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                     MATRIMONIO 
                      DI ILARIA E DAVIDE 
                      
                     Mi 
                      tocca un compito non facile: quello di vincere l'emozione 
                      e di inoltrarmi nelle letture che Ilaria e Davide hanno 
                      raccolto in questo loro libricino. C'è un approdo, temporaneo 
                      e c'è una partenza. Oggi per voi, Ilaria e Davide, è un 
                      giorno di approdo ed è un giorno di partenza. Di approdo, 
                      perché non comincia oggi il vostro cammino, ma dal giorno 
                      in cui - non erano queste le parole, ma il senso era questo 
                      - l'uno con gli occhi diceva all'altro:  
                    "Tu 
                      tienimi 
                       
                      e io mi trasformerò in meraviglia, 
                      tra le tue mani, 
                      al caldo, 
                      quel caldo che di notte 
                      fa crescere il grano"  
                      (Chandra Livia Candiani, da "La bambina pugile, ovvero La 
                      precisione dell'amore").  
                    E 
                      accadde un cammino. E succederà un cammino. "Guardati dal 
                      dimenticare" dice il libro del Deuteronomio "dal dimenticare 
                      che non sei stato tu, che le belle città non le hai costruite 
                      tu, e le case piene di ogni bene non le hai riempite tu, 
                      che le vigne e gli oliveti non li hai piantati tu". 
                     
                      Con questa lettura voi ci avete ricordato la gratitudine. 
                      Certo per le vostre famiglie, ma anche per Dio che vi ha 
                      condotto e vi condurrà. Nei giorni dell'abbondanza è facile 
                      dimenticare. Voi lo vedete come un pericolo: "Guardati dal 
                      dimenticare che Dio ti ha condotto, ti ha dato Ilaria, ti 
                      ha dato Davide, ti ha dato dimore, e lavoro e frutti di 
                      cui godere e rendere grazie".  
                    Non 
                      solo, non dimenticare. Ma le parole del tuo Dio ti stiano 
                      fisse come luce negli occhi, dentro e fuori la casa. Scrivele 
                      sugli stipiti. Per dire che siano sempre in vista dei tuoi 
                      occhi. Siano l'orizzonte ultimo delle vostre scelte. Vi 
                      accompagnino quando uscite e quando rientrate. E la casa, 
                      la vostra diventi il luogo in cui passare la lampada della 
                      Parola di Dio che ha illuminato e illumina il vostro cammino. 
                      Sia luce per gli occhi dei figli, per gli occhi di chi sarà 
                      sul vostro cammino. Passate la fiaccola.  
                    Ebbene 
                      questo "vivere con cuore grato" mi sembra ce lo abbiate 
                      raccontato anche con il brano di Vangelo. Dove non è sottaciuta 
                      la fatica dei sette discepoli che si danno appuntamento 
                      per andare a pescare. Di due non è detto il nome, potete 
                      essere voi, può essere ciascuno di noi. A noi toccano anche 
                      la fatica di vivere e le notti colme del nulla, trascorse 
                      senza pescare nulla. Ma a noi tocca anche la fiducia in 
                      una parola che ti invita ad osare e spesso non sai chi sta 
                      dietro quella parola che da riva ti invita a osare.  
                    Al 
                      momento non sai che è del Signore quell'invito: ad osare 
                      nonostante una notte in cui tutto è andato buco, quell'invito 
                      a gettare la rete in una direzione precisa: "Gettate la 
                      rete dalla parte destra della barca e troverete". Benedette 
                      - sì, diciamolo - tutte le voci che ci invitano ad osare. 
                      Dietro queste si nasconde il Signore. E come non augurarvi 
                      che la vostra vita sia nell'immagine di quel litorale dove 
                      ci sembra di assistere ancora oggi a un momento bellissimo 
                      di spontaneità.  
                    Sul 
                      litorale c'è la gioia delle piccole cose, quelle della vita. 
                      Questo mescolarsi dei doni della vita: e i sette che portano 
                      le reti che sono uno scintillio di pesci e Gesù che ha preparato 
                      il fuoco e sopra sta abbrustolendo pane e pesci e sulle 
                      sabbie il profumo delle cose della vita. E Gesù, il risorto 
                      è in questa festa semplice, un picnic sulla spiaggia del 
                      lago. Chissà che cosa si saranno raccontati! Chissà che 
                      cosa vi racconterete. Approdo e partenza, dicevo. Non fa 
                      parte dei vostri pensieri l'immagine dello sposarsi come 
                      un sistemarsi, un accasarsi, bensì come un partire insieme. 
                       
                    E 
                      che cosa portare nel viaggio? Ce lo avete ricordato con 
                      le parole di Paolo nella lettera a quelli di Corinto. Se 
                      avessimo anche tutto ma non avessimo l'amore - dice Paolo 
                      - saremmo rame che risuona, cembalo che squilla. Non ci 
                      basterebbe neppure avere una fede con carismi eccezionali. 
                      La cosa di cui non possiamo fare a meno è l'amore. Capire 
                      questo - dice ancora Paolo - è il modo maturo di guardare 
                      la vita: "quando eravamo bambini pensavamo da bambini". 
                       
                    Questo 
                      è il modo sapiente di guardare la vita. Ma siccome quelli 
                      di Corinto erano facili ad entusiasmarsi e ad esaltarsi, 
                      magari declamando persino la parola amore, che corre sempre 
                      il rischio di essere inflazionata, ecco che Paolo la rende 
                      concreta: quello che ci occorre è l'amore della vita di 
                      ogni giorno, quello della casa: inizia lì e poi si irradia. 
                      E' l'amore che avete visto nelle vostre case: è paziente, 
                      è benevolo, non invidia, non si vanta, non si gonfia…  
                    Non 
                      sto a ripetere le parole di Paolo, di una concretezza stringente. 
                      L'amore dove c'è rispetto del mistero che abita l'altro, 
                      dove c'è una fiducia che va oltre la fragilità dell'altro, 
                      dove non c'è superiorità o dominio, dove c'è desiderio che 
                      l'altro possa fiorire in tutte le sue possibilità, dove 
                      il progetto che si costruisce è comune, dove si spera contro 
                      ogni speranza, dove l'accoglienza è un punto di non ritorno, 
                      dove la casa ha finestre e porte di uscita.  
                    Ecco, 
                      la casa! Perdonate tutte queste parole. Troppe. Tenete l'immagine 
                      della casa. Padre David Maria Turoldo, un mio caro amico, 
                      era solito chiudere la sua esortazione, quasi ad ogni matrimonio, 
                      dicendo: "Vi raccomando, non fate un appartamento, fate 
                      una casa".  
                    Appartamento 
                      dice appartarsi, chiudersi in un'isola felice; la casa dice 
                      accoglienza, dice calore dell'ospitalità, dice gioia di 
                      sollevare una stanchezza, di rimettere in movimento una 
                      speranza. Penso che David oggi lo direbbe anche a voi, a 
                      tutti noi: "non fate un appartamento, fate una casa".  
                    (Letture: 
                      Deuteronomio 6,1.4-12; Salmo 8; Prima lettera ai Corinti 
                      13, 1-13; Giovanni 21, 1-14) 
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