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la parola della domenica
Anno liturgico C
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1Re
3,5-15
E Luca per ben due volte ricorda che a far parlare Gesù fu la tristezza, la tristezza di quel notabile. Versetti omessi, riprendiamoli: "Ma quello, udite queste parole, divenne assai triste perché era molto ricco. Quando Gesù lo vide così triste, disse: "Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio". Difficile, ma non impossibile. Difficile perché l'ossessione spasmodica per i beni della terra ti può chiudere l'orizzonte, diventi impenetrabile, di conseguenza tutto è giudicato dalla miopia della visione, dalla evaporazione dell'essere. E hai un bel chiederti come si possa non dare nome alle realtà più brutali: si vive con i propri cortigiani in giardini murati. Sul divario povertà ricchezza non è forse avvenuta una sorta di assuefazione? Metteva in guardia i politici papa Leone nel giorno del loro giubileo. Disse: "Si tratta di adoperarsi affinché sia superata l'inaccettabile sproporzione tra una ricchezza posseduta da pochi e una povertà estesa oltremisura. Quanti vivono in condizioni estreme gridano per far udire la loro voce e spesso non trovano orecchie disposte ad ascoltarli. Tale squilibrio genera situazioni di permanente ingiustizia, che facilmente sfociano nella violenza e, presto o tardi, nel dramma della guerra. Una buona azione politica, invece, favorendo l'equa distribuzione delle risorse, può offrire un efficace servizio all'armonia e alla pace sia a livello sociale, sia in ambito internazionale". Difficile ascoltare i moniti per chi possiede ricchezze, o, forse meglio, per chi è posseduto. Difficile, ma non impossibile, può accadere. Accadde - ed è Luca a raccontarlo - accadde lo stesso giorno, una cosa e l'altra, un ricco e un altro. Stando al racconto di Luca il dibattito con il notabile e con i discepoli fu per strada mentre ci si avvicinava a Gerico. Ed ecco che cosa accadde quando si giunse: "Entrò nella città di Gerico e la stava attraversando, quand'ecco un uomo, di nome Zaccheo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: "Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua". Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia". Può dunque accadere ciò che sembra impossibile, non impossibile a Dio. Accade se uno, pur essendo ricco, è uomo del sicomoro, il suo sguardo non ha subìto estrema cattura per i beni della terra. Che ci sia un oltre? E che l'oltre non siano cose ma relazioni? Sale l'albero, una postazione che consenta di scorgere cosa c'è oltre, oltre le mura imponenti del proprio io. E' la salvezza, se uno gli prende desiderio di vedere le cose da un albero. Non è rattrappito, anche se basso di statura. E a salvare Zaccheo una curiosità dello spirito? Faccio ritorno al tratto di strada prima di Gerico, alla domanda, questa volta dei discepoli: "E noi che abbiamo lasciato tutto, che ne avremo?. E la risposta intrigante di Gesù "In verità io vi dico, non c'è nessuno che abbia lasciato casa o moglie o fratelli o genitori o figli per il regno di Dio, che non riceva molto di più nel tempo presente e la vita eterna nel tempo che verrà". Della vita eterna abbiamo sempre detto. Ma del tempo presente? Lasci un possesso stre tto
e trovi il dono moltiplicato, trovi la fraternità, non la terra dell'arbitrio
ma quella della coralità, non la guerra ma la pace. Zaccheo, ripristinando
la giustizia, ritrova la festa, una casa in festa. Proprio ieri l'altro
una persona a me cara - viene da un paese straniero - ricordava come oggi
nel suo paese fosse cambiato il mondo: ricordava quando l'uscio era aperto,
chi passava accolto, l'aiuto spontaneo tra i vicini, il far festa insieme.
Niente di tutto questo oggi. Anche da noi. Ognuno sospinto a barricarsi;
forse non tutto è progresso. Non sarà che, con l'orizzonte malato del
possesso, abbiamo ferito la dignità, abbiamo perso la coralità, abbiamo
spento la festa di cui parla il vangelo? E non sarà che, restringendo
tutto ai libri contabili, siamo in pericolo di perdere il brusio dell'immensità?
