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la parola della domenica
Anno
liturgico A
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Is
51, 4-8 Sto cercando il colore, dico, il colore dell'Avvento. Oggi diano inizio all'avvento. Vorrei dirvi, come prima cosa, che, per come sento io l'avvento, mi trovo un po' a disagio in queste vesti liturgiche, dove domina il morello. Cerco il colore. Posso sbagliarmi, ma l'avvento non ci azzecca con il morello. Forse ci azzeccherebbe se l'avvento ci affacciasse all'immagine di una distruzione totale. Non ci rimarrebbe che piangere o forse nemmeno piangere. Ma l'avvento è forse attesa di una catastrofe? Un'attesa che ci fa impauriti e depressi? O è altro? Forse non ci aiutano i toni apocalittici del discorso di Gesù nel vangelo di Matteo, che, estrapolati dal contesto del loro genere letterario, potrebbero risuonare ai nostri orecchi inquietanti. Quando invece, quelle parole, Gesù le ha dette per rassicurarci che, anche nei giorni più difficili, non siamo abbandonati a forze oscure che sembrano spadroneggiare incontrastate, bensì siamo pensati, pensati da un Dio che è venuto a baciare questa terra, un giorno verrà a radunare, e oggi viene a sostenere il nostro cuore. L'attesa dell'ultimo grande raduno alla fine dei tempi, che oggi ci è stato ricordato dal vangelo di Matteo, non ci fa mettere i vestiti tristi, anzi ci libera dalle passioni tristi: è un'attesa che ci rialza. C'è un canto, che mi è molto caro, anche per le sue immagini, lo canteremo nei giorni dell'avvento. Il canto dice: "Nella notte, o Dio, noi veglieremo, con le lampade accese, vestiti a festa, presto arriverai e sarà giorno". Vestiti a festa, i colori della festa. Il cuore dunque non impaurito, ma come di chi attende una persona che gli è cara. "Attendere": ecco io oggi vorrei sostare su un verbo che è strettamente legato al verbo "attendere": il verbo "protendersi". Quando tu attendi veramente è come se tu ti protendessi, tanto è il desiderio, tanta la voglia: indovini i passi, vigili sui dettagli, apri la porta in anticipo o la tieni socchiusa. Possiamo osare questi verbi, i verbi che noi usiamo quando siamo innamorati? Possiamo usarli per l'attesa di Dio? Possiamo protenderci a un oltre? Avvento come protenderci. Quasi un'occasione per una verifica del nostro protenderci o no. Pensate come potrebbe essere preziosa questa suggestione. Preziosa dentro stagioni in cui anche i tempi sono in pericolo di scolorimento, quasi li avvolgesse un unico pallido vago colore, per cui i giorni di Natale scorrono come fossero quelli d Pasqua, quelli di Avvento come fossero quelli di Quaresima. Arte sarebbe restituire ad ogni tempo il suo colore. Arte della arti sarebbe svelare come i tempi della liturgia possano oggi parlare ancora alla nostra vita. E dunque vorrei con voi indugiare su questo verbo "protendersi" che è un verbo contro il rigido, l'impermeabile, l'immobile. Possono accendersi per strada mille canzoni, possono sussurrare nell'aria una infinità di voci, di richiami, di segni. Niente! Immobili, rigidi, impermeabili. Come fossimo trattenuti. Non ci sbilanciamo. L'amore fa sbilanciare. Anche a rischio di cadute. Penso a un papa che dalla sua "papamobile" si protende, si sbilancia verso il suo popolo. A rischio di caduta. Fatti proteso. Come un fiore. A volte mi incanto ai fiori. Anche loro sono protesi, protesi alla luce. E sento mormorare una voce, come un'acqua di torrente, che mi dice: "Fatti proteso alla luce, a Gesù la luce che è venuta e viene in questo mondo. Fatti proteso come i fiori. Che hanno il cuore in veglia. Io ho il cuore in veglia? Dicevamo che il verbo dell'avvento "protendersi" ha come suo contrario il verbo "trattenersi" e "trattenere". State in guardia da tutto ciò che vi trattiene. Ho ritrovato questo appello in alcune parole e immagini dei testi che oggi abbiamo ascoltato: sta in guardia da ciò che trattiene. Ci sono forze che ci trattengono. Sono quelle di coloro che ti gridano: "Non andare, fermati, sono il Cristo". Ci pretendono servi, in adorazione dei loro pensieri, dei loro disegni, ossequienti. Sono contro tutto ciò che ti fa pensare, immaginare, scegliere. Ciò che devi pensare immaginare e scegliere sta in quello che loro ossessivamente, quasi fosse un mantra, vanno predicando. Ti trattengono: un villaggio, il loro, in cui manca il respiro. E, se dici il contrario, ti espellono. Il vangelo d'oggi ci metteva in guardia da queste forze, a volte oscure, che in effetti rubano il posto a Dio: "Badate che nessuno vi inganni. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: Io sono il Cristo". E noi, penso, li possiamo riconoscere: ad esempio dalla perentorietà della loro voce, che non è quella, certo, dello svelamento di Dio sull'Oreb, che era "una sottile voce di silenzio". Anche la lettera ai Tessalonicesi oggi, in un passaggio molto enigmatico, usa un termine oscuro, su cui si sono cimentati centinaia di biblisti: il termine è "katechon". Pensate, la radice del termine è "trattenere", ciò che trattiene. Quelli che, per dominio e interesse, mettono in atto tutta una strategia per addormentare i pensieri più nobili, i sentimenti più spontanei, le visioni più aperte, con l'intento di rallentare, trattenere il disegno di Dio. Che è il bene di tutti. E allora la domanda è: "io mi protendo o mi lascio trattenere? E, da parte mia, metto in gioco forze che fanno trattenuti gli altri o al contrario forze che li fanno protesi? Mi prende la passione di vederli fiorire o ho la passione triste di farli rinsecchire? Spengo gli entusiasmi o creo avventi, creo veglie, creo attese nei cuori? Io ho il cuore in veglia? E' avvento.
Lettura
del profeta Isaia - Is 51, 4-8 Sal 49 (50) Viene il nostro Dio, viene e si manifesta. Parla il Signore, Dio degli dèi, convoca la terra da oriente a occidente. Da Sion, bellezza perfetta, Dio risplende. R Viene il nostro Dio e non sta in silenzio; davanti a lui un fuoco divorante, intorno a lui si scatena la tempesta. Convoca il cielo dall'alto e la terra per giudicare il suo popolo: R "Davanti a me riunite i miei fedeli, che hanno stabilito con me l'alleanza offrendo un sacrificio". I cieli annunciano la sua giustizia: è Dio che giudica. R
Riguardo alla venuta del Signore nostro Gesù Cristo e al nostro radunarci con lui, vi preghiamo, fratelli, di non lasciarvi troppo presto confondere la mente e allarmare né da ispirazioni né da discorsi, né da qualche lettera fatta passare come nostra, quasi che il giorno del Signore sia già presente. Nessuno vi inganni in alcun modo! Prima infatti verrà l'apostasia e si rivelerà l'uomo dell'iniquità, il figlio della perdizione, l'avversario, colui che s'innalza sopra ogni essere chiamato e adorato come Dio, fino a insediarsi nel tempio di Dio, pretendendo di essere Dio. Non ricordate che, quando ancora ero tra voi, io vi dicevo queste cose? E ora voi sapete che cosa lo trattiene perché non si manifesti se non nel suo tempo. Il mistero dell'iniquità è già in atto, ma è necessario che sia tolto di mezzo colui che finora lo trattiene. Allora l'empio sarà rivelato e il Signore Gesù lo distruggerà con il soffio della sua bocca e lo annienterà con lo splendore della sua venuta. La venuta dell'empio avverrà nella potenza di Satana, con ogni specie di miracoli e segni e prodigi menzogneri e con tutte le seduzioni dell'iniquità, a danno di quelli che vanno in rovina perché non accolsero l'amore della verità per essere salvati. Dio