la parola della domenica

 

Anno liturgico B
omelia di don Angelo nella prima Domenica di Avvento
secondo il rito ambrosiano


12 novembre 2017



 

 

Is 24, 16b-23
Sal 79
1Cor 15,22-28
Mc 13,1-27

Prima domenica di avvento. E si va da un anno all'altro. Chiudiamo il libro, lo riapriamo. Perdonatemi una suggestione: i rabbini, parlando del libro del Deuteronomio - la grande - omelia di Mosè nel deserto - dicono che, giunti all'ultima pagina, tu ritorni alla prima e finché ci sarà uno che ritorna a riaprire il libro, sarà il segno che Mosè non è morto, parla ancora. Mi dicevo, che bello se lo pensassimo anche noi: la scorsa domenica, ultima pagina del libro, l'abbiamo chiuso.

Ma voi oggi siete ritornati qui e riapriamo il libro. Finché lo faremo, sarà segno che Gesù per noi non è morto, chiuso in una tomba, ma è il Vivente. Oggi parla ancora alla nostra vita. Oggi viene, oggi qui ha parlato. Oggi riapriamo il libro. Oggi lo riapriamo con un discorso di Gesù che può apparire inquietante. Con accenti diremmo insoliti nel vangelo di Marco, dove i discorsi di Gesù hanno il dono della brevità e della immediatezza.

Qui, nel racconto, i tempi della storia si sovrappongono e la comprensione non è immediata. Potremmo forse pensarlo come un discorso di addio di Gesù. Ed è come se Gesù, leggendo il futuro dei giorni, volesse da un lato proteggere i suoi discepoli da smarrimenti e dall'altro - perdonate il brutto verbo - equipaggiarli per il futuro. Un discorso, questo di Gesù - lo avete notato - a più strati: fatti già avvenuti quando Marco scriveva, fatti in corso, e poi il ritorno di Gesù alla fine dei tempi. Il tutto nella foresta delle immagini.

L'occasione - lo abbiamo sentito - nasce da un sussulto di ammirazione di un discepolo che, estasiato, invita Gesù a guardare la bellezza delle pietre e delle costruzioni del tempio. E Gesù, un po' crudamente, gli risponde che non resterà pietra su pietra che non venga distrutta. Certo possiamo pensare le parole di Gesù come una prefigurazione dell'evento della distruzione del tempio che sarebbe avvenuta di lì a poco per mano dei Romani.

Ma forse le parole di Gesù custodivano anche un significato simbolico: andavano oltre. Era appena uscito dalle mura del tempio, dove aveva purtroppo visto una religione fatta di personaggi che indossano vesti lunghe, ambiscono a posti di prestigio, pregano per esibizione e poi se ne approfittano per divorare le case delle vedove. Forse Gesù, rispondendo duramente al discepolo, voleva anche dire che di una religione, ridotta a teatro, senz'anima, non sarebbe rimasto proprio nulla, che una religione siffatta non ha futuro. Che sarebbe rimasta solo la fede di quella vedova povera che aveva messo nel tesoro del tempio due monetine, tutto quello che aveva per vivere. Come a dire che una religione sposata a denaro, a potere, a esibizione non ha futuro.

Ha futuro una fede che ti porta a confidare e a donare. Il discorso che poi Gesù fa sulla storia può anche lasciarci un senso di trepidazione e di confusione, ma, al di là delle immagini che appartengono a un genere letterario, non è forse vero che anche noi, non molto diversamente da quei discepoli, fatichiamo a interpretare i segni dei tempi, del nostro tempo? Questa difficoltà a interpretare appartiene alla storia. Ci sono verbi nel racconto, imperativi martellanti, che sembrano suggerire come stare in tempi difficili.