Ci serve un promemoria. Ha scritto un "Promemoria da attaccare alla porta
del frigorifero" un cardinale, il cardinale José Tolentino Mendonça. Ve lo leggo; All'ora del tramonto in cima alla collina fa attenzione a come le ortiche e i frassini resistono alla stagione secca parla con i viaggiatori ed esamina le loro lettere entra in contatto con le navi costiere di passaggio verso mercati lontani esamina l'abbaiare del cane e le impronte del cavallo insegui a perdifiato la nuvola e quando di lei resterà solo un colore non cessi di meravigliarti la sua volontà di ricominciare ogni volta di nuovo le folle si trastullano con i miracoli che accadono nei libri contabili tu cerca al contrario stelle distinte che trascinino sobbalzando il peso del tuo aratro.
Lettura del primo libro dei Re - 1Re 3, 5-15 In
quei giorni. A Gàbaon il Signore apparve a Salomone in sogno durante la
notte. Dio disse: "Chiedimi ciò che vuoi che io ti conceda". Salomone
disse: "Tu hai trattato il tuo servo Davide, mio padre, con grande amore,
perché egli aveva camminato davanti a te con fedeltà, con giustizia e
con cuore retto verso di te. Tu gli hai conservato questo grande amore
e gli hai dato un figlio che siede sul suo trono, come avviene oggi. Ora,
Signore, mio Dio, tu hai fatto regnare il tuo servo al posto di Davide,
mio padre. Ebbene io sono solo un ragazzo; non so come regolarmi. Il tuo
servo è in mezzo al tuo popolo che hai scelto, popolo numeroso che per
quantità non si può calcolare né contare. Concedi al tuo servo un cuore
docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere
il bene dal male; infatti chi può governare questo tuo popolo così numeroso?".
Piacque agli occhi del Signore che Salomone avesse domandato questa cosa.
Dio gli disse: "Poiché hai domandato questa cosa e non hai domandato per
te molti giorni, né hai domandato per te ricchezza, né hai domandato la
vita dei tuoi nemici, ma hai domandato per te il discernimento nel giudicare,
ecco, faccio secondo le tue parole. Ti concedo un cuore saggio e intelligente:
uno come te non ci fu prima di te né sorgerà dopo di te. Ti concedo anche
quanto non hai domandato, cioè ricchezza e gloria, come a nessun altro
fra i re, per tutta la tua vita. Se poi camminerai nelle mie vie osservando
le mie leggi e i miei comandi, come ha fatto Davide, tuo padre, prolungherò
anche la tua vita". Salomone si svegliò; ecco, era stato un sogno. Andò
a Gerusalemme; stette davanti all'arca dell'alleanza del Signore, offrì
olocausti, compì sacrifici di comunione e diede un banchetto per tutti
i suoi servi. Sal 71 (72) Benedetto il Signore, Dio d'Israele. Dio, affida al re il tuo diritto, al figlio di re la tua giustizia; egli giudichi il tuo popolo secondo giustizia e i tuoi poveri secondo il diritto. R Le montagne portino pace al popolo e le colline giustizia. Ai poveri del popolo renda giustizia, salvi i figli del misero e abbatta l'oppressore. R A lui si pieghino le tribù del deserto, mordano la polvere i suoi nemici. I re di Tarsie delle isole portino tributi, i re di Saba e di Seba offrano doni. R Prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi - 1Cor 3, 18-23 Fratelli, nessuno si illuda. Se qualcuno tra voi si crede un sapiente in questo mondo, si faccia stolto per diventare sapiente, perché la sapienza di questo mondo è stoltezza davanti a Dio. Sta scritto infatti: "Egli fa cadere i sapienti per mezzo della loro astuzia". E ancora: "Il Signore sa che i progetti dei sapienti sono vani". Quindi nessuno ponga il suo vanto negli uomini, perché tutto è vostro: Paolo, Apollo, Cefa, il mondo, la vita, la morte, il presente, il futuro: tutto è vostro! Ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio. Lettura
del Vangelo secondo Luca - Lc 18, 24b-30
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