perciò manda loro una forza di seduzione, perché essi credano alla menzogna e siano condannati tutti quelli che, invece di credere alla verità, si sono compiaciuti nell'iniquità. Noi però dobbiamo sempre rendere grazie a Dio per voi, fratelli amati dal Signore, perché Dio vi ha scelti come primizia per la salvezza, per mezzo dello Spirito santificatore e della fede nella verità. A questo egli vi ha chiamati mediante il nostro vangelo, per entrare in possesso della gloria del Signore nostro Gesù Cristo. Lettura del Vangelo secondo Matteo - Mt 24, 1-31 In quel tempo. Mentre il Signore Gesù, uscito dal tempio, se ne andava, gli si avvicinarono i suoi discepoli per fargli osservare le costruzioni del tempio. Egli disse loro: "Non vedete tutte queste cose? In verità io vi dico: non sarà lasciata qui pietra su pietra che non sarà distrutta". Al monte degli Ulivi poi, sedutosi, i discepoli gli si avvicinarono e, in disparte, gli dissero: "Di' a noi quando accadranno queste cose e quale sarà il segno della tua venuta e della fine del mondo". Gesù rispose loro: "Badate che nessuno vi inganni! Molti infatti verranno nel mio nome, dicendo: "Io sono il Cristo", e trarranno molti in inganno. E sentirete di guerre e di rumori di guerre. Guardate di non allarmarvi, perché deve avvenire, ma non è ancora la fine. Si solleverà infatti nazione contro nazione e regno contro regno; vi saranno carestie e terremoti in vari luoghi: ma tutto questo è solo l'inizio dei dolori. Allora vi abbandoneranno alla tribolazione e vi uccideranno, e sarete odiati da tutti i popoli a causa del mio nome. Molti ne resteranno scandalizzati, e si tradiranno e odieranno a vicenda. Sorgeranno molti falsi profeti e inganneranno molti; per il dilagare dell'iniquità, si raffredderà l'amore di molti. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato. Questo vangelo del Regno sarà annunciato in tutto il mondo, perché ne sia data testimonianza a tutti i popoli; e allora verrà la fine. [ Quando dunque vedrete presente nel luogo santo l'abominio della devastazione, di cui parlò il profeta Daniele - chi legge, comprenda -, allora quelli che sono in Giudea fuggano sui monti, chi si trova sulla terrazza non scenda a prendere le cose di casa sua, e chi si trova nel campo non torni indietro a prendere il suo mantello. In quei giorni guai alle donne incinte e a quelle che allattano! Pregate che la vostra fuga non accada d'inverno o di sabato. Poiché vi sarà allora una tribolazione grande, quale non vi è mai stata dall'inizio del mondo fino ad ora, né mai più vi sarà. E se quei giorni non fossero abbreviati, nessuno si salverebbe; ma, grazie agli eletti, quei giorni saranno abbreviati. Allora, se qualcuno vi dirà: "Ecco, il Cristo è qui", oppure: "È là", non credeteci; perché sorgeranno falsi cristi e falsi profeti e faranno grandi segni e miracoli, così da ingannare, se possibile, anche gli eletti. Ecco, io ve l'ho predetto. Se dunque vi diranno: "Ecco, è nel deserto", non andateci; "Ecco, è in casa", non credeteci. Infatti, come la folgore viene da oriente e brilla fino a occidente, così sarà la venuta del Figlio dell'uomo. Dovunque sia il cadavere, lì si raduneranno gli avvoltoi. ] Subito dopo la tribolazione di quei giorni, "il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze dei cieli saranno sconvolte". Allora comparirà in cielo il segno del Figlio dell'uomo e allora si batteranno il petto tutte le tribù della terra, e vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi del cielo con grande potenza e gloria. Egli manderà i suoi angeli, con una grande tromba, ed essi raduneranno i suoi eletti dai quattro venti, da un estremo all'altro dei cieli". . |
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