la parola della domenica

 

Anno liturgico B
omelia di don Angelo nell'undicesima Domenica dopo Pentecoste
secondo il rito ambrosiano


8 agosto 2021



 

 

1Re 18,16b-40a
Sal 15
Rm 11,1-15
Mt 21,33-46

Non so dove sostare. Ognuno di voi poi, nel cuore, farà la sua sosta. Immagino che non si possa non rimanere sorpresi, e forse anche un po' sconcertati, dal racconto tratto dal primo libro dei Re. Dai colori, dai suoni, dalle scene ad effetto, che accompagnano il confronto tra il profeta Elia e i profeti di Baal sul monte Carmelo. E poi le parole di Elia che non si trattengono dallo sconfinare a tratti in satira, in ironia. Come se non si volesse togliere nulla, anzi aggiungere a perdifiato, elementi, alla spettacolarità. Ma poi nel testo scopro pertugi.

Vedo come contrapposti, per esempio, i numeri. Forse a suggerire che quando hai a che fare con il "divino" - ma oserei dire, anche con l' umano più umano" - non è decisivo il numero. Al popolo convocato, prima che accada il confronto, Elia sembra sottolineare la sproporzione dei numeri. Dice: "Io sono rimasto solo, come profeta del Signore, mentre i profeti di Baal sono quattrocentocinquanta". Non è che un rito, lo stare davanti a Dio, diventi più o meno prezioso in rapporto al numero di coloro che lo stanno officiando. E nemmeno - stare per dire - in misura dei tempi allungati della celebrazione. Il testo annota con sottile ironia che i quattrocentocinquanta profeti "invocarono il nome di Baal dal mattino fino a mezzogiorno, gridando: "Baal, rispondici!". Ma non vi fu voce, né chi rispondesse".

E alla memoria di qualcuno di noi si riaffacciano le parole di Gesù nel discorso del monte, quelle peraltro che introducono la preghiera del "Padre nostro". Eccole: "Pregando poi, non sprecate parole come i pagani, i quali credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno ancor prima che gliele chiediate. Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli…". Bastò un soffio. Fu un soffio di preghiera, quella di Elia, a fronte di quella degli altri profeti che si prolungò oltre mezzogiorno: "Passato il mezzogiorno, quelli ancora agirono da profeti fino al momento dell'offerta del sacrificio, ma non vi fu né voce né risposta né un segno d'attenzione".

Ecco, in queste ultime parole possiamo scoprire che cosa fa la differenza tra le due celebrazioni sul monte: risponde o non risponde? "Rispondere" è un verbo che tracima per tutto il racconto. Riascoltiamolo nella commovente preghiera di Elia, che potrebbe diventare la nostra. Perché Dio non è un Dio di innominati, no, di Abramo, di Isacco, di Israele. Ha risposto e oggi risponde a visi concreti, in una storia concreta. Così prega Elia: "Signore, Dio di Abramo, di Isacco e d'Israele, oggi si sappia che tu sei Dio in Israele e che io sono tuo servo e che ho fatto tutte queste cose sulla tua parola. Rispondimi, Signore, rispondimi, e questo popolo sappia che tu, o Signore, sei Dio e che converti il loro cuore!". E fu riposta, fu voce, fu un segno, il segno dell'attenzione di Dio. Vorrei sottolinearlo: la risposta fu un segno dell'attenzione di Dio. Sì, indugiando sulle parole, ci verrebbe da dire che la prima risposta alla preghiera, a qualsiasi preghiera, religiosa o laica che sia, prima risposta - lasciatemi dire - è l'attenzione.

"La prima risposta, o Dio, sono i tuoi occhi su di me". Così nel nostro rapporto con Dio. La prima risposta anche qui, oggi, sono i suoi occhi su di noi. Vero per quanto riguarda il nostro rapporto con Dio, ma vero anche per quanto accade nei nostri rapporti umani. La prima risposta, che attendo da te, sono i tuoi occhi. Poi non so se ti sarà possibile fare altro, ma la prima cosa che sfiora la mia carne sono i tuoi occhi, e l'attenzione che vi abita. E' la discriminante. Che ci fa giustamente infastiditi, quando si snocciolano risposte, ma gli occhi dove sono? Non gliene importa niente. Non un grumo di attenzione. Guardano se stessi, si fotografano. Ma l'interrogativo viene - voi mi capite - a me, alla mia attenzione, al dono che sarebbe se uno potesse dire: "I tuoi occhi sono su di me. Tu la mia carne la sfiori".