Vorrei sfiorare questa mattina un solo verbo, un verbo che "chiede attenzione": è come se Gesù ci invitasse a tenere gli occhi aperti, da un lato su ciò che sta accadendo e dall'altro su ciò che accadrà alla fine dei tempi. Per quanto riguarda ciò che sta accadendo, il primo imperativo è a guardarci dalla menzogna, la grande menzogna: "Badate che nessuno vi inganni". Fa pensare il fatto che il nostro brano apra e chiuda con un monito a guardarci dall'inganno di coloro che useranno nomi e parole religiose, ma per imporre se stessi, con l'assurda pretesa di essere loro i salvatori, quando il vero salvatore è un altro: "Verranno nel mio nome…. "Diranno: "Sono io"…"Se qualcuno vi dirà: 'Ecco il Cristo è qui, ecco, è là, non credeteci".

E questo, dello smascheramento, appare - lasciatemelo dire - un compito immane, ancora più arduo oggi, dove l'inganno può essere abilmente orchestrato dai grandi mezzi della comunicazione sociale. Ed è come se Gesù ci si riproponesse un invito che abbiamo già ritrovato nel vangelo, l'invito a giudicare da noi stessi ciò che è giusto, onorando la nostra intelligenza, invocando la luce dello Spirito nella preghiera e chiedendo luce a coloro che stanno camminando con noi, compagne e compagni di viaggio, del viaggio della vita.

L'attenzione a ciò che è giusto! Al cuore mi vengono le parole di Martin Luther King: "La vigliaccheria chiede: è sicuro? L'interesse chiede: è conveniente? La vanagloria chiede: è popolare? Ma la coscienza chiede: è giusto? Arriva il momento in cui si deve prendere una posizione che non è né sicura, né conveniente, né popolare, ma la si deve prendere perché la propria coscienza ci dice che è giusta".

E ora sfioro, solo sfioro, l'invito del vangelo all'attenzione al futuro. Sì, mentre a turbarci sono le contraddizioni, gli sconvolgimenti della storia, la voce limpida di Gesù ci invita ad alzare la testa, ad aprire gli occhi: contraddizioni e sconvolgimenti non sono l'ultima parola. Dice. "Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dall'estremità della terra fino all'estremità del cielo". E' come se Gesù ci invitasse a tenere negli occhi il futuro. Come se dicesse: "Tenetela negli occhi la visione: "Verrà il Figlio dell'uomo, vi radunerà!".

Ci brilli negli occhi questa visione. Anche quando siamo dispersi, anche quando l'onestà, la giustizia, la verità sembrano perdenti, quando seguire ciò che la coscienza e il vangelo dicono "giusto" sembra una follia. Una voce nel cuore ci mormori a non finire: "Verrà! Radunerà". E sulle labbra ci ritorni l'invocazione dei primi cristiani: "Il Signore viene! Vieni, Signore Gesù!"

 

 

Lettura del profeta Isaia 24, 16b-23

Io dico: "Guai a me! / Guai a me! Ohimè!". / I perfidi agiscono perfidamente, / i perfidi operano con perfidia. / Terrore, fossa e laccio / ti sovrastano, o abitante della terra. / Avverrà che chi fugge al grido di terrore / cadrà nella fossa, / chi risale dalla fossa / sarà preso nel laccio, / poiché cateratte dall'alto si aprono / e si scuotono le fondamenta della terra. / A pezzi andrà la terra, / in frantumi si ridurrà la terra, / rovinosamente crollerà la terra. / La terra barcollerà come un ubriaco, / vacillerà come una tenda; / peserà su di essa la sua iniquità, / cadrà e non si rialzerà. / Avverrà che in quel giorno il Signore punirà / in alto l'esercito di lassù / e in terra i re della terra. / Saranno senza scampo incarcerati, / come un prigioniero in una prigione sotterranea, / saranno rinchiusi in un carcere / e dopo lungo tempo saranno puniti. / Arrossirà la luna, / impallidirà il sole, / perché il Signore degli eserciti regna / sul monte Sion e a Gerusalemme, / e davanti ai suoi anziani risplende la sua gloria.

