote: per queste cose infatti l'ira di Dio viene sopra coloro che gli disobbediscono. Non abbiate quindi niente in comune con loro. Un tempo infatti eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come figli della luce; ora il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità. Cercate di capire ciò che è gradito al Signore. Non partecipate alle opere delle tenebre, che non danno frutto.

Lettura del Vangelo secondo Luca 21, 5-28

In quel tempo. Mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, il Signore Gesù disse: "Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta". Gli domandarono: "Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?". Rispose: "Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: "Sono io", e: "Il tempo è vicino". Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine". Poi diceva loro: "Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo. Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente di non preparare prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri avversari non potranno resistere né controbattere. Sarete traditi perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto. Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita. Quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, allora sappiate che la sua devastazione è vicina. Allora coloro che si trovano nella Giudea fuggano verso i monti, coloro che sono dentro la città se ne allontanino, e quelli che stanno in campagna non tornino in città; quelli infatti saranno giorni di vendetta, affinché tutto ciò che è stato scritto si compia. In quei giorni guai alle donne che sono incinte e a quelle che allattano, perché vi sarà grande calamità nel paese e ira contro questo popolo. Cadranno a fil di spada e saranno condotti prigionieri in tutte le nazioni; Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani non siano compiuti. Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l'attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina".

 

 


 
stampa il testo
salva in  formato rtf
Segnala questa pagina ad un amico
scrivi il suo indirizzo e-mail:
 
         
     

 
torna alla home