Mi rimangono pochi minuti per commentare la parabola, vorrei semplicemente leggerla alla luce di questi pensieri sull'attenzione. Dove trovate attenzione?' Sentite l'incipit della parabola: "C'era un uomo, che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre" E immagini occhi e cuore. E dove trovate un vuoto disperante, inimmaginabile, raggelante, mortifero, di attenzione? Nei vignaioli omicidi. A che cosa erano attenti? "Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: "Costui è l'erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!". Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero" Era quello che stava per accadere a Gesù per mani di quelle autorità ubriacate di potere e di affari. Attenzione, e vuoti di attenzione.

Vorrei però concludere con parole positive, belle. E allora vi stralcio, da un suo commento, questa pagina preziosa di un mio amico, don Luigi Pozzoli, che ci ha lasciati - si fa per dire - anni fa. Scrive: "La vigna di Dio è una creatura viva, che egli protegge circondandola di mille attenzioni. E da questa vigna si ripromette molto perché vi ha investito il suo amore, vi ha legato il suo cuore. Quando leggo della sua grande attesa e della sua incredibile pazienza nei confronti dei vignaioli, al punto da mandare alla fine il proprio unico figlio, pur conoscendo il pericolo mortale che avrebbe incontrato, mi dico: 'Il mio Dio è un Dio che dona. Ha donato anche suo figlio. Che cosa avrebbe potuto fare di più per la sua vigna?'. Gesù poi dice: 'La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d'angolo'. Il Cristo è stata la pietra che i costruttori di questo mondo hanno disprezzato e scartato. Con il Cristo - pietra angolare - vengono rivalutate tutte le pietre scartate della terra: i perseguitati, i mansueti, i non violenti, i maledetti perché non integrati nel sistema della ricchezza e del potere. Il regno viene tolto a chi non si mette sulla strada percorsa da Cristo".

Su chi sono i miei occhi?

 

Lettura del primo libro dei Re - 1Re 18,16b-40a

In quei giorni. Acab si diresse verso Elia. Appena lo vide, Acab disse a Elia: "Sei tu colui che manda in rovina Israele? ". Egli rispose: "Non io mando in rovina Israele, ma piuttosto tu e la tua casa, perché avete abbandonato i comandi del Signore e tu hai seguito i Baal. Perciò fa' radunare tutto Israele presso di me sul monte Carmelo, insieme con i quattrocentocinquanta profeti di Baal e con i quattrocento profeti di Asera, che mangiano alla tavola di Gezabele". Acab convocò tutti gli Israeliti e radunò i profeti sul monte Carmelo. Elia si accostò a tutto il popolo e disse: "Fino a quando salterete da una parte all'altra? Se il Signore è Dio, seguitelo! Se invece lo è Baal, seguite lui!". Il popolo non gli rispose nulla. Elia disse ancora al popolo: "Io sono rimasto solo, come profeta del Signore, mentre i profeti di Baal sono quattrocentocinquanta. Ci vengano dati due giovenchi; essi se ne scelgano uno, lo squartino e lo pongano sulla legna senza appiccarvi il fuoco. Io preparerò l'altro giovenco e lo porrò sulla legna senza appiccarvi il fuoco. Invocherete il nome del vostro dio e io invocherò il nome del Signore. Il dio che risponderà col fuoco è Dio!". Tutto il popolo rispose: "La proposta è buona!". Elia disse ai profeti di Baal: "Sceglietevi il giovenco e fate voi per primi, perché voi siete più numerosi. Invocate il nome del vostro dio, ma senza appiccare il fuoco". Quelli presero il giovenco che spettava loro, lo prepararono e invocarono il nome di Baal dal mattino fino a mezzogiorno, gridando: "Baal, rispondici!". Ma non vi fu voce, né chi rispondesse. Quelli continuavano a saltellare da una parte all'altra intorno all'altare che avevano eretto. Venuto mezzogiorno, Elia cominciò a beffarsi di loro dicendo: "Gridate a gran voce, perché è un dio! È occupato, è in affari o è in viaggio; forse dorme, ma si sveglierà". Gridarono a gran voce e si fecero incisioni, secondo il loro costume, con spade e lance, fino a bagnarsi tutti di sangue. Passato il mezzogiorno, quelli ancora agirono da profeti fino al momento dell'offerta del sacrificio, ma non vi fu né voce né risposta né un segno d'attenzione. Elia disse a tutto il popolo: "Avvicinatevi a me!". Tutto il popolo si avvicino? a lui e riparò l'altare del Signore che era stato demolito. Elia prese dodici pietre, secondo il numero delle tribù dei figli di Giacobbe, al quale era stata rivolta questa parola del Signore: "Israele sarà il tuo nome". Con le pietre eresse un altare nel nome del Signore; scavò intorno all'altare un canaletto, della capacità di circa due sea di seme. Dispose la legna, squartò il giovenco e lo pose sulla legna. Quindi disse: "Riempite quattro anfore d'acqua e versatele sull'olocausto e sulla legna!". Ed essi lo fecero. Egli disse: "Fatelo di nuovo!". Ed essi ripeterono il gesto. Disse ancora: "Fatelo per la terza volta!". Lo fecero per la terza volta. L'acqua scorreva intorno all'altare; anche il canaletto si riempì d'acqua. Al momento dell'offerta del sacrificio si avvicinò il profeta Elia e disse: "Signore, Dio di Abramo, di Isacco e d'Israele, oggi si sappia che tu sei Dio in Israele e che io sono tuo servo e che ho fatto tutte queste cose sulla tua parola. Rispondimi, Signore, rispondimi, e questo popolo sappia che tu, o Signore, sei Dio e che converti il loro cuore!". Cadde il fuoco del Signore e consumò l'olocausto, la legna, le pietre e la cenere, prosciugando l'acqua del canaletto. A tal vista, tutto il popolo cadde con la faccia a terra e disse: "Il Signore è Dio! Il Signore è Dio!". Elia disse loro: "Afferrate i profeti di Baal; non ne scappi neppure uno!".