 

Sal 79 (80)

® Fa' splendere il tuo volto, Signore, e noi saremo salvi. Signore, Dio degli eserciti, fino a quando fremerai di sdegno contro le preghiere del tuo popolo? ® Tu ci nutri con pane di lacrime, ci fai bere lacrime in abbondanza. Ci hai fatto motivo di contesa per i vicini e i nostri nemici ridono di noi. Dio degli eserciti, ritorna! Guarda dal cielo e vedi e visita questa vigna, proteggi quello che la tua destra ha piantato, il figlio dell'uomo che per te hai reso forte. Da te mai più ci allontaneremo, facci rivivere e noi invocheremo il tuo nome. Signore, Dio degli eserciti, fa' che ritorniamo, fa' splendere il tuo volto e noi saremo salvi.

Prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 15, 22-28

Fratelli, come in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita. Ognuno però al suo posto: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo. Poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo avere ridotto al nulla ogni Principato e ogni Potenza e Forza. È necessario infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. L'ultimo nemico a essere annientato sarà la morte, perché ogni cosa ha posto sotto i suoi piedi. Però, quando dice che ogni cosa è stata sottoposta, è chiaro che si deve eccettuare Colui che gli ha sottomesso ogni cosa. E quando tutto gli sarà stato sottomesso, anch'egli, il Figlio, sarà sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perché Dio sia tutto in tutti.

Lettura del Vangelo secondo Marco 13,1-27

In quel tempo. Mentre il Signore Gesù usciva dal tempio, uno dei suoi discepoli gli disse: "Maestro, guarda che pietre e che costruzioni!". Gesù gli rispose: "Vedi queste grandi costruzioni? Non sarà lasciata qui pietra su pietra che non venga distrutta". Mentre stava sul monte degli Ulivi, seduto di fronte al tempio, Pietro, Giacomo, Giovanni e Andrea lo interrogavano in disparte: "Di' a noi: quando accadranno queste cose e quale sarà il segno quando tutte queste cose staranno per compiersi?". Gesù si mise a dire loro: "Badate che nessuno v'inganni! Molti verranno nel mio nome, dicendo: "Sono io", e trarranno molti in inganno. E quando sentirete di guerre e di rumori di guerre, non allarmatevi; deve avvenire, ma non è ancora la fine. Si solleverà infatti nazione contro nazione e regno contro regno; vi saranno terremoti in diversi luoghi e vi saranno carestie: questo è l'inizio dei dolori. Ma voi badate a voi stessi! Vi consegneranno ai sinedri, sarete percossi nelle sinagoghe e comparirete davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro. Ma prima è necessario che il Vangelo sia proclamato a tutte le nazioni. E quando vi condurranno via per consegnarvi, non preoccupatevi prima di quello che direte, ma dite ciò che in quell'ora vi sarà dato: perché non siete voi a parlare, ma lo Spirito Santo. Il fratello farà morire il fratello, il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato. Quando vedrete l'abominio della devastazione presente là dove non è lecito - chi legge, comprenda -, allora quelli che si trovano nella Giudea fuggano sui monti, chi si trova sulla terrazza non scenda e non entri a prendere qualcosa nella sua casa, e chi si trova nel campo non torni indietro a prendersi il mantello. In quei giorni guai alle donne incinte e a quelle che allattano! Pregate che ciò non accada d'inverno; perché quelli saranno giorni di tribolazione, quale non vi è mai stata dall'inizio della creazione, fatta da Dio, fino ad ora, e mai più vi sarà. E se il Signore non abbreviasse quei giorni, nessuno si salverebbe. Ma, grazie agli eletti che egli si è scelto, ha abbreviato quei giorni. Allora, se qualcuno vi dirà: "Ecco, il Cristo è qui; ecco, è là", voi non credeteci; perché sorgeranno falsi cristi e falsi profeti e faranno segni e prodigi per ingannare, se possibile, gli eletti. Voi, però, fate attenzione! Io vi ho predetto tutto. In quei giorni, dopo quella tribolazione, / "il sole si oscurerà, / la luna non darà più la sua luce, / le stelle cadranno dal cielo / e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte". Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall'estremità della terra fino all'estremità del cielo".

 

 

 


 
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