SALMO Sal 15 (16)

Sei tu, Signore, l'unico mio bene. Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio. Ho detto al Signore: "Il mio Signore sei tu, solo in te è il mio bene". R Moltiplicano le loro pene quelli che corrono dietro a un dio straniero. Io non spanderò le loro libagioni di sangue, né pronuncerò con le mie labbra i loro nomi. Il Signore è mia parte di eredità e mio calice: nelle tue mani è la mia vita. R Io pongo sempre davanti a me il Signore, sta alla mia destra, non potrò vacillare. Mi indicherai il sentiero della vita, gioia piena alla tua presenza, dolcezza senza fine alla tua destra. R

Lettera di san Paolo apostolo ai Romani - Rm 11,1-15

Fratelli, io domando: Dio ha forse ripudiato il suo popolo? Impossibile! Anch'io infatti sono Israelita, della discendenza di Abramo, della tribù di Beniamino. "Dio non ha ripudiato il suo popolo", che egli ha scelto fin da principio. Non sapete ciò che dice la Scrittura, nel passo in cui Elia ricorre a Dio contro Israele? Signore, "hanno ucciso i tuoi profeti, hanno rovesciato i tuoi altari, sono rimasto solo e ora vogliono la mia vita". Che cosa gli risponde però la voce divina? "Mi sono riservato settemila uomini, che non hanno piegato il ginocchio davanti a Baal". Così anche nel tempo presente vi è un resto, secondo una scelta fatta per grazia. E se lo è per grazia, non lo è per le opere; altrimenti la grazia non sarebbe più grazia. Che dire dunque? Israele non ha ottenuto quello che cercava; lo hanno ottenuto invece gli eletti. Gli altri invece sono stati resi ostinati, come sta scritto: "Dio ha dato loro uno spirito di torpore, occhi per non vedere e orecchi per non sentire, fino al giorno d'oggi". E Davide dice: "Diventi la loro mensa un laccio, un tranello, un inciampo e un giusto castigo! Siano accecati i loro occhi in modo che non vedano e fa' loro curvare la schiena per sempre!". Ora io dico: forse inciamparono per cadere per sempre? Certamente no. Ma a causa della loro caduta la salvezza è giunta alle genti, per suscitare la loro gelosia. Se la loro caduta è stata ricchezza per il mondo e il loro fallimento ricchezza per le genti, quanto più la loro totalità! A voi, genti, ecco che cosa dico: come apostolo delle genti, io faccio onore al mio ministero, nella speranza di suscitare la gelosia di quelli del mio sangue e di salvarne alcuni. Se infatti il loro essere rifiutati è stata una riconciliazione del mondo, che cosa sarà la loro riammissione se non una vita dai morti?

Lettura del Vangelo secondo Matteo - Mt 21,33-46

In quel tempo. Il Signore Gesù disse: "Ascoltate un'altra parabola: c'era un uomo, che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo. Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: "Avranno rispetto per mio figlio!". Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: "Costui è l'erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!". Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero. Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?". Gli risposero: "Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo". E Gesù disse loro: "Non avete mai letto nelle Scritture: "La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d'angolo; questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi"? Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti. Chi cadrà sopra questa pietra si sfracellerà; e colui sul quale essa cadrà, verrà stritolato". Udite queste parabole, i capi dei sacerdoti e i farisei capirono che parlava di loro. Cercavano di catturarlo, ma ebbero paura della folla, perché lo considerava un profeta